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lunedì 27 aprile 2015

Sin City-Una donna per cui uccidere

Titolo: Sin City-Una donna per cui uccidere
Regia: Robert Rodriguez
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Al KadiÈs Bar di Sin City si incrociano le strade di sei personaggi assetati di vendetta. Un giovane e presuntuoso giocatore d’azzardo, Johnny, sfida e sconfigge più volte il perfido Senatore Roark suscitando la sua ira e le sue minacce. La bella Nancy – la cui vita è precipitata nel baratro dopo la morte dell’amato Hartigan – al KadiÈs Bar fa la spogliarellista e proprio su quel palco matura il desiderio di vendicare il suo uomo con l’aiuto di Marv. Ma soprattutto per Dwight il bar della “città del peccato” ha un grande significato: dopo anni, rivede lì Ava, la femme fatale per cui aveva perso la testa e il cuore. Pentita per averlo fatto soffrire, Ava gli chiede aiuto per liberarsi dai soprusi del marito milionario. Ma è davvero una donna per cui uccidere?

Da tanto buon materiale ci si aspetta un cine-fumetto cult, come il primo capitolo aveva saputo fare.
Purtroppo non è andata assolutamente così.
Dopo un'attesa estenuante durata 10 anni, Miller e Rodriguez tornano alla ribalta, purtroppo però mancando quasi tutti gli obbiettivi che "A dame to die for" si aspettava di rispettare ed eguagliare.
Il tasso di violenza, minore che nel precedente, i guizzi fotografici e lo stile tecnico, minori del precedente, il cast, sfruttato in modo minore che nel precedente e infine l'azione, minore che nel precedente.
M&R portano portano sul grande schermo due storie originali prese dalla graphic novel e due completamente scritte per il film, che se da un lato avevano delle buone intuizioni, bruciano troppo velocemente le tappe rivelandosi frettolose e senza particolari colpi di scena.
I piani temporali poi hanno dei buchi e degli errori che sinceramente non mi aspettavo.
La storia di Marv è un sequel ma si incrocia con quella di Dwight che invece precede quanto visto nel primo Sin City e ancora ritorna a scontrarsi con quella di Nancy, anch’essa un sequel della pellicola precedente (una cosa del tutto impossibile visto che Marv era già stato giustiziato in Quel bastardo giallo).
Un clamoroso pasticcio che finisce per confondere lo spettatore e rovina gran parte del piano narrativo del film. Senza contare poi i difetti individuabili proprio nella scelta di sostituire le didascalie su carta con la onnipresente voce narrante che rischia a lungo andare di stancare lo spettatore

Un secondo film che ha evidentemente sofferto i numerosi rinvii e le difficoltà nella stesura dei vari script e che purtroppo sancisce una brutto limite che nonostante tutti i problemi non ci si aspettava.