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venerdì 14 giugno 2019

Crying Freeman


Titolo: Crying Freeman
Regia: Critstophe Gans
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

C'è un assassino che terrorizza tutti, soprattutto i cattivi della Yakuza, la mafia giapponese. È crudelissimo ma si commuove di fronte alla bellissima che dovrebbe uccidere. Anche i killer hanno dunque un cuore

Crying Freeman uscì l'anno successivo a Corvo. Forse cercando di sfruttare il successo ottenuto dal film di Proyas, Gans regista troppo altalenante, si è buttato su questo action atipico di una bruttezza rara e indiscusso esempio di ironia drammatica e tante altre cose assurde, etc.
Fino a quel momento trasporre a livello cinematografico un comic, anzi manga, di successo non era un'operazione facile contando che proprio in quegli anni venivano tentati i primi esperimenti così come anche per i live action in maggior numero per fortuna in Oriente.
Cercando di dare vita ad un assassino che non fosse quello già visto fino fino ad allora e cercando di approntare delle migliorie dal punto di vista dei movimenti e del linguaggio, i risultati furono clamorosamente quasi tutti indigesti per un pubblico abituato a fisic du role sullo schermo dei soliti muscolosi attori americani.
L'indagine è banale, i nemici sembrano già visti e ancora una volta siamo distanti dalla Yakuza inquadrata da Scott o Cappello, qui sembra più un espediente come unico strumento da sfoggiare per la rabbia di Hinomura cercando di aderire più a quello stile action del cinema di Hong Kong che non ad una indagine vera e propria.
Qui proprio i dogmi del cinema delle arti marziali sembrano prendere in prestito da Woo e Lee passando per il wuxia anche se spesso in maniera poco delicata e tutt'altro che elegante come invece accade con il cinema orientale.
Un mix di mode, forme e colori, nonchè linguaggi che di sicuro era anomalo per quegli anni ma bisogna contare che la storia così come lo svolgimento non vanno oltre una banalissima mediocrità.