Titolo: Escape Room
Regia: Adam Robitel
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Sei persone di diversa provenienza si
vedono recapitare un misterioso pacchetto, che contiene un ancora più
misterioso puzzle a forma di cubo. Una volta risolto, questo produce
un biglietto d'ingresso per l'esclusivo complesso di escape room
della Minos, stanze chiuse da cui si può uscire solo risolvendo un
enigma. La Minos, mette inoltre in palio un premio di 10mila dollari
per chi riuscirà a venirne a capo. C'è il maniaco delle escape room
che parteciperebbe anche gratis, c'è la reduce delle guerre in medio
Oriente segnata dalle cicatrici, il ragazzo che non capisce perché
sia finito a partecipare, il genio della fisica timida al punto da
sfiorare l'autismo, il camionista che teme di essere sostituito in
futuro da IA dedicate alla guida e il broker egoista, narcisista e
arrogante: chi tra loro sopravvivrà a un gioco molto più mortale
del previsto?
Escape Room è uno di quei film fatti a
tavolino per sfruttare un'idea nemmeno tanto male.
Siamo in tempi duri per l'horror
commerciale dove ogni idea diventa una facile scappatoia per un
manipolo di sceneggiatori col fiuto per gli affari e il marketing a
discapito di una storia che parte bene ma già dal secondo atto si
arena sui dei buchi di sceneggiatura che lei stessa a fatto così
tanta fatica a costruirsi.
Un gruppo di persone completamente
diverse che per qualche strana e immotivata ragione (questa poi è
ridicola) hanno un elemento o un fatto singolare che le rende
complici.
Robitel aveva diretto un horror
anch'esso commerciale ma indubbiamente interessante con un'atmosfera
coinvolgente e un'attrice di tutto rispetto Taking
of Deborah Logan.
Un film che parlava di malattia
diventando una specie di provocazione ai film sulle possessioni con
il risultato che aveva brividi da vendere e un paio di scene davvero
inquietanti.
Poi c'è stata la parentesi INSIDIOUS e
infine questo ESCAPE ROOM.
L'idea di un thriller con venature
horror dove per andare avanti bisogna risolvere intricati indovinelli
è interessante e il cinema da questo punto di vista a fatto
certamente di meglio (CUBE, Exam,
Circle,
IDENTITA). Qui dal secondo atto ad esempio è proprio il ritmo a non
seguire più una logica. I personaggi sembrano tutti impazziti e dei
mezzi geni come McGuyver oppure cercando di essere misteriosi con il
risultato opposto, le location cambiano troppo di fretta e non hanno
neppure molto senso se non quello di inseguire una linea estetica a
cui ultimamente il cinema in mancanza di idee offre così in maniera
del tutto gratuita. In più il perchè alla base della scelta delle
vittime è da arresto e il climax finale chiude facendo peggio di
quanto ci si poteva aspettare. Rimane comunque la mano di un regista
che tecnicamente dimostra un certo talento e ripeto anche nel suo
esordio aveva dato prova di saper costruire un horror con
un'interessante atmosfera. I due film successivi sembrano aver creato
quel mestierante al soldo delle major sostituendolo invece con
quel'autore ispirato che al suo esordio sembrava dotato di un certo
talento.