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martedì 9 dicembre 2014

Venere in Peliccia

Titolo: Venere in pelliccia
Regia: Roman Polanski
Anno: 2013
Paese: Francia/Polonia
Giudizio: 4/5

Thomas è un regista teatrale che sta cercando l'attrice giusta per il ruolo di Vanda nel suo adattamento per le scene del romanzo «Venere in pelliccia» di Leopold Von Sacher-Masoch. Arriva in teatro fuori tempo massimo Vanda, un'attricetta apparentemente del tutto inadatta al ruolo se non per l'omonimia. La donna riesce a convincerlo all'audizione e, improvisamente, Thomas viene attratto dalla trasformazione a cui assiste. Dopo poche battute si accorge che nessun'altra può aderire come lei al personaggio. Ha così inizio un sottile e ambiguo gioco a due.

Con una moglie seducente e affascinante in perfetto stato di grazia, la sensualissima Seigner, assieme al buon Amalric, perfetto come alter-ego del regista, Polanski ritorna a distanza di due anni dal buon CARNAGE ad una messa in scena semplice e modesta, minimale quanto attenta a prestare verosimiglianza a tutti i suoi aspetti.
Uno dei maggiori registi di sempre ritorna a descrivere e dare una voce all'ambiguità, sviluppandola ed estrappolandola in questa perfetta quanto moderna e coinvolgente piece teatrale con cui si vede la naturalezza nel sapersi muovere dell'autore.
Ed è tutto nel gioco tra i due, che parte composto e indagatore, per poi farsi beffe dei manierismi e divertire come stuzzicare in un gioco morboso tra le parti tra sadismo e masochismo in un continuo scambio di dialoghi taglienti che non accenna mai a perdere d'intensità.
In questo l'obbiettivo non era certo facile ma in buone mani trova tutti i suoi compendi.
La dimensione dell'eros masochistico, insieme con quella non meno erotica del gioco tra il narcisismo del regista e quello dell'attore, si struttura e dipana durante tutta la prima parte per poi invertire i ruoli e restituire alla donna tutto il suo enorme potere di tenere in gioco Thomas come un burattino.
D'altronde il testo e il nome del film si rifanno alla nascita letteraria del sadomasochismo e per l'uomo di consegnarsi alla bellezza dispotica della donna e farsi dominare per poterle appartenere.
Affascinante, come sempre colto quando si parla di Polanski, forse uno dei pochi registi contemporanei ancora in grado di affascinarsi e affascinarci.