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lunedì 9 dicembre 2013

Striplife

Titolo: Striplife
Regia: AA,VV
Anno: 2013
Paese: Italia
Festival: TFF 31°
Giudizio: 2/5

Striplife racconta la giornata di sette personaggi che in comune hanno poco come stili di vita, età e classe sociale ma legati da un "destino" comune e ineluttabile, quello di essere nati nella Striscia di Gaza, un lembo di terra lungo 41 km e largo appena 6-7 km, che da decenni è in guerra - ad più o meno alta o bassa intensità secondo i periodi- con il suo vicino Israele.

Gaza in a day è un lavoro svolto per certi versi molto bene. Tecnicamente dalla sua ha una buona fotografia, l'amicizia con i ragazzi del luogo crea sicuramente un legame che in alcune scene viene reso molto bene.
La scansione con i progetti e l'impegno quotidiano dei giovani palestinesi che fanno parkour o suonano sulla spiaggia provando a fare rap (vietato) o si interessano a fare informazione riportando alcune scomode notizia sono le storie portanti e trainanti del documentario.
L'impegno dunque c'è, alcuni meriti ci sono eppure a mio avviso mancano gli intenti.
Ha vinto un premio al TFF con la seguente motivazione "Per l'originalità del progetto e per aver saputo descrivere in una forma innovativa un luogo particolarmente difficile come la Striscia di Gaza, reso invisibile dall'eccesso di immagini stereotipate con il quale quotidianamente viene guardato e descritto. È stata in particolar modo apprezzata la consapevolezza formale e la maturità dimostrata da quest'opera, che riesce a farci comprendere come per descrivere il reale non basti guardarlo così com'è, ma sia necessaria la mediazione cinematografica."
Io credo che non basti andare nella Striscia, sapendo bene la sensibilità del nostro popolo verso i palestinesi a filmare alcuni ragazzi nella loro quotidianità.
Ad un certo punto ho chiesto ai registi, visto che forse pensavano che fossi ideologicamente controcorrente, e alla sala se c'era qualcuno tra tutti gli spettatori dalla parte di Israele. Qualcuno ha riso e nessuno ha ovviamente alzato la mano. Io penso solo che bisognasse fare qualcosa di più cercando di sfruttare il vaso comunicante con questi ragazzi e il loro destino "segnato"senza limitarsi a montare immagini una dopo l'altra che lasciano un senso di vuoto mica da poco.