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sabato 28 gennaio 2017

Trafficanti

Titolo: Trafficanti
Regia: Todd Philips
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ispirato ad una storia vera, “Trafficanti” segue le vicende di due amici di Miami poco più che ventenni durante il periodo della prima Guerra in Iraq, che sfruttando un’iniziativa semisconosciuta del governo, iniziano una piccola attività relativa a contratti dell’esercito U.S.A.. Poco a poco, iniziano a vedere i frutti dei loro investimenti che li porta a vivere una vita agiata. Ben presto però i due amici si troveranno ad affrontare faccende al di sopra delle loro possibilità, un affare da 300 milioni di dollari per armare le Milizie Afghane - una mossa che li porterà in contatto con alcune persone a dir poco misteriose e che si riveleranno poi essere agenti del Governo U.S.A.

Trafficanti è l'ultimo lavoro di Philips regista che ha trovato una sua precisa collocazione a Hollywood con commedie demenziali, ottenendo un enorme successo con la trilogia di UNA NOTTE DA LEONI. Trafficanti non è brutto è solo maledettamente mediocre.
Finchè il film mostra due idioti patentati, la scelta non poteva risultare più favorevole (con il fastidiosissimo protagonista di WHIPLASH e il pippatissimo Jonah Hill), dunque la scalata al successo, le armi, il potere, etc.
Il problema è proprio qui quando il film muove il re, una scelta rischiosa che rischia lo scacco.
La caratterizzazione è povera e i due malcapitati da un momento all'altro sfoderano toni e ambizioni che rischiano di comprometterne il beneficio della risata, tra l'altro descrivendo un affare che sa di bravata uscito sui giornali come a dimostrare l'idiozia dell'intelligence americana.
Alla fine a differenza di LORD OF WAR, ambizioso ma narrativamente meno sciocco e inconsapevole, WAR DOGS rinarra senza guizzi e particolari riflessioni la marcia dei signori della guerra che da un momento all'altro fanno il botto, una coppia improvvisata che giocano una partita più grossa di loro e sapendo, questo lo spettatore lo intuisce anche senza sapere la storia vera, che tutto non potrà che finire male. Dal punto di vista dell'ironia poi il film non sembra dire tanto, sfruttando un impianto ingenuo e che a lungo andare mostra il limite raggiunto da Philips appena si accinge a rendere un po più complessa la struttura narrativa.