Titolo: Nightingale
Regia: Jennifer Kent
Anno: 2018
Paese: Australia
Giudizio: 4/5
Tasmania, 1820. Clare, giovane donna
irlandese, sta scontando da tre anni una pena al servizio del tenente
Hawkins, aguzzino dalla faccia d'angelo che adora sentirla cantare.
In attesa della promozione a capitano, Hawkins abusa di lei e una
notte per capriccio le toglie tutto: dignità, marito, bambina. Data
per morta, Clare risorge dalle sue ceneri e decide di prendersi la
sua vendetta. A cavallo e al fianco di Billy, aborigeno tasmaniano
cacciato dalle sue terre, si mette sulle tracce di Hawkins. Il
viaggio sarò lungo, i pericoli enormi, la speranza un lumicino.
«Volevo raccontare una storia di
violenza. In particolare le conseguenze della violenza da una
prospettiva femminile.»
Nightingale è un film affascinante e
poetico quanto straziante come Kent credo non smetterà mai di
deliziarci. Un'epopea amara, un viaggio dell'eroina, un
revenge movie, un road trip spirituale, un western degli antipodi,
una ricerca di se stessi, il tutto ambientato in un periodo storico
così cupo e brutale dove la violenza sembra il pane quotidiano con
cui vengono gestiti gli affari.
Una Tasmania del 1825 popolata da
bifolchi, ufficiali corrotti, dominato da una società violenta,
prevaricatrice, maschilista, opportunista, omofoba, razzista e
misogina, una sorta di galera a cielo aperto dove vengono spediti
tutti coloro che non possono più stare nella società e dove
ovviamente gli indigeni sono le vittime sacrificali preferite su cui
sfogare le proprie frustrazioni come lo erano i canguri nel
capolavoro di Ted Kotcheff .
La trama è un pretesto per rinforzare
uno stile tecnico che con il precedente Babadook conferma uno dei
maggiori talenti del cinema di genere contemporaneo dal punto di
vista estetico. La Kent mostra una protagonista così diversa dalla
precedente, una final girl che lotta contro un cancro incurabile,
quello umano che spaventa molto di più di un mostro in un libro che
aspetta di diventare "mansueto".
Il film si concentra molto sul corpo
ancora una volta, quello femminile costretto ad essere visto come una
spugna, per un diritto legittimo che una certa parte di aristocrazia
ha ritenuto doveroso puntualizzare. Da qui l'importante e radicale
scontro e incontro del mentore, del radicale abisso che sembra
esserci tra due culture diverse ma in realtà così simili e messe
alla gogna.
Una partnership che più si fa strada,
più rivela i paradossi di quel periodo, le diffidenze, i pregiudizi
reciproci, che al tempo stesso si rendono sempre più conto di essere
soli e di aver perso tutti i legami creando qualcosa di speciale e
magico che gli indirizzerà per la vendetta finale.