Titolo: Cloverfield
Regia: Matt Reeves
Anno: 2008
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
New York, una sera come tante altre. Un
gruppo di amici organizza una festa a sorpresa, tutto sembra
tranquillo, finché un boato fa tremare le pareti della casa in cui
si svolge il party ed il cielo si illumina a causa di forti
esplosioni. Non è un terremoto, né un attentato ma qualcosa di
molto meno prevedibile...
Tra i mockumentary o found footage
menzionabili nel corso degli anni dopo quelli che al livello di
pubblico e critica lanciarono il fenomeno CANNIBAL HOLOCAUST(1980)
BLAIR WITCH PROJECT(1999), seppur ne siano usciti molti da varie
parti del pianeta, i risultati sono spesso stati mediocri senza mai
parlare di qualcosa di nuovo o originale. Il film di Matt Reeves deve
tutto alla collaborazione con un asso nella manica di nome Drew
Goddard in grado di dare enfasi e pathos ad una scatoletta di sardine
e ad Abrahms dietro le fila che dopo il successo di LOST aveva porte
spalancate ovunque e qualsiasi cosa dicesse o facesse aveva un
seguito.
Come ha dimostrato in altre opere,
unire la paura che all'epoca di internet era sempre più social
diventando virale come virali erano le fake news, inglobava da solo
questa temutissima paura per l'Altro culturale, le Torri Gemelle,
attacchi che potevano arrivare da cielo e aria, da un momento
all'altro in una New York mai così devastata dal cinema negli ultimi
anni.
Unire queste paure condendole con
qualcosa di assolutamente esagerato come un drago o un lucertolone,
facendo slittare così il concetto di realisticità verso assurdi mai
visti, ma soprattutto facendolo vedere il meno possibile il mostro,
si rivelò un ottimo espediente non solo di marketing ma soprattutto
per creare un'atmosfera nuova più post contemporanea che facesse
meno ricorso al sangue e agli squartamenti.
L'idea di una creatura che possa
devastare quanto ci è più vicino lasciandoci come formiche nude in
degli spazi angusti come lo possono essere gli edifici metropolitani
della grande mela, è stato indubbiamente un passo in avanti per
cogliere a mio avviso alcuni sotto effetti di una devastante
alienazione consumista in atto nel mondo e puntare su una scenografia
e una location almeno non abusata che di questi tempi è già un
grosso vantaggio.