Visualizzazione post con etichetta 1984. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 1984. Mostra tutti i post

mercoledì 18 ottobre 2023

Strade di Fuoco


Titolo: Strade di Fuoco
Regia: Walter Hill
Anno: 1984
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Un eroe solitario armato di Winchester e muscoli corre al salvataggio della sua bella, superdiva rock rapita dalla banda di teppisti motorizzati capeggiata dal cattivissimo Raven

Strade di fuoco è un film manifesto con una storia molto semplice e un risultato a dir poco esplosivo con un sacco di trovate legate al montaggio, alle scene d'inseguimento, ai combattimenti e con tutti gli elementi alla base per descrivere e narrare una storia d'impatto con un'azione roboante e pervasiva per tutto il film. Il cattivo rapisce la bella, l’eroe torna dall’esilio per salvarla. In questo caso diventa una banda di motociclisti che rapisce una rock star, e l’ex-fidanzato, veterano di guerra, torna per salvarla. L'elegia dell'archetipo e del viaggio dell'eroe.
Un cult e un capolavoro direi per un regista che non ha bisogno di presentazioni, per un cast stellare, costumi e la stessa scenografia.
La semplicità della brevitas delle azioni senza stare a spingerle troppo in inutili dialoghi ma arrivando sempre e dritti al sodo. Il cinema che si fonde con la musica "fondandosi"sulla musica. Un concerto d'apertura e nel finale a dir poco clamoroso dove l'eroe di turno sparisce dopo aver fatto il suo compito, senza portarsi via la sua amata ma preferendo la solitudine.

sabato 2 settembre 2023

Arrapaho


Titolo: Arrapaho
Regia: Ciro Ippolito
Anno: 1984
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Due capi tribù pellirosse, Arrapaho e Cavallo Pazzo, vivono nello stesso territorio e si contendono l'amore della bella Scella Pezzata.
 
Ciro Ippolito & gli Squallor. Un connubio scellerato che porta alla luce quello da molti definito come "il più brutto film italiano di tutti i tempi". Invece così non è..c'è ne fossero di film così anarchici e sboccati in confronto con i cinepanettoni.
Arrapaho è un metaforone ignorante e sboccato che riesce però a dire la sua e regalare intrattenimento e risate. Girato con due lire ha la forza di essere una parodia con tantissime trovate, alcune goliardiche, altre semplicemente grottesche e trash con dialoghi di un'ignoranza cosmica e alcuni doppi sensi molto infantili. Porta alla blasfemia ogni elemento e destruttura gli indiani d'America con una parodia per certi versi originale ma mai saggiamente sfruttata e troppo imbastita sulla scelleratezza di poco conto e gusto. E' un film che andava fatto? Assolutamente sì.

domenica 21 novembre 2021

Poison for the fairies


Titolo: Poison for the fairies
Regia: Carlos Enrique Taboada
Anno: 1984
Paese: Messico
Giudizio: 4/5

Una bambina arriva in una nuova scuola. lei è facilmente suggestionabile e diventa preda inconsapevole di una compagna di classe che invece più per vezzo che per cattiveria è capace di suggestionarla raccontandole storie di streghe, fino alle estreme conseguenze.
 
Il Messico e le streghe. Veneno para las hadas in realtà è molto di più. E'un dramma sociale, un film di formazione, sulle diseguaglianze, sull'importanza delle storie e della suggestione delle fiabe sui bambini, un film che parla di come viene iniziata una bambina, come vengano portati avanti dei rituali. Lo sposalizio con il male, il voler essere una strega, l'innocenza perduta, l'abbandono totale al male. Il film di Taboada è importantissimo è sigla come viene stipulato un patto col demonio e come venga sviluppato un crescendo di simbolismi e simbologie per arrivare all'obbiettivo finale.
Flavia in particolare subisce il fascino delle storie raccontate dalla Nenia la quale non si rende conto di cosa stiano provocando nella bambina. Veronica d'altra parte è colei che viene ipnotizzata da Flavia e cerca senza riuscirci di staccarsi dal suo capezzale, combattuta da un fascino perverso per il male e l'istinto che le dice di scegliere il bene. Il film poi ha una semplicità nel mettere in scena tutte le componenti scegliendo quasi sempre la luce e parlando di tenebra, senza mostrare mai gli adulti in viso ma lasciandoli di spalle o a mezzo busto, fatta eccezione per la maestra di piano di Flavia vediamo in viso solo quando è morta. Un finale poi di una cattiveria tale da scardinare tutte le certezze dello spettatore, arrivando come nel capolavoro spagnolo di Narciso Ibáñez Serrador, a sostenere che in fondo i bambini non sono così innocenti.

domenica 11 ottobre 2020

Beverly Hills Cop


Titolo: Beverly Hills Cop
Regia: Martin Brest
Anno: 1984
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Axel Foley, poliziotto di Detroit, durante le vacanze indaga in California sulla morte di un amico: la “patinata” polizia di Beverly Hills gli mette i bastoni fra le ruote

Eddie Murphy dopo il successo di 48 ore e Ancora 48 ore torna al poliziesco con uno dei personaggi destinati ad entrare nell'olimpo di Hollywood per ironia e i suoi metodi poco ortodossi.
Un personaggio sempre al limite tenuto a freno da un'ottima interpretazione e una galleria di personaggi azzeccatissimi in tutti i ruoli dai comprimari agli antagonisti.
Axel come il brano musicale, l'ottima soundtrack, il doppiaggio di Tonino Accolla, riesce a dare enfasi, carattere al protagonista in un film in cui non manca niente, l'atmosfera è perfetta nel saper far convergere farsa, ironia, violenza e tragedia. Di sicuro il migliore della trilogia, il film di Brest trova poi alcune simpatiche gag senza però lesinare sugli aspetti violenti, sulla vendetta finale, sul trasferirsi in un luogo in cui il nero non era accettato affrontando così sotto temi legati al razzismo, alle diseguaglianze ad una società perbene mascherata che nasconde invece un odio viscerale verso il diverso dimostrando come l'America in fondo non è mai cambiata. Ma il destino di Axel con il suo infallibile sorriso è proprio quello di minare dal basso questo meccanismo smascherando i nemici e così facendo sconfiggere un certo tipo di politica conservatrice.

sabato 8 agosto 2020

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno


Titolo: Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
Regia: Mario Monicelli
Anno: 1984
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Buffoni svagati e balordi, ma provvisti di un'astuzia contadinesca e di un buonsenso ruspante che permette loro di cavarsela nelle situazioni strampalate in cui si vanno a cacciare, si passano il "sapere" da una generazione all'altra. Grazie a tali doti, Bertoldo riesce a reggere il difficile confronto con il re Alboino, che lo farà barone, e a dare il benservito al mistificatore Fra' Cipolla.

Dalla novella di Giulio Cesare Croce e dai racconti villaneschi, ambientato nell'anno mille, questa commedia grottesca e bislacca certo vale più di una visione per i perfetti tempi in cui vengono collocate le scenette frivole e mediamente divertenti che tentano con l'utilizzo del linguaggio e del cast di destreggiarsi al meglio. La commedia cialtronesca pone personaggi villici, sornioni, astuti come in questo caso il contadino che di solito appare sempre come un ignorante e nel caso di Bertoldo uno spiantato villano dalla favella svelta coadiuvato nel bene e nel male dalla sua famiglia con la moglie Marcolfa e il figlio Bertoldino.
Tra ulteriori goffaggini e imprese scriteriate e sballate, nella galleria di scenette incontriamo re con mogli che millantano l'indipendenza della donna con tanto di cintura di castità e una vera e propria rivoluzione. Lo stesso re Alboino si trova con una corte di sgraziati con i soliti intrecci dove deve dare la figlia sposa al debole e anziano gobbuto Esarca di Ravenna e in questo la parte delle gobbe in cui ancora una volta viene chiesto consiglio dalla giovinetta a Bertoldo con il risultato di farsi dipingere anch'essa piena di gobbe.
Dall'altra parte il peso del clero con un prete sgraziato come Fra Cipolla un gaglioffo e un mistificatore, l'intreccio che parte dall'oca, continua con le ali dell'angelo Gabriele, l'anello da nascondere e infine l'incontro di un'altra bifolca che sposerà Bertoldino e assicurerà con Cacasenno la continuità della stirpe, il nome appunto nasce da sè dopo la benedizione di Frà Cipolla e dopo che il nascituro gli caga addosso.
Che dire di questa commedia cialtronesca molto ispirata, in cui a farla anche da padrone a parte il trucco, i costumi, la scenografia, sono i dialoghi praticamente perfetti, tra dialetto misto veneto/romano improntati su una tradizione letteraria che spazia dall'Aretino al Boccaccio, fatta di volgarità, sagacia popolare e sfrontatezza.



All'inseguimento della pietra verde


Titolo: All'inseguimento della pietra verde
Regia: Robert Zemeckis
Anno: 1984
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una scrittrice parte per la Colombia per salvare la sorella rapita e cercare un gigantesco diamante

All'inseguimento della pietra verde riesce nel difficile compito di continuare il ciclo di film d'avventura con una base antropologica dopo il successo mondiale di tre anni intrapreso prima de I PREDATORI DELL'ARCA PERDUTA. Protagonista al femminile, una scrittrice che narra di luoghi e di esperienza che non ha mai avuto e sogna quell'eroe che prima o poi le farà scoprire l'amore tra ricerche di tesori e avventure romantiche. Il film firmato dall'ottimo Zemeckis è una pellicola entusiasmante con un ritmo brillante e incredibile e delle scene d'azione ispiratissime per una vivace sequenza di situazioni mai del tutto scontate anche se tutte con il prevedibile happy ending. Il tutto con un cast che riesce a dare enfasi e allo stesso tempo spensieratezza, con tanto humor e scene ironiche, quanto allo stesso tempo violento e con antagonisti disposti a tutto tra spietati e grotteschi militari, corrotti sudamericani, gangster pasticcioni (dove DeVito da il suo meglio) famelici coccodrilli e una natura ostile. Mappa del tesoro, un viaggio dell'eroe spericolato quanto ispirato su una sceneggiatura costruita a regola d'arte, il primo dopo il sequel Gioiello del Nilo rimarrà sempre un ottimo film d'avventura divertente e avvincente ma anche decisamente ironico e auto ironico che invecchia meglio di molti suoi coetanei.


giovedì 24 ottobre 2019

Decoder

Titolo: Decoder
Regia: Muscha
Anno: 1984
Paese: Germania
Giudizio: 4/5

FM (componente del gruppo Einsturzende Neubauten) scopre che all’interno della catena di fast-food “H-Burger”, viene diffusa della musica (Muzak) che condiziona fortemente i comportamenti e i gusti dei giovani avventori. Sconcertato, registra e studia le caratteristiche di questa musica ma è solo dopo gli incontri con William Burroughs e i pirati della comunicazione guidati da Genesis P.Orridge, che FM riesce a “decodificarla” e a produrre un “anti-muzak” che induca la gente a ribellarsi al potere. I servizi segreti e la stessa multinazionale degli hamburger iniziano a braccare minacciosamente il fastidioso pirata, il quale nel frattempo diffonde, aiutato dalla sua posse, la “musica della rivolta”, producendo ovunque effetti devastanti per l’ordine e la morale pubblica. E alla fine la rivoluzione…

Il sogno dell’underground è quello di fare la rivoluzione. Si tratti di rivoluzioni violente o pacifiche, concrete o simboliche, collettive o individuali, ogni controcultura nella sua evoluzione, prima o poi, manifesta il desiderio di una trasformazione radicale del vissuto.
Decoder è uno di quei film a cui sono arrivato tardi purtroppo. Un film manifesto molto importante per l'epoca, per la commistione di generi (cyber punk, dramma, un certo tipo di horror) per le tematiche, per lo stile, la forma, le voci, la musica, l'impiego praticamente di qualsiasi maestranza in maniera sperimentale e in alcuni casi precursore di un certo tipo di stile e contro cultura.
Basato approssimativamente sugli scritti di William S. Burroughs, che recita anche nel film, sembra avere diversi elementi in comune con il film di Gillian uscito l'anno successivo BRAZIL, un film anarchico con un'idea originale e una messa in scena molto atipica e interessante. La rivoluzione arriva nell'underground proprio scoprendo una musica che diffonde una strana sinfonia confondendo e condizionando i giovani. Una generazione di nuovo controllata da un governo che sembra dover monitorare usando tutti gli strumenti che possiede ma che solo una parte di noi è in grado di captare, vedere e sgominare.
Il resto come negli incubi cronemberghiani che siano occhiali o come per Palahniuk una nenia, l'obbiettivo è sempre quello di captare un intero progetto di controllo delle menti e dei corpi, un processo ben più ampio, che vuole coinvolgere tutti partendo dai livelli più bassi (l'idea del "H-Burger" è geniale).
Potrebbe essere il film manifesto di ogni complottista sul controllo mediatico e il potere delle multinazionali dove se non altro pone anche qualche base su come è nato il cyber punk, per questo precursore come film, con il sodalizio tra punk e una sottocultura industriale che mixa idee anarchiche e hackeraggio

lunedì 17 giugno 2019

Storia infinita


Titolo: Storia infinita
Regia: Wolfgan Petersen
Anno: 1984
Paese: Germania
Giudizio: 5/5

Tratto dal best-seller di Michael Ende, la storia del piccolo Bastian che, dopo la morte della mamma, non va a scuola e preferisce leggere libri fantastici. La "storia infinita" comincia quando, rifugiatosi in soffitta per un giorno e una notte, rivive la favola del libro identificandosi nel protagonista. Un piccolo arciere, in lotta affinché il "Nulla" non distrugga il "Tutto".

La Storia infinita oltre ad essere un cult per la mia generazione è diventato uno di quei film d'avventura/fantasy entrati nell'Olimpo in cui tutte le tematiche e gli archetipi sembrano essersi dati appuntamento. Pochi ci sono riusciti. E'in assoluto il più bel film di Petersen, insieme a quelli che sono stati i capolavori del periodo: RITORNO A OZ, FIRE AND ICE, STORIA FANTASTICA, LABYRINTH, NAVIGATOR, LEGEND.
Il merito più grande è stato senza dubbio, insieme al film di Heston, quello di spiegare ad un bambino con le immagini quanto sia sottile il filo tra realtà e immaginazione, probabilmente una lotta che continua a non avere muri che dividano le due sfere ma lasciandole convivere armoniosamente senza fare l'errore di credere nel soprannaturale ma immaginarlo possibile, questo sì.
Un film di formazione in grado di appassionare tutti i target, regalare momenti epici, personaggi indimenticabili, scene sinistre capaci di trasmettere paura al momento necessario e tanti altri motivi tra cui alcune creature in Animatronic che sono diventate storia, una colonna sonora da urlo, il fatto di non essere troppo sdolcinato e probabilmente per un bambino un'esperienza totale Inoltre tra i tanti messaggi lanciati da Ende quella premura di comunicare ai ragazzi come la lettura fosse necessaria e fondamentale per ampliare l'immaginazione e la fantasia.
Pochi altri film hanno saputo raggiungere livelli così alti dove niente e lasciato al caso, tutto funziona come per causa effetto senza momenti macchinosi e regalando le più belle ore d'intrattenimento di sempre.
Gli sceneggiatori furono abili nel trattare solo la prima parte del romanzo, facendo molta attenzione come capitava per i libri per ragazzi, di fiabe o di storie in generale a sottolinearne gli aspetti più ludici e divertenti mettendo da parte gli scenari più tetri e cupi. Petersen ha messo insieme ambo le parti finendo per fare un film molto più complesso nella sua apparente semplicità, mostrando il villain più potente della storia del cinema e lasciando il suo servo più inquietante di sempre, Gmork. Rimangono alcune scene e alcune scelte ancora con un certo alone di mistero come le leggende dietro il Fortunadrago Falcor, il rapporto di Bastian con l'imperatrice Bambina e un finale che colse tutti di sorpresa per il suo mischiare così bene regno umano e regno fantastico.

venerdì 14 giugno 2019

Terminator


Titolo: Terminator
Regia: James Cameron
Anno: 1984
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

1984. Un cyborg che proviene dal 2029 fa il suo arrivo a Los Angeles. Nel futuro la Terra, dopo un conflitto nucleare, è dominata da macchine che hanno preso il sopravvento sugli uomini. Questi, guidati da John Connor, cercano di resistere ma ora il loro compito si fa più arduo perché il cyborg inviato nel passato ha un compito ben preciso: 'terminare' Sarah Connor impedendole così di dare la vita a John ed eliminando così qualsiasi ipotesi di resistenza.

Prima di un certo cinema fantascientifico che ebbe un nuovo importante successo verso la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, ci fu l'intento di riprendere il filone fantascientifico degli anni '50, adattandolo ai nuovi potenti mezzi della tecnologia (con i conseguenti effetti speciali) e soprattutto alla sensibilità del cinema post-moderno.
Ciò invero ha comportato una esplicitazione nella rappresentazione e narrazione della violenza, lasciandosi alle spalle sia gli sfondi filosofici, candidi e armonici di allora per dare vita a quello che è stato battezzato anche come uno dei più importanti film del filone cyber punk della storia del cinema.
Terminator è diventato un cult indiscusso, uno dei film più importanti della sci fi per un corollario di motivi ben precisi.
Uno dei primi è l'inusitato tasso di violenza con stragi ed esecuzioni a gogò, la maschera inespressiva di Schwarzenegger che sfruttava il corpo e non la mimica, aver creato una fusione perfetta tra tecnologia e umanità, e infine l'uso del corpo/macchina in alcune scene che sono diventate caposaldi.
Cameron intuisce subito che rivoluzionare la fantascienza senza pianeti e battaglie stellari ma con i piedi per terra sul nostro pianeta in una sorta di carneficina condotta dal cyborg era una sfida importante, ma era anche vero che lo stesso pubblico voleva gustarsi il massacro con degli effetti speciali sempre più verosimili e in grado di zoomare dettagli come un occhio che usciva dall'orbita o un corpo martoriato di proiettili e infine proprio allargare l'indagine sulla trasformazione del corpo umano.
La scena nella stazione di polizia è diventata la più politicamente scorretta di sempre con forse uno dei più alti numeri di agenti uccisi senza pietà così come un'altra scena indimenticabile quella proprio all'interno della discoteca.
Il finale poi fu di una tensione altissima.
Cameron ha scritto e diretto un film di azione violento di un ritmo infallibile, narrativamente ai confini con il mondo dei fumetti, suggestivo a livello figurativo, strepitoso a quello degli effetti speciali che deve il merito a un asso assoluto come Stan Winston


domenica 19 aprile 2015

Midori la ragazza delle Camelie

Titolo: Midori la ragazza delle Camelie
Regia: Suehiro Maruo
Anno: 1984
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Midori è una ragazzina che sopravvive in un circo, subendo quotidianamente le angherie di freaks crudeli, finché non s’innamora del nano Wonder Masamitsu, un altro scherzo della natura forse più inquietante e malvagio degli altri ma che dimostra un certo affetto per la ragazza delle camelie.

Midori è davvero la quintessenza della malattia, un insolito cabaret dell'orrore, una fiera delle atrocità, eppure senza mai inciampare nella violenza gratuita ma inserendola sempre in un contesto, restituendo anche momenti che possiamo quasi definire poetici (complice la musica probabilmente) nonostante a fare da quadro generale ci sia una perdita dell’innocenza davvero brutalizzata.
Giappone anni’50, mondo malato (eppure non troppo lontano dalla realtà), depravazione (come unica valvola di sfogo tra i freaks), illusioni, un’elevata dose di violenza disturbante, psicologica, con incursioni nello splatter e nel macabro. 
Questi possono essere alcuni degli ingredienti con cui il famoso disegnatore giapponese tratteggia quest’ultimo viaggio nella rassegnazione. 
Un film dotato di uno spietato cinismo e che sottolinea come l’uomo normodotato sia sempre la bestia peggiore di tutti a differenza del clima del circo, come sempre metafora di disagio e prigione per i diversi.

Reperibile su youtube in un formato di 48 minuti.

lunedì 24 dicembre 2012

Grano rosso sangue


Titolo: Grano rosso sangue
Regia: Fritz Kiersch
Anno: 1984
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

In un viaggio di trasferimento sulle autostrade del Nebraska, Burt, un giovane medico con la sua compagna Vicki investono...il cadavere di un ragazzo. Burt accerta subito che l'infelice è stato assassinato a coltellate. Del criminale nessuna traccia nella sconfinata pianura coltivata a "mais". Sulla base delle reticenti e nebulose informazioni del gestore di una pompa di benzina, la coppia arriva attraverso i campi a una desolata e vuota cittadina, quella di Gatlin, dove regna un silenzio surreale. E' qui che, poco a poco, Burt e Vicki scopriranno un’orribile verità...

Una delle migliori trasposizioni di King insieme a IT,MISERY,THE MIST,L’OMBRA DELLO SCORPIONE. Affascinante, contenutisticamente molto valido e antropologicamente parlando pieno di simboli e significati rimanda per alcuni aspetti a IL SIGNORE DELLE MOSCHE trovando un totem completamente diverso ma che assume la stessa connotazione.
Da questo punto di vista il migliore come realizzazione rimane ancora MA COME SI PUO’UCCIDERE UN BAMBINO, ma personaggi come Malachia rimarranno per sempre stampati nella mente.
Tra l’altro è l’unico film che vale la pena di menzionare di Kiersch, quasi a voler dire che con un buon soggetto non è indispensabile un’altrettanta buona regia. Anche gli attori sono validi compresa la giovane Sarah Connor. Quello che prevale è l’originalità come nella scena iniziale o nell’ambientazione della cittadina di Gatlin e anche in alcune trovate rispetto al limite di budget. Certo lo smacco più grosso rimane il finale peraltro diverso dalla descrizione di King

mercoledì 29 febbraio 2012

Non aprite prima di Natale


Titolo: Non aprite prima di Natale
Regia: Edmund Purdom
Anno: 1984
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5

E' la vigilia di Natale, a Londra, e un folle sta sterminando tutte le persone che si vestono da Babbo Natale. Un ispettore di Scotland Yard e la figlia di una delle vittime dello psychokiller cercano di venire a capo della situazione , mentre il numero dei morti sale vertiginosamente

Purdom che come attore nei film di genere non ha mai fatto schifo, ci prova alla regia con un unico film che ha il merito, l’unico di tutto il film, di mettere come serial-killer il caro Babbo che la Coca-Cola ha sempre disegnato come un fantomatico vecchio che fa regali ai bambini. La cosa curiosa è che proprio lo stesso anno è uscito però in America anche lì uno dei precursori che è stato poi oggetto di un remake negli ultimi anni ovvero NATALE DI SANGUE.
Don't Open Till Christmas invece è il classico film che assume tinte di thriller-giallo miste a momenti di godibile splatter, il Babbo uccide in modo seriale propinando almeno delle modalità abbastanza originali. Se non fosse per la regia quasi assente, le involontarie cadute nel trash non voluto e una messa in scena blanda e superficiale sarebbe potuto diventare un piccolo classico di genere.

domenica 15 gennaio 2012

Avventura degli Ewoks

Titolo: Avventura degli Ewoks
Regia: John Korty
Anno: 1984
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Gli Ewoks, simpatici orsetti galattici che saltellano in modo buffo, già apparsi in Il ritorno dello Jedi, si muovono per aiutare due ragazzi dispersi alla ricerca dei genitori perduti durante un giro spaziale.

Il primo capitolo della deludente, forse perché nata sulla pista di un successo commerciale e quindi palesemente scritto e girato di fretta, saga degli orsacchiotti che deambulano a destra e a manca ha riscosso un certo successo di nicchia diventando uno dei tanti fantasy anni’80 che davano la possibilità ai bambini di quella generazione di trasportarsi con la fantasia in mondo e regni immaginari.
Distante da esempi di pura immaginazione con sterzate dark e pennellate di horror molto soft(RITORNO A OZ,WILLLOW,LABYRINTH,etc) trova la sinergia perfetta sposando creature amate dal pubblico e una storia semplice scritta e in parte diretta(in fase finale)dallo stesso Lucas.
Come tutte le caratteristiche del genere in questione, la storia non è particolarmente originale ma ciò che conta sono i mostri, l’avventura e le dolci creaturine a tratti davvero inquietanti se si pensa a quegli occhi allucinati.
Il film però ebbe un buon successo commerciale tale da girare un sequel meno fortunato.
Una curiosità sta nel fatto che di tutto l’universo generato dalla saga di GUERRE STELLARI (fumetti, libri,  film per la televisione, giocattoli e cazzate a gogò…) è stata girata anche una serie televisiva dal titolo EWOKS durata per ben due stagioni.
Per i  nostalgici della stop-motion potrà essere una buona occasione soprattutto per vedere i difetti di regia e le cuciture studiate ad hoc.

lunedì 2 gennaio 2012

China Blue


Titolo: China Blue
Regia: Ken Russel
Anno: 1984
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Joanna Crane ha una doppia vita a schizofrenia libera: strapagata stilista di giorno, tutta casa e lavoro, al calar del sole si traveste da prostituta e va a battere i marciapiedi dell'infima Los Angeles..

Visionario,erotico, a tratti con tinte e gingilli molto moderni per l’anno in cui è stato girato il film.
Russel ha sicuramente girato di meglio ma questo girone infernale del fetish-sadomaso riesce a coinvolgere nonostante i difetti di sceneggiatura di Barry Sandler che non ha mai scritto niente di che.
Credo che i limiti maggiori dello script siano due:i dialoghi a volte troppo didascalici e il finale davvero confuso e banalotto(sembra quasi un omaggio a Hitchock facendo la parodia di PSYCHO,non a caso Perkins è il prete maniaco ). Infatti tutto si può dire di questo film tranne che dell’inizio che parte benissimo con le dovute provocazioni, un’anarchia di fondo anche se dalla seconda metà del secondo atto comincia piano piano a spegnersi chiudendosi in un’esagerazione gratuita che poteva essere meglio controllata in fase di scrittura.
Matrimonio/Sesso/Amore, tre storie che si intrecciano con due protagonisti di fondo, China Blue e Bobby.
Forse una delle scene in cui compare di più l’estro del regista è nella pubblicità sul sogno americano.
Alcune scene come quella della sodomizzazione del tipo legato con le manette per l’anno in cui è stato girato sicuramente valgono un encomio a parte.
E’stato definito come eccessivamente trasgressivo e in America alla sua uscita è stato bollato come l’Himalaya dell’oscenità.



sabato 24 settembre 2011

Razorback-Oltre l'urlo del demonio


Titolo: Razorback-Oltre l'urlo del demonio
Regia: Russel Mulchany
Anno: 1984
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Classico esempio di film in cui il protagonista subentra dopo, visto che la moglie, muore quasi all’inizio invertendo per un attimo le regole del genere.
Un b-movie curioso. RAZORBACK, associabile al filone di film beast-movie, solo per la scelta del mostro (un enorme incrocio tra un verro e un cinghiale) elemento su cui si concentra tutto il film anche se proprio come per PIG HUNT, ne approfitta per diramare altre due o tre storie parallele, entrambi comunque senza stare a prendere posizioni su come sia stata possibile la crescita a dismisura di un bestione del genere.
Il film non è male per l’atmosfera che sembra ricordare quasi per certi aspetti un film dall’atmosfera misteriosa o mistica..con delle location sporche e tendenti al rosso merito di una location fantastica e catartica come l’Australia (nel Southwest Wales, 600 km a ovest di Sidney) e di una scelta a virare proprio su quei toni color ruggine da parte del direttore della fotografia.
Il razorback è visto come una forza della natura in rapporto alla brutale violenza abitualmente praticata dai locali sugli animali delle sorte di bifolchi a cui i due fratelli pazzi danno un quadro perfetto e sulla lenta e un po’ prolissa storia che fa fatica ad accelerare nonché risparmiarsi e lesinare soprattutto nella prima parte visto che nella seconda accelera con un bel ritmo e un ottimo montaggio.
Mulchany ha girato circa 27 film o roba simile e sicuramente questo è uno dei migliori…contando tutte le impronunciabili porcherie che si è ritrovato a dover girare.

giovedì 15 settembre 2011

Repo Man-Il recuperatore


Titolo: Repo Man-Il recuperatore
Regia: Alex Cox
Anno: 1984
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Repo Man è uno dei film degli anni ’80 nel senso che è un piccolo cult a tratti geniale e capace di destreggiarsi bene tra i generi contaminando numerosi aspetti.
Un fanta-thriller un po’ cyber-punk con cui Alex Cox non risparmia e non lesina sui contenuti mostrando niente poco di meno che una Los Angeles persa, balia di giovani delinquenti e gang abbandonate a se stesse. Mi ha colpito l’idea che il regista abbia voluto ripercorrere l’esperienza avuta da giovane come recuperatore di macchine aggiungendo però tutta la materia fantascientifica che viene dopo e che riesce a contaminare molto bene con gli altri elementi del film non risultando mai eccessivamente confuso ma bilanciato nei suoi molteplici aspetti.
Tante le trovate da quella del bagagliaio, ai cibi senza etichette o marche, alla oniricissima scena finale, alle performance degli attori tutte buone (purtroppo non ho mai amato Emilio Estevez ma chiudo un occhio).
Televangelisti, punk, hippie, alieni, agenti dell’FBI fuori di testa, non mancano le frecciatine alla società, alla macro-delinquenza che dilaga, ai poteri eccessivi conferiti alle forze dell’ordine, alla società consumista, in tutto questo un ragazzo con la faccia da duro che pensando di racimolare soldi facendo appunto il recuperatore si trova a mettere il naso in una situazione ai confini della realtà.