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venerdì 4 aprile 2014

Spietati

Titolo: Spietati
Regia: Clint Eastwood
Anno: 1992
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Un gruppo di prostitute promette mille dollari a chi troverà (o ucciderà) i due uomini che hanno aggredito una di loro, sfregiandola. Parte all'inseguimento un ex bandito e assassino che ha rinnegato il passato e da dieci anni vive in una fattoria con i due figli piccoli. Lo seguono un amico nero e il giovane che ha fatto da intermediario. Ma lo sceriffo vuole fare a modo suo.


La cosa bella del cinema di Eastwood è l'autenticità.
Per certi aspetti leggere nei titoli di coda, un ringraziamento a Leone e Siegel, conferma quella scuola di cui Eastwood è diventato tra i pochi eredi.
Un repubblicano atipico che cerca ancora di smuovere le coscenze americane sulla più cruenta rapina culturale di tutta la storia dell'umanità. Il western da questo punto di vista diventa catartico e crepuscolare, per concentrare ogni complessità, ogni venatura sul mito della frontiera, un film dunque realistico, cinico e politicamente scorretto, che rincara la dose su un pessimismo sconcertante, ma più che mai vero e quotidiano.
Unforgiven, il nome originale, di chi non riesce a perdonarsi o ad essere perdonato (i dialoghi iniziali di Will sulla moglie e sui peccati commessi in passato, che non sembrano dargli pace, nonostante abbia fatto una promessa di non bere più, la dicono lunga) danno un quadro perfetto di come ci si autocolpevolizzi di tutto e in questo, il senso di colpa cristiano, sembra dare la mazzata finale ingigantendo tutto.
Ci sono sicuramente tanti modi diversi per leggere un film come Unforgiven e uno potrebbe ancora una volta rimanerci male per la disarmante traduzione.
Se è anche vero che spesso e volentieri la storia è solo un incipit, in questo caso però, il fatto di aver puntato sulla donna e in particolare sulla prostituta, è già di fatto una scelta coraggiosa.
Se pensiamo che poi siamo nel western del 1880, in mezzo a così tanti uomini, "duri" e "tutto di un pezzo", sorridiamo nella scelta che si rivela sotto molti piani, una critica molto più estesa anche sugli usi e i costumi di allora.
La "Virilità" maschile viene presa così tanto di mira, in questa ottima opera di Eastwood, da non poter rimanere seri durante tutta la visione.
Lo stesso incidente scatenante nasce per un problema legato alla virilità, ovvero una prostituta che ride vedendo un cazzo piccolino di un cowboy, che si difende con le armi, ribadendo una sfrontatezza e un'animalità da palcoscenico che solo nella violenza può trovare una risposta.
Eastwood dimostra che anche in un western si può sorridere e più di tutto umanizza gli idoli del genere, senza ingigantirli, ma intenerendoli o rendendoli arrugginiti e anzianotti.