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martedì 12 aprile 2022

Ghiaccio


Titolo: Ghiaccio
Regia: Fabrizio Moro, Alessio De Leonardis
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Giorgio è una giovane promessa del pugilato, che vive insieme alla madre nella periferia di Roma e sogna di diventare un campione, per poter cercare un riscatto dal lascito di suo padre
 
Ghiaccio è un bel film anche se per alcuni versi abbastanza paraculo. Giacomo Ferrara per quanto sia insopportabile come attore, dove poteva salvarsi solo in SUBURRA ma non certo per la sua performance, qui viene aiutato da un cast funzionale dove nella solita borgata romana i co protagonisti riescono a dare enfasi alle caratterizzazioni dei loro personaggi.
E' un film costellato di stereotipi dove dall'inizio alla fine non emerge mai un colpo di scena. Tutto è telefonato con la solita struttura e le solite scelte narrative (Giorgio che spaccia e si redime con la boxe, il suo allenatore con i sensi di colpa che arriva a farsi odiare dalla moglie perchè paga il debito di Giorgio, una ragazza che crede in lui, i pusher cattivi che cercano di truccare gli incontri).
Insomma prende dappertutto senza concedersi mai un minimo di coraggio o una sua storia personale che possa dare linfa vitale al genere della boxing ma invece cerca in maniera ostinata di perseguire tutte scelte già viste migliaia di volte. A parte questo il film è girato molto bene, riesce sempre in un qualche modo ad intrattenere cercando la lacrima facile e regalando solo con il contagocce qualche bel combattimento. Giorgio/Spadino alla fine indovinate chi dovrà affrontare? Lo Zingaro..
Ghiaccio perchè prima dell'incontro immergere le mani nel ghiaccio fa sì che non si senta più il dolore e la paura..finale molto melenso con la solita vittima sacrificale a ergersi per salvare il suo degno erede.

sabato 5 marzo 2022

Catch the fair one


Titolo: Catch the fair one
Regia: Josef Kubota Wladyka
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una ex campionessa di pugilato di origine nativo americana intraprende il combattimento della sua vita quando va alla ricerca della sorella scomparsa.
 
Dopo MANOS SUCIAS Wladyka torna a misurarsi con un indie che sfocia nel dramma sociale con venature da revenge movie e una critica al mondo della prostituzione e delle vittime di tratta.
C'è lo sport, la boxe, a rendere viva e accendere Kaylee di speranze ma anche di illusioni.
Una speranza sulla possibilità di trovare la sorella fa sprofondare la protagonista in un mondo di violenze e soprusi dove persone apparentemente adeguate con moglie e figli nascondono terribili segreti trattando le native americane come merce di scambio.
Catch the fair one colpisce come un diretto e fa male. Kaylee è una protagonista interpretata da una lottatrice professionista che riesce a dare enfasi e pathos ad un personaggio spesso sfuggente e ambiguo. La narrazione non porta mai a scelte semplici, rifugge da ogni happy ending strutturando gli intenti mano a mano che sembrano palesarsi gli obbiettivi. Daniel Henshall come sempre da struttura e carattere ad un personaggio sporco e sadico in un circolo vizioso dove la donna continua ad essere trattata al pari delle bestie e dove Kaylee si butta nella disperata ricerca sapendo che dovrà incassare parecchi colpi. Un film sporco e cattivo, tenero in attimi fugaci quando Kaylee concede quegli sprazzi di sorriso, cercando di dare un senso alla sua vita e battendosi per molte donne che non hanno la stessa forza e ostinazione.

martedì 11 maggio 2021

Jungleland


Titolo: Jungleland
Regia: Max Winkler
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Per pagare il loro debito con un boss del crimine, due fratelli devono accompagnare una ragazza in Nevada e partecipare a un torneo clandestino nel quartiere di Chinatown a San Francisco.
 
Jungleland è un film sincero, un affresco su quell'America che vuole raccontare i propri drammi e che non concede scelte facili spesso portando a scelte e destini ineluttabili. E' così ancora una volta c'è la boxe come scelta disperata come way of life, come metafora sociale, come riscatto e rivalsa. Ci sono due fratelli con un macigno addosso di sofferenza e problemi con la malavita. Jungleland grazie anche a Hunnam che non smette di sorprendere e l'ottimo come sempre O'Connell riesce nel difficile compito di dare sempre lo stimolo giusto quando le carenze narrative diventano evidenti con degli scivoloni enormi e soprattutto non riuscendo mai a far esplodere il dramma come si deve. Per fortuna che la complicità tra i due attori inglesi è evidente come la new entry della ragazza da scortare che diventa perfetta per osservare al meglio il difficile rapporto fraterno.
Gli incontri di boxe sono eccellenti e cruenti al modo giusto ma non riescono ad essere incisive come i dialoghi e i battibecchi tra Stanley e Lion.

mercoledì 6 febbraio 2019

Creed 2


Titolo: Creed 2
Regia: Steven Caple Jr.
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Adonis Creed ha tutto. Tutto quello che un atleta e un uomo possono desiderare: il titolo di campione del mondo dei pesi massimi e l'amore di Bianca, a cui chiede di sposarlo. Ma a un passo dalla felicità, il passato torna e lo sfida. Il suo fantasma ha il volto e i muscoli di Viktor, figlio di Ivan Drago, che trentaquattro anni prima ha ucciso suo padre sul ring. Sconfitto da Rocky Balboa, abbandonato dalla consorte e dimenticato dal suo paese, Ivan cresce il figlio a sua immagine e cerca il riscatto al suo fianco. Adonis accetta di combattere contro Viktor ma Rocky non ci sta. Almeno fino a quando il suo pupillo non comprenderà la sola cosa per cui valga la pena incassare pugni e assestarne: la famiglia.

Ci sono numerosi fan di Rocky. A me è sempre sembrata una lagna lunghissima e inespressiva come il suo protagonista.
Creed 2 è un sequel di una serie di sei film. Una lunga ed eterna storia d'amore tra Stallone e la boxe e tutti quelli che sono arrivati dopo (figli, nipoti, mogli morte, vecchi nemici che tornano, glorie che nascono), una soap opera in pieno spirito yankee.
Ora i perchè del film sono chiari e lampanti come il bisogno di chiudere un dittico che alla fine poteva essere molto peggio e così per fortuna non è stato.
Il problema per me è sempre uno: scegliere per chi tifare. Come per la Guerra Fredda che qui ha diversi motivi per cui possa essere collegata, ho da sempre preferito i russi e in più Viktor Drago ha una storia molto più interessante del suo rivale Adonis Johnson che come il suo attore Michael B. Jordan risulta fastidiosissimo.
Si ribaltano i ruoli. I russi sono i poveri e reietti sconfitti rintanati in Ucraina con i loro sensi di colpa mentre in America abbiamo il ricco pugile della middle class che sembra un ormone impazzito sbattuto qua e là.
Il film non regala nessuna sorpresa, i dialoghi sono stucchevoli come non mai, Stallone a differenza di Lundgren, sembra molto più in là con l'età, è tutto dall'inizio alla fine suona esageratamente convenzionale dove anche quando Drago nel finale getta la spugna sembra per certi versi ridicolo.
Un film che il pubblico e il botteghino voleva e il risultato è appunto quello che il botteghino e il pubblico esigevano.
Uno degli accessori che ho apprezzato e non mi aspettavo è stato quello di Ludwig Gorannson di rispolverare il celebre tema di Bill Conti.

lunedì 18 aprile 2016

Creed-Nato per combattere


Titolo: Creed-Nato per combattere
Regia: Ryan Cogler
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Adonis Johnson non ha mai conosciuto il suo celebre padre, il campione del mondo dei pesi massimi Apollo Creed, morto prima della sua nascita. Nonostante tutto, non c'è modo di negare che la boxe scorra nelle sue vene, quindi Adonis va a Philadelphia, luogo del leggendario incontro tra Apollo Creed e lo sfidante Rocky Balboa. Una volta arrivato in città, Adonis rintraccia Rocky e gli chiede di essere il suo allenatore. Nonostante l'insistenza nello spiegare al giovane che lui ormai è fuori dal giro da parecchio tempo, Rocky vede in Adonis la stessa forza e determinazione caratteristiche di Apollo, il fiero rivale che diventò anche l'amico più stretto.

Creed è Rocky con un altro nome.
Il figlio illegittimo di Apollo che chiede insegnamenti al vecchio Balboa.
Sembra una trama da telenovela ma così non è. Diciamo un franchise che da nove anni era rimasto fermo a prendere polvere e invecchiare.
In fondo i film sulla boxe vecchia scuola, come questo film appare, mischiando solo alcuni elementi con una realtà più moderna, dicono poi quasi sempre le stesse cose e sono strutturati allo stesso modo. Tutti quasi sempre almeno.
Creed non fa una piega. Segue per istinto gli originali, non copiandoli ma procedendo sugli stessi binari e aggiungendo un tocco di modernità a cui prima accennavo come la buona regia di Ryan Cogler, Prossima fermata-Fruitvale Station e il suo attore feticcio Michael B.Jordan e tutto sommato uno Stallone assolutamente a suo agio a vestire i panni dell'insegnante.
Se poi ci aggiungiamo l'umiltà di Balboa con la sfrontatezza di Creed, una chemioterapia del mister che serve come mordente per catalizzare sensibilità lacrime ed empatia, combattere contro l'ingiustizia e tutti i valori che portano Creed a diventare campione, allora il motore è ben oliato in due ore di film senza mai annoiare. Una buona distrazione.

lunedì 5 ottobre 2015

Southpaw

Titolo: Southpaw
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Detroit ai giorni nostri. Billy "The Great" Hope è un campione di boxe. E' un "southpaw", un pugile mancino, dallo stile aggressivo e brutale. E' all'apice della sua carriera, ha una moglie che adora, Maureen, e una figlia piccola. L'incontro con il suo rivale Miguel "Magic" Canto cambierà la sua vita per sempre. Durante una violenta rissa Maureen viene uccisa e da quel momento l'esistenza di Billy è sconvolta: la sua carriera è finita, la figlia è affidata ai servizi sociali. Billy deve ricominciare dal nulla, con l'aiuto e gli insegnamenti del vecchio pugile Tick. Giorno dopo giorno inizia la dura risalita...

Ormai Hollywood dovrebbe capire che la boxe è stata ampiamente abusata. I film non si contano più per quanti ne vengono continuamente vomitati così come i temi e le sotto-trame sull'argomento.
Ecco Southpaw sembra impegnarsi a cercare di non fare mai quello sforzo di trama e sceneggiatura che ci si poteva aspettare. Non sfrutta la bravura del cast, incasellandolo in caratterizzazioni stereotipate e dalla seconda metà in avanti diventa pure noioso.
A mio malgrado lo script è stato pure affidato a Kurl Sutter autore di una saga che ho molto apprezzato come SONS OF ANARCHY, qui invece si notano svariati limiti.
Dalle stelle alle stalle e ritorno, però in questo caso, se la musa e ancora ispiratrice del pugile era la moglie, dopo l'incidente scatenante diventa proprio il limite invalicabile del film.
Fuqua forse è più specializzato in scene d'azione (anche se un pò esageratamente), mentre qui è tutto una mosceria e un appiattimento. Whitaker anche lui non viene sfruttato a dovere e 50 cent conferma di non essere un attore e peraltro molto fastidioso sempre in ruoli da boss o pappone.

Le parti con la figlia in e out dal tribunale sono palesemente fessacchiotte e Billy che collassa ubriaco nella sua villa e va a sbattere volontariamente con le macchine di lusso contro gli alberi la dicono lunga sulla pochezza di idee e la banalità sconcertante per coprire i buchi nel film.

sabato 12 marzo 2011

Fighter

Titolo: Fighter
Regia: David O.Russel
Anno: 2010
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La storia inizia con Dicky, un uomo che è l'orgoglio dell' intera cittadina - in passato ha combattuto contro Sugar Ray Leonard - ora caduto in disgrazia. Nel frattempo, suo fratello Micky è diventato a sua volta un puglie, la sua carriera è appena agli esordi ed è gestita dalla madre Alice.

"Prendi tutta quella merda che abbiamo dentro e sprigionala sull'avversario"sono le battute di Dicky al fratello prima dell'ultimo round finale"
Una richiesta disperata in cui si concentra tutta l'anima del film e l'umanità travolgente che sancisce continuamente il tono dei rapporti tra i personaggi del film.
Al suo quinto film O.Russel centra completamente l'obbiettivo con un film maturo,difficile e per certi versi scomodo. La filmografia sulla boxe ha avuto svariati film interessanti, ma questo aggiunge qualcosa in più almeno dal punto di vista del contesto famigliare e dei rapporti sociali in particolare il legame molto intenso tra i due fratelli.
Se Walhberg non va mai oltre tocca a Bale rubare la scena a tutti con un'intrepretazione di un tossico che passa le giornate a fumare crack senza precedenti. La sua verve è così intensa da farti stare male in alcuni passaggi e infatti l'attore si è di nuovo sottoposto ad un drastico cambiamento fisico per entrare meglio nel personaggio.
Un dramma che inizia e si conclude con dei passaggi molto malinconici e una regia che assomiglia a quella del film di Montiel contando che Aronofsky ha dovuto abbandonare il progetto per il suo THE WRESTLER.
Probabilmente visto il risultato è stato meglio così.