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mercoledì 1 gennaio 2014

Picnic ad Hanging Rock

Titolo: Picnic ad Hanging Rock
Regia: Peter Weir
Anno: 1975
Paese: Australia
Giudizio: 5/5

Nel giorno di San Valentino del 1900, durante la gita scolastica di un collegio australiano per fanciulle, tre ragazze e l'insegnante di scienze salgono verso la sommità delle rocce vulcaniche. Soltanto una viene ritrovata nove giorni dopo, ferita e senza memoria. Le altre scompaiono.

Mentre le ragazze si avviano lungo il sentiero, Miranda si gira verso l'insegnante per un sorriso e un saluto,quasi un addio.
"Oh,adesso so!" - esclama M.lle che sta sfogliando un libro d'arte.
"Che cosa sa?" - chiede Greta McGraw.
"Che Miranda è un dipinto di Botticelli."

Il tema natura/cultura come non si era ancora visto. Scegliere poi un posto così sconosciuto e inquietante come l'Australia non poteva che rivelarsi perfettamente funzionale alla critica e alla impressionante descrizione di questo microcosmo naturale pieno di meraviglie e luoghi pericolosi.
Non nascondo neanche la mia ammirazione per un regista che al suo secondo film spiazza completamente con un film difficile, onirico e sperimentale.
Dal romanzo di Joan Lindsay è stato tratto un film anticonvenzionale che se è vero che non parla di episodi realmente accaduti, riesce a provocare un'enorme angoscia e ansia nello spettatore catturato
dall'aspetto mistico alla più profonda inquietudine nel cercare di dare una spiegazione a qualcosa che non verrà mai spiegato. Infatti la storia scritta dalla Lindsay è completamente d'invenzione, anche se alcune frasi tratte da interviste con la scrittrice, hanno lasciato credere che vi sia qualche riferimento ad alcuni fatti di cronaca ma d'altronde spesso l'Australia viene usata per questo motivo ovvero per le innumerevoli sparizioni che avvengono, a tal proposito negli ultimi anni molti horror recenti sfruttano proprio questo fattore.
Non era facile per il tempo provocare con un film così difficile da inquadrare sotto il contesto culturale e che lascia sempre spiazzati quando si cerca di dare una spiegazione razionale.
Rispetto al romanzo non ci sono troppe contraddizioni come ogni storia che sfugge ad una classificazione di genere. La soluzione proposta dalla Lindsay nel suo libro, che non è stata accolta favorevolmente tanto è vero che il capitolo XVIII non è stato più pubblicato dopo il 1987, per capire di cosa parlo andate a leggere lo svolgimento del romanzo da cui il film è tratto, è dunque quella di trovare in fondo il significato che ognuno di noi preferisce.
Dunque il mistero non celato, cosa nasconde la natura e le cave di Hanging, alcune coincidenze anomale come la vecchia cipolla che si ferma alle ore 12 sia per il sig. Hussey che per la professoressa McCraw, Edith Horton che aveva accompagnato le altre tre per un tratto verso la Roccia in preda a una crisi isterica e non in grado, né allora né mai più in seguito, di rammentare qualcosa di quanto era accaduto in quel breve lasso di tempo. Tutti questi elementi sicuramente consolidano l'aspetto misterioso, per certi aspetti con qualcosa di macabro e forse esoterico.
Un film con degli intenti molto alti tali da non farlo mai sfociare nel genere fantastico o nell'orrorifico, dove peraltro alcuni critici hanno preteso di confinarlo, ma utilizzando alcune caratteristiche del gotico e del romanticismo per sviluppare la dicotomia tra irrazionale e consueto.
"L'impressione suscitata da quei picchi elevati induceva ad un silenzio così saturo della formidabile presenza della Roccia che persino Edith ammutolì.
Enormi massi,all'origine vomitati incandescenti dalle viscere ribollenti della terra,adesso si erano fermati,freddi e arrotondati nell'ombra dell foresta.Così camminavano silenziose verso i pendii più bassi,in fila indiana,ognuna rinchiusa nel mondo privato delle proprie percezioni,non rendendosi conto delle pressioni e delle tensioni della massa fusa che la tengono ancorata alla terra gorgogliante,degli schricchiolii e dei fremiti,dei venti vaganti,e delle correnti note solo ai saggi pipistrelli appesi a testa in giù nelle viscide caverne."
Un cult, sacro, da vedere e rivedere che non perde mai il suo splendore e l'aura di mistero ma anzi facendo ogni volta riflettere e cercare forse di trovare nuovi significati.