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giovedì 16 luglio 2015

Wild Horses

Titolo: Wild Horses
Regia: Robert Duvall
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il Texas Ranger Samantha Payne riapre un caso su una persona scomparsa 15 anni prima, scoprendo degli indizi che collegano la morte di un ragazzo del luogo a un ricco padre di famiglia, Scott Briggs. Il Texas Ranger non si fermerà davanti a nulla per scoprire la verità, anche a costo di rischiare la propria vita. Con il ritorno inaspettato del figlio estraniato Ben, Briggs deve trovare un modo per mettere a tacere per sempre la legge o cercare di capire meglio il rapporto tra Ben e il ragazzo che ha cercato di far tacere tanti anni fa.

Un dramma con l'aria da western moderno.
Wild horses ha qualcosa di epico, una buona atmosfera, fantastici paesaggi, un cast notevole e una storia che in fondo riesce a creare un buon interesse.
E'un film lento che si dipana senza alterazioni o colpi di scena degni d'effetto.
Cerca l'esatto opposto preparando e incidendo sulla trama passo per passo, cercando una riflessione sugli intenti dei personaggi e creando un intreccio famigliare, che seppur non particolarmente originale, regge in tutti casi risultando convincente, moderato e molto realistico.
Duvall era da dieci anni che non prenedeva più in mano la regia.
Con tre film alle spalle e quasi 95 da attore, ricopre il ruolo tradizionale del pater familias che alla sua veneranda età, decide di fare pace con se stesso e con i suoi fantasmi scrivendo inoltre la sceneggiatura. E'interessante scoprire come lui, Tommy Lee Jones in testa e Eastwood il reazionario, contribuiscano e diano spessore con dei film molto attenti e che riescno ad esaminare, con il senno di poi, tematiche e generi in modo sublime.
Wild Horses potrebbe essere uno di quei film in cui ci si aspettano sparatorie, zuffe, violenza a gogò, invece è un dramma famigliare denso e di una lentezza senza precedenti il più delle volte compiaciuta, crepuscolare e in fondo tragica.
Colpa e remissione.
Con diverse tematiche, di cui quella dell'accettazione di un figlio gay, in una comunità come quella texana, viene trattata senza farla diventare una macchietta, ma anzi prendendola di lato come per altri temi trattati nel film.
La quarta regia di Duvall fa centro regalando un film sofferto, molto lungo e dotato di silenzi straordinari che spessso e volentieri comunicano più dei dialoghi.
Da menzionare James Franco, il figlio gay e Josh Hartnett, purtroppo non caratterizzato a dovere.