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martedì 20 marzo 2018

Happy End


Titolo: Happy End
Regia: Michael Haneke
Anno: 2017
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Una famiglia dell'alta borghesia a Calais. Il padre è il fondatore di un'azienda che ora è guidata dalla figlia e dal riottoso nipote. I due debbono risolvere il problema di un grave incidente che ha causato una vittima. Al contempo il fratello di lei, passato a seconde nozze, ha problemi con la figlia di primo letto che viene a vivere con lui dopo il ricovero della madre. Intorno a loro il Mondo che affronta ogni giorno altri tipi di problematiche.

Che Haneke sia diventato nel corso degli anni sempre più cinico è ormai diventato un dato di fatto.
Con Amour per un attimo, l'autore austriaco ha deragliato dalla sua vena politica e polemica con un atto d'amore verso tanti elementi in un'opera molto colta e commovente.
In Happy End all'inizio del film ha parlare è lo schermo di un cellulare come a ribadire l'invadenza dei nuovi dispositivi cellulari con alcuni commenti che inquadrano già un senso di profondo malessere vissuto dai piccoli che portano sulle spalle i segreti degli adulti.
Nell'ultima opera del prolifico autore niente finisce bene, nemmeno un nonno che in un gesto di lucidità vorrebbe portare a termine la sua vita o una bambina che scopre la relazione nascosta del proprio padre con una facilità sorprendente.
Esemplare nel suo voler toccare alcune corde ed esplorare nuovamente l'animo umano (anche dei più piccoli dopo il Nastro Bianco), dove a fare da cornice è una famiglia borghese che ha fatto la fortuna con l'edilizia ma che ormai sta giungendo al termine.
Tutti soffrono. Questo il film sembra ricordarcelo sempre e qui a soffrire di più sono gli adulti mentre gli anziani e i bambini sembrano i più maturi coloro che agiscono e vedono più in là delle cose.
C'è un dialogo che ad un tratto la figlia non può più nascondere nei confronti di suo padre che in poche battute crocifigge tutte le certezze che un genitore, colto in fragrante, potrebbe avere.
A differenza però dei suoi precedenti film, Happy End ha qualcosa di meno, sembra più distaccato come se il teorema esplorato nei suoi precedenti film qui risulta meno incisivo, a tratti ridondante come il climax finale prevedibile o la scenata di Pierre al compleanno del nonno.
Proprio nella scena finale come quella iniziale, l'occhio è quello dello schermo, filmare è più importante che agire e anzichè uccidere basta dare tempo al vecchio di cadere magari filmandone la fine.