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martedì 16 ottobre 2012

My Son, My Son, What Have Ye Done



Titolo: My Son, My Son, What Have Ye Done
Regia: Werner Herzog
Anno: 2010
Paese: Usa/Germania
Giudizio: 4/5

Il detective Havenhurst viene chiamato sulla scena di un crimine. Una donna anziana è stata infilzata con una spada orientale in una casa vicina alla sua abitazione. I sospetti non possono che cadere sul figlio di lei, Brad, che, armato di fucile, afferma di avere con sé due ostaggi. Attraverso le ricostruzioni della fidanzata e di un regista teatrale emerge progressivamente la psicologia del giovane.

Geniale e solido, il film di Herzog prodotto da Lynch sembra strizzare l’occhio ad alcuni dei suoi vecchi film. Astratto e denso di significati, sembra una favola grottesca a tratti pervasa da una sorta di nonsense.
Quella che invece Herzog descrive è un fatto di cronaca ottimamente interpretato e portato sino alla massima esasperazione. Un quadro ricco e malinconico che dalla California si sposta in Perù (anche se per brevi flash-back) e poi si chiude nel teatro e nelle gallerie.
Una considerazione profonda sulla pazzia, sulle conseguenze che si sprigionano sui terzi, un cast omologato e variegato in cui tutti hanno un ruolo strettamente necessario e in cui il numero tre richiama la tripartizione con cui vengono interpretati alcuni motori profondi della storia.
L’ossessione religiosa poi trasmutata che accorpa alcuni personaggi della tragedia greca è un esperimento riuscito molto bene al regista che ancora una volta dimostra il suo talento, la sua creatività e la sua indiscussa attrazione per alcune tematiche e alcuni fatti di cronaca che meritano una profonda analisi.