Titolo: Dead Room
Regia: Jason Stutter
Anno: 2015
Paese: Nuova Zelanda
Giudizio: 2/5
Due scienziati e una giovane medium
vengono inviati a indagare su una casa colonica nel sud della Nuova
Zelanda che i proprietari sostengono essere infestata. I due uomini
di scienza sono scettici su quanto è accaduto ma ben presto dovranno
confrontarsi con un'entità terribile pronta a tutto per proteggere i
segreti della residenza.
Le case infestate continuano ormai da
decenni a imporsi come sotto genere dell'horror.
Vanno di moda, piacciono. Le si provano
ormai tutte, come in questo caso cercare di dare un approccio
scientifico a qualcosa di metafisico e spettrale. Decidere di
riprendere e registrare qualcosa che forse non esiste.
L'idea di per sè non è nemmeno così
malvagia, soprattutto se nel trio dei protagonisti inserisci una
medium che non è chiaro cosa senta e cosa percepisca. L'errore
fatale del film è la narrazione, la messa in scena unita ad un ritmo
lento e noioso che smorza tutta la suspance e l'atmosfera che riesce
a resistere solo in alcuni passaggi.
Con un finale lacunoso e che distrugge
quel poco che il film riusciva a costruire, di fatto fatica a
procedere è in 80' di film, quando non succede niente per la prima
mezz'ora, allora significa proprio che c'è qualcosa che non
funziona.
La premessa di Stutter nasceva da
un'idea ancor più originale, ovvero che se i fantasmi decidono di
non fare la loro comparsa o preferiscono aspettare i loro comodi e
lunghi tempi, il film sembra fare la stessa cosa. Aspetta e fa
aspettare lo spettatore, purtroppo annoiandolo a morte, come di fatto
spetta a molti di coloro che vanno in giro a perdere tempo facendo
questi inutili esperimenti.