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sabato 1 agosto 2020

A Sun


Titolo: A Sun
Regia: Chung Mong-hong
Anno: 2019
Paese: Taiwan
Giudizio: 4/5

Una famiglia di quattro persone viene distrutta quando il figlio più giovane viene mandato in un centro di detenzione minorile. Il figlio maggiore, che è sempre stato considerato la speranza della famiglia, prende una decisione che devasta i genitori.

Il quinto film di Mong-hong fa centro appieno rivelandosi un dramma famigliare, un noir che parte depistando lo spettatore con un paio di scene di amara vendetta davvero crudeli per poi rallentare e moderare i toni diventando un film che dalla strada, passa al carcere minorile, fino al cammino di redenzione, il revenge-movie e molto altro ancora.
In due ore e mezza il film si dipana su sentieri molto diversi ma tutti perfettamente collegati, rivelando parte degli intenti dei protagonisti e raccontando senza mezze misure una vicenda molto cruda e umana, un viaggio realistico di come si cerchi con tutte le difficoltà del caso di risorgere dalle ceneri senza aver fatto i conti con i debiti del passato e tutti i suoi aguzzini pronti a vendicarsi.
Le colpe che ricadono in primis sui genitori, la responsabilità di ritrovarsi ad aver messo alla luce un bambino senza saperlo, Mong-hong non abbassa mai i toni, anzi il dramma si dipana sempre in crescendo, fino ad impazzire verso il finale e dovendo trovare un climax potente per chiudere una faccenda che rischiava di far esplodere tutto. In più è incredibile notare come tutti i personaggi vengano caratterizzati e sondati fino alla radice, tra paure, invidia fraterna, scelte difficili, ricordi (la scena del figlio morto che appare al padre è commovente, oppure la rivelazione del marito nel finale a sua moglie) rendendo il film un'opera fortemente riflessiva ed emotivamente sconvolgente senza mai perdere i binari ma dimostrando una naturalezza impressionante.


lunedì 21 marzo 2011

I Don’t Want to Sleep Alone

Titolo: I Don’t Want to Sleep Alone
Regia: Tsai Ming-liang
Anno: 2006
Paese: Taiwan/Francia/Austria
Giudizio: 4/5

Kuala Lumpur. Hsiao-Kang è un giovane vagabondo cinese che gira senza una meta per le strade, avvicinandosi alle insegne luminose e cercando lavoretti da poco. Seguendo un branco di gente in una cantina Hsiao non si rende conto che questi vogliono dei soldi da lui. Hsiao viene picchiato e lasciato ferito per le strade.
Intanto un gruppo d’operai del Bangladesh trasporta un materasso, abbandonato e lurido, nella loro dimora. Durante il trasporto notano Hsiao e lo portano nella loro casa per curarlo.
Rawang uno degli operai si prende a cuore la causa di Hsiao e decide di aiutarlo tenendogli sempre un posto letto, assieme a lui, nel materasso.
Un giorno Hsiao incontra una ragazza di nome Chyi che si occupa di un paraplegico e s’innamora perdutamente di lui. Naturalmente Hsiao non piace solo a Chyi ma anche alla sorella del malato di cui Chyi si occupa.
Quando tra i due nascerà l’ardente passione rappresentata dall’autore in modo molto dolce e poetico, inizieranno i problemi.

Viene quasi da interrogarsi sulla bravura del cineasta malesiano.
Un universo a sé che riesce a creare solamente un esteta come Tsai Ming-Liang. In questo film il regista è ritornato nei suoi luoghi d’origine.
Attratto dai paesaggi onirici e dall’acqua in tutte le sue versioni, si avvicina molto alla poesia tragica di Kim Ki-duk.
La città è umida, la gente come per gli altri film si lava con dei mestoli riempiendo delle bacinelle, nessuno guarda nessuno, i contatti sono sempre più rari vissuti morbosamente.
Insomma una civiltà sempre più diversa dalla nostra in cui ormai i valori sono quasi del tutto inesistenti e i personaggi vanno avanti per forza d’inerzia.
Assistiamo alle vicende identificandoci con un protagonista passivo che non dice quasi una parola dall’inizio alla fine del film trasformandone l’atmosfera.
Pochi parlano le voci fuori campo non si contano.
Di sicuro è un regista che divide, o piace o proprio non piace.
Completamente diverso dal suo precedente IL SENSO DELL’ANGURIA, I don’t want to sleep Alone si conferma come uno dei migliori film della mostra di Venezia ’63.