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domenica 28 aprile 2019

Schramm


Titolo: Schramm
Regia: Jorg Buttgereit
Anno: 1993
Paese: Germania
Giudizio: 4/5

Lothar Schramm sta imbiancando le mura del suo appartamento imbrattate di sangue per un omicidio appena compiuto, ma la scala sulla quale è salito cede e lo fa cadere. Prima di esalare l’ultimo respiro rivivremo con lui gli ultimi avvenimenti della sua vita malata e tormentata.

Schramm rappresenta per il gore un certo traguardo (detta così sembra un paradosso).
Nelle cerchie dei film malati o esageratamente estremi, che trasudano sofferenza e di una violenza inaudita, il film dell'artista tedesco tocca dei vertici a cui film di genere di questo tipo non sono mai arrivati. Slacciandosi dalla sola equazione per cui il gore significa solo torture, splatter e slasher, qui si compie a mio avviso in alcuni momenti un mezzo miracolo parlando anche di sentimenti e descrivendo una mente deviata un po come succedeva per Bad Boy Bubby e White Lightnin anche se in modi completamente diversi dove anche qui in comune c'è quel rinchiudersi nella follia pura.
Questo viaggio nella psiche criminale e deviata porta Buttgereit a esplorare ancor più le paure e le fobie di Lothar in un disagio angosciante e universale, inquadrato senza fronzoli e tecniche particolari ma rimanendo fissi con la camera e svuotando ogni forma di intrattenimento.
La scena in cui vede una vagina che lo tormenta e lo angoscia, nella sua malattia e nella sua messa in scena è profetica per mostrare quanto questo individuo voglia e tema allo stesso tempo l'amore e la donna potendo rifugiarsi solo in una masturbazione ossessiva e compulsiva.
Senza contare poi il suo complesso rapporto con una prostituta che vive vicino a lui che vorrebbe aiutare ma non sa in che modo, mostrando l'evidente limite e risultando patetico e allo steso tempo inquietante prima di arrivare al climax finale che non potrà che richiedere un tasso di violenza e sangue esagerato.