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giovedì 28 luglio 2011

Capitan America


Titolo: Capitan America
Regia: 1990
Anno: Albert Pyun
Paese: Usa, Jugoslavia
Giudizio: 3/5

Nel corso della seconda guerra mondiale alcuni nazisti selezionano un bambino italiano, Tadzio De Santis, per sottoporlo a degli esperimenti sulla mutazione. Creano così Teschio Rosso, un aberrante mostro dotato di superforze. Nel team medico vi è anche la dottoressa Vaselli che tenta di opporsi alla sperimentazione sugli umani, ma il tentativo fallisce ed è costretta alla fuga. Reimpiegata per le forze militari statunitensi aderisce al progetto per la creazione del supermilitare, sperimentando sul soldato Steve Rogers una modificazione che lo trasforma in Capitan America. La sua prima missione è però un fallimento: introdottosi in un rifugio nazista viene sconfitto da Teschio Rosso e legato a un missile indirizzato sulla Casa Bianca: all'ultimo Capitan America riesce ad evitare l'impatto, ma il missile devia sull'Alaska dove rimane intrappolato nel ghiaccio per più di cinquant'anni. Il momento viene immortalato in foto da un bambino.

Esisteva già una serie televisiva del ’44 e un film per la televisione del ’79 sul beniamino americano tanto amato dai suoi connazionali. Eppure ancora una volta le atmosfere anni ’90 e la scarsa fama del regista  hanno saputo andare oltre la deriva propagandistica e il fanatismo per veicolare su una storia più interessante e sci-fi che si rifà al filone dei b-movie americani prendendo spunto dal soggetto di partenza per andare oltre e dare una dimensione più a 360° gradi sulla storia del super-eroe.
Il film di Pyun non è brutto. Inizia in modo interessante, i nazisti che conducono i loro esperimenti su questo bambino che diventa poi teschio rosso; Steve che prima di sottoporsi all’esperimento sente la voce della Vaselli che gli dice –Si dimentichi l’Italia di Mussolini- quasi come a profetizzare che l’intera vicenda del terzo reich avrà proporzioni molto più vaste.
Eppure sembra di assistere ad una pellicola che cerca di dare enfasi alle gesta di un super-eroe pur sapendo che i mezzi e il budget non riescono a sostenere l’intero progetto e quindi Pyun trasforma quei pochi mezzi che ha in modo secondo me ottimale (ad esempio il lancio dello scudo, i trucchi e la tuta del protagonista e dell’antagonista, i combattimenti, le scene in esterni sui missili e altri oggetti sparati nel cielo).
Alcuni punti deboli sono il doppiaggio abbastanza squallido,  gli attori che cercano di essere il meno improbabili possibili senza riuscirci del tutto e l’azione che punta su quello che può riuscendo tuttavia a portare a casa delle scene interessanti per capacità e immaginazione e gli evidenti pochi mezzi a disposizione.
Il soggetto veicola sulle gesta del beniamino senza prendere un riferimento preciso, parte dalla nascita ma poi la deriva dopo il congelamento cambia drasticamente il ritmo del film.
La prima parte infatti è veloce, ha un buon ritmo e la suspence anche se centellinata c’è, poi dopo l’incidente Cap sparisce per poi ritornare dopo, elemento abbastanza anomalo in fase di stesura, un secondo atto lentissimo e con derive troppo sentimentali e un finale carico di esagerazione e scene alquanto abbozzate.
Interessante poi la scelta del cast in cui quasi la metà dei personaggi principali sono italiani tra cui spicca la allora semi-sconosciuta Francesca Neri in un ruolo molto magro su cui l’attrice non riesce a dare il meglio di sé.
Un film anomalo e curioso, distante completamente da tutti i canoni da super-produzioni o da block-buster(per fortuna non esistevano ancora nella dimensione asettica odierna) e devo dire anche qualche risata di gusto per un film che mi aspettavo sincerante molto più malvagio.