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domenica 27 novembre 2016

Daguerrotype

Titolo: Daguerrotype
Regia: Kiyoshi Kurosawa
Anno: 2016
Paese: Francia
Festival: TFF 34°
Sezione: Onde
Giudizio: 3/5

Dopo la scomparsa dell’amata moglie, il celebre fotografo Stéphane ha cercato di colmare il vuoto realizzando dagherrotipi a grandezza naturale che sembrano quasi avere il dono di trattenere parte del soggetto. Quando l’acerbo Jean ne diventa l’assistente, si trova coinvolto nelle ossessioni di Stéphane e si innamora, ricambiato, di sua figlia Marie, la principale modella delle fotografie. Per vivere il loro amore, però, i due ragazzi dovranno evadere da quel mondo di immagini dalla sorprendente forza vitale.

Il celebre regista indipendente giapponese sbarca in Francia uscendo per la prima volta dalla sua terra con un'opera difficile, sontuosa ed elegante. Un viaggio interiore, un racconto gotico che prende e strizza l'occhio da Poe a Bava, da Corman a Epstein ricordando per alcuni aspetti anche il recente Crimson Peak e ripercorrendo i temi classici del cineasta inserendoli con un cast europeo e una elegantissima location.
I fantasmi del passato che ritornano (o forse non vanno mai via) lasciano ancora una volta un'impronta e un significato reale e concreto a differenza di come spesso e volentieri vengono utilizzati nel resto del cinema nipponico dal famoso j-horror al kaidan sfruttato a pieno dal prolifico Miike Takashi nel suo ultimo film. Ritornando a delineare un percorso già noto ai fan del regista Kurosawa aggiunge un nuovo spessore alle sue storie di fantasmi. Storie che, come da lui dichiarato, partono da una riflessione sull’esperienza del mitoru, lo stare vicini ai propri cari, al loro capezzale, tenendoli per mano nel momento del trapasso. E in questo film ci sono due personaggi maschili a non arrendersi di fronte alla morte, così come i fantasmi stessi che, reciprocamente, non si arrendono alla vita.
Il protagonista del film IL PROFETA continua un discorso che l'autore riprende e che sembra dirci che ciò che vediamo con gli occhi è solo una minima parte del mondo e infatti proprio questa frase si pone come lo strumento perfetto per comprendere il film nella sua interezza e nelle sue complesse chiavi di lettura.
Quindi il dagherrotipo, l'atmosfera del film e la sua messa in scena, le location senza tempo e leggermente inquietanti come questa affascinante villa dal gusto retrò, dimenticata dal tempo, residuo architettonico di un mondo perduto, sono tutti simboli e strumenti che mischiati insieme creano un'ambientazione magica, quasi una fiaba triste e reale di persone confinate in luoghi dimenticati dal tempo in una zona della periferia parigina dove non sembra esserci nulla.


Le Secret de la chambre noire è un giallo, un thriller intenso e molto lento in cui tutto viene amalgamato per creare e dare spessore al colpo di scena finale che arriva in maniera devastante.