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venerdì 5 aprile 2013

30 giorni di buio

Titolo: 30 giorni di buio
Regia: David Slane
Anno: 2007
Paese: Usa/Nuova Zelanda
Giudizio: 3/5

Per secoli i vampiri sono rimasti avvolti nelle tenebre, costretti a nascondersi al sorgere del sole per non rischiare di essere bruciati dai suoi raggi. Per questo scelgono come terreno di caccia la remota ed isolata cittadina di Barrow, in Alaska, che ogni inverno resta avvolta dalle tenebre per 30 giorni. Questi astuti vampiri assetati di sangue, che non vedono l'ora di abbandonarsi ad un mese di bagordi, sono lì per approfittare del buio e nutrirsi degli inermi cittadini. Spetterà allo sceriffo Eben , alla moglie separata, Stella, e ad un sempre più sparuto gruppo di sopravvissuti fare tutto il possible per sopravvivere fino al sorgere del sole.

30 giorni di buio è un film che parte davvero bene. Cast, location, fotografia, ritmo, narrazione, suspance, tutto coincide e tutto sembra finalmente rimettere i tasselli su chi realmente sono i padroni della notte.
Slane infatti sfrutta un’idea presa da una saga di fumetti non particolarmente valida, è ne raccoglie l’enfasi per cercare di mettere su schermo un survival-movie che seppur non vanta nulla di originale, diventa funzionale nel suo scopo ovvero intrattenere regalando qualche ottima scena come l’inquadratura dall’alto che riprende il massacro dei carnefici.
Certo il finale è davvero pietoso, così come alcune scelte della costumista oppure il personaggio di Eben che non sembra mai sbagliare una mossa risultando così perfetto in ogni cosa che fa da odiarlo immediatamente.
Se da un lato l’elemento splatter diventa fondamentale per mettere in risalto il contrasto della fotografia, dall’altro invece proprio la violenza subisce dei duri colpi in alcune scene telefonate o in alcuni insopportabili dialoghi così come la tiratissima storia d’amore.
Un film che sicuramente riesce dove il secondo capitolo fallisce, eppure è distante da un’opera solida che nel suo tentativo di prendersi sul serio dimentica un finale davvero esagerato nella sua inconsistenza.
Tra l’altro la scena finale può essere ricordata come uno dei momenti più disperati e allo stesso tempo coinvolgenti del film.