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sabato 28 gennaio 2023

Vento fa il suo giro


Titolo: Vento fa il suo giro
Regia: Giorgio Diritti
Anno: 1995
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Chersogno è un paesino sulle Alpi Occitane italiane abitato ormai solo da persone anziane che sopravvivono grazie ad un po' di turismo estivo. Una ventata di novità arriva quando un ex professore francese vi si trasferisce con la sua famiglia.
 
Il vento fa il suo giro era in programmazione quando lavoravo come proiezionista al cinema Empire a Torino. E'stato il film sorpresa da quando ho lavorato lì perchè è legato a troppi ricordi nonchè ad una critica di pubblico che lo elogiava ad un vero piccolo capolavoro della cinematografia indipendente italiana. Un film anomalo per certi aspetti con una scrittura e una messa in scena che difficilmente arriva nelle sale. Un film antropologico, politico, una analisi critica e sociale in ottica etnografica con cui il film scardina alcuni luoghi comuni sulla vita contadina in montagna, in un paesino ostico e difficile, dove la vita è dura e dove sembra quasi di essere esclusi dal resto della società. Diritti riesce in un contesto tutt'altro che semplice a fare breccia e creare a Cersogno una collettività quanto mai viva, dove le interpretazioni amatoriali (interpretare se stessi) e parlando in dialetto occitano ricreano qualcosa di vero e unico che riesce a regalare un'esperienza cinematografica e sociologica incredibile. Il sorprendente realismo dell'opera emerge dall'inizio alla fine regalando momenti magici come quello della fiaccolata, delle bassezze e degli intrighi volti all'esclusione dei valligiani forestieri. Alla paura dello straniero visto come pericoloso e ladro, al capro espiatorio e la vittima sacrificale del villaggio, il matto. Tutto questo unito ad un uso eccellente delle musiche che riescono grazie alla potenza visiva delle montagne e dell'alta Valle Maira ha regalare un'esperienza che mancava nel nostro cinema.


domenica 10 ottobre 2021

Castle Freak (1995)


Titolo: Castle Freak (1995)
Regia: Stuart Gordon
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Due coniugi in crisi insieme alla loro figlia cieca si trasferiscono in Italia, in un castello. Misteriosi avvenimenti si susseguono tra le mura, in quanto la loro figlia dice che qualcuno, di notte, le fa visita nella sua camera. In realtà, nel castello, vive un essere deforme...

Castle Freak sembra quasi un omaggio al cinema neo gotico italiano. Un b movie con un insieme di caratteristiche che convergono per riprendere, con una storia semplice ma funzionale, alcuni stilemi del genere che divenne famoso da noi e poi esportato e copiato praticamente ovunque.
Gordon ha semplicemente quel tocco in grado di rendere omaggio e fino ad ora riuscire a dare vita alla migliore opera tratta dai romanzi di Lovecraft. Per questo quando mette mano all'horror ci si deve sempre aspettare qualcosa di buono. In questo caso in un film così pieno di omaggi assistiamo alla parabola del mostro divenuto tale a discapito di angherie e torture quando bisognava nascondere un segreto familiare legato alla nobile casata. Una famiglia semi disfunzionale dove John in preda a mille deliri sembra fare di tutto per non rimettere le cose a posto dopo la tragedia ai danni del loro piccolo figlio. Un castello abbandonato dove addirittura il corpo della vecchia torturatrice viene riesumato dal letto e dove di lì a poco tutto siglerà il risveglio della bestia che come un animale indifeso attaccherà chiunque si avvicinerà in maniera brutale e violenta arrivando a vere e propre scene splatter gore come quando divora la vagina della prostituta o strappa a morsi il capezzolo.


martedì 11 maggio 2021

Mortal Kombat (1995)


Titolo: Mortal Kombat (1995)
Regia: Paul W. S. Anderson
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Sonya, Lui Kang e Johnny Cage sono tre esperti di arti marziali che lottano contro avversari demoniaci per salvare il destino del mondo.
 
In assoluto uno dei migliori film tratti dai video giochi. Mortal Kombat diretto da Anderson (uno dei suoi film migliori come messa in scena) è una tamarrata pazzesca volutamente trash e così piena di imperfezioni e testosterone da renderlo fantastico per gli amanti del video ludico.
Una continuum di combattimenti con scenografie interessanti quanto penose nel tentativo di prendersi sul serio. Un gruppo di personaggi armati di stereotipi e una storia di una banalità pazzesca. Eppure per chi come me giocava al videogioco e in quegli anni riuscì a vedere il film al cinema, è rimasto un affetto in parte immotivato rispetto a questa pellicola che comunque rispetto al sequel e a tanti film tratti dai videogiochi può vantare una sua dignità.

mercoledì 24 marzo 2021

Virus letale


Titolo: Virus letale
Regia: Wolfgang Petersen
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il colonnello Daniels viene inviato dal governo in Africa per indagare su un virus sconosciuto che sta decimando gli abitanti di un villaggio
 
Più attuale di così con una pandemia in corso da più di un anno non poteva essere.
Virus Letale è un film interessante con un budget faraonico e un cast stellare, fatto e confezionato per il grande pubblico diventando un blockbuster perfetto.
Dramma, azione, tensione, cospirazione. Tanti elementi funzionali a dare sostanza e ritmo ad una storia che parte da elementi chiari e precisi nonchè classici per trascinare i suoi personaggi in un caos mediatico e passare da un assurdo all'altro arrivando addirittura a controvertire le scelte del proprio paese affidandosi ad una abnegazione di fatto sancendo come il governo di solito sia marcio e corrotto. Scienziati al posto di politici e funzionari del governo che dovranno da soli gestire la patata bollente, dimostrando come i valori onesti e puliti prevalgano sulle scelte scellerate di chi alla fine ragiona solo in termini di numeri e consensi.
Il virus Motaba dimostra poi la solita paura occidentale nei confronti di qualcosa di estraneo che finchè è confinato in Africa e devastando la popolazione non è un problema per nessuno basta bombardarlo come nella scena iniziale. Quando arriva in California a bordo di una nave quasi fantasma la paura si materializza con effetti immediati.
Alcuni momenti di eccessiva enfasi e sdolcinati intenti rendono il film paradossalmente ridicolo come la lotta tra i coniugi per avere l'esclusiva sulla coppia di cani.




domenica 11 ottobre 2020

Vampiro a Brooklyn


Titolo: Vampiro a Brooklyn
Regia: Wes Craven
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Maximilian è l'ultimo sopravvissuto di una stirpe di vampiri di un'isola caraibica, e deve trovare una compagna per non far estinguere la linea. Giunto a Brooklyn, trova Rita, il cui nonno era un vampiro, che soffre di incubi che non riesce a comprendere; Max prova a portarla verso un futuro da succhiasangue, ma la ragazza è combattuta...

Wes Craven è un regista che soprattutto negli ultimi anni non è riuscito a dare il meglio di sè come ha fatto con i suoi esordi imponendosi come uno dei cineasti horror più importanti e prolifici di sempre (NIGHTMARE,COLLINE HANNO GLI OCCHI,SCREAM). L'unione di fatto con la famiglia Murphy che ha voluto e prodotto il film, nonchè scritto e molto altro ancora, rimane una delle operazione commerciali meno riuscite dove il tocco del maestro rimane distante, lontano da un'opera che non riesce mai a far ridere e tantomeno a far paura. Ghoul, una galleria di personaggi afro, trasformazioni ed esecuzioni dozzinali (l'estrazione del cuore all'inizio nella sua pochezza è la scena più splatter se vogliamo), un cast dove Eddie non riesce a dare brio ed enfasi al suo personaggio alternando le solite pose e senza mai dare quell'estro che lo caratterizza.
La Brooklyn metropolitana con il suo degrado è la parte migliore, ma il film dopo il primo atto annoia e verosimilmente lo spettatore non sa mai cosa aspettarsi finendo per digerire una black comedy dove la demenzialità è la vera protagonista.

sabato 1 agosto 2020

Pronti a morire

Titolo: Pronti a morire
Regia: Sam Raimi
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il dispotico ras di Redemption organizza un torneo a eliminazione di sedici duelli alla pistola.

Sam Raimi è un regista che stimo molto avendo dato vita a capolavori intramontabili e cult di tutto rispetto. Come molti autori ha avuto un incursione nell'universo Marvel prendendosi le sue giuste distanze, dimostrando di saper essere un artista in grado di sguazzare perfettamente tra film d'azione e horror originali e pieni di ritmo o come in questo caso omaggi profondi e di solo intrattenimento e non così originali come darsi allo spaghetti-western.
Pronti a morire a parte essere una parata di star è un film in fondo già visto con un torneo tra pistoleri per vedere chi sia il migliore, con l'antagonista perfido e glaciale (Hackman che vola alto sopra tutti gli altri attori) facendo una sorta di ricalco parodistico sui film di Leone in primis e attingendo a piene mani dai classici stereotipi del genere, riproponendo formule già viste con tanta azione fracassona, buchi nelle teste e di fatto un ritmo che non rallenta mai dando almeno azione a profusione a raffica senza mai fermarsi per quanto i personaggi siano molto stereotipati e i dialoghi tagliati con l'accetta.
Pur non dicendo molto, riesce ad essere semplice, d'effetto e divertente, vedere così tanti buoni attori fa sempre piacere, in più era uno dei momenti in cui Sharon Stone (una delle più belle attrici del cinema di sempre) era lanciatissima in carriera arrivando a co-produrre il film di cui è protagonista assoluta.

lunedì 27 luglio 2020

Racconti della Cripta-Il signore del male


Titolo: Racconti della Cripta-Il signore del male
Regia: Gilbert Adler
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Frank Brayker è l'ultimo dei guardiani, ovvero delle persone che da secoli si tramandano una chiave contenente il sangue di Gesù. Un demone se ne vuole impadronire in quanto con quella chiave (e con le altre 6 trovate nei secoli precedenti) la sua razza potrà prendere il controllo del pianeta. Frank Brayker vuole impedirlo e per questo si barrica in un hotel insieme alle persone che lo frequentano abitualmente per cercare di resistere tutta la notte, infatti con la luce del giorno i demoni devono sparire e loro potranno tranquillamente andarsene.

Sembra un parente lontano della Torre Nera questo tassello fondamentale della trilogia sui comics dei Racconti della Cripta. Il migliore grazie ad una storia che tiene incollati allo schermo per tutta la durata, ad un ritmo che non rallenta mai, a buone dosi di splatter, combattimenti, sparatorie, battaglie con i demoni e tanto altro ancora con una trasformazione demoniaca del bambino verso il finale interessante. Si ride poco e male, ironia nerissima per un film che sicuramente esagera nel plot con derive religiose e il sangue di Cristo nascosto nella fiaschetta, ma il sangue che protegge dai demoni, Billy Zane in forma smagliante a regalare un villain coi fiocchi incredibilmente cazzuto e una buona galleria di attori che riescono a dare il loro meglio contando che praticamente tutto il film è girato all'interno di questo hotel "ai confini del mondo" restano le basi solide sui cui si regge l'intera pellicola.
Rispetto a Racconti Della Cripta - Il Piacere Del Sangue per fortuna la parte comica è relegata a macchietta, l'incipit di Crypt keeper non è poi così male e nel reparto degli effetti speciali il make up è leggermente superiore e la fotografia domina con quel blu e nero sparato all'interno dell'hotel.


lunedì 20 luglio 2020

Congo


Titolo: Congo
Regia: Frank Marshall
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Gli uomini di una spedizione alla ricerca di diamanti in Congo vengono massacrati da alcuni gorilla. Viene inviato un secondo gruppo, con uno scienziato in grado di comunicare con i primati.

Congo è un classico film di genere, leggermente pasticciato nel suo cercare di evolversi continuamente e mettere più carne al fuoco possibile mischiando la lotta dell'uomo contro la natura, guerre locali africane per accaparrarsi il potere, antiche città scomparse, l'analisi dettagliata del progresso scientifico, multinazionali alla ricerca di un purissimo diamante necessario per la messa a punto di rivoluzionarie tecnologie laser, potenzialmente impiegabili anche a scopo militare e infine molteplici interessi che agiscono assieme nello stesso team. Primati, sci-fi e azione e una piccola parte più horrorifica finale con tanto di scimmie preistoriche e cannibali e un'atmosfera che usando le parole del rumeno Herkermer Homolka intrepretato da Tim Curry, rilegge le miniere del re Salomone di Rider Haggard.
Marschall (ARACNOFOBIA, ALIVE), il produttore associato di Steven Spielberg, fa un buon lavoro da mestierante conoscendo bene i mezzi e riuscendo grazie ad un cast funzionale a creare un buon ritmo e dare la giusta caratterizzazione ai personaggi anche se alcuni servono solo come stereotipi per mandare avanti la narrazione.
Nella sua sconclusionatezza generale come la trattativa in Africa cercando di corrompere i funzionari locali, il film passa da un estremo all'altro diventando un concentrato di intrattenimento dove forse la parte più noiosa e data dai momenti di tenerezza e i dialoghi tra lo scienziato e il gorilla Amy. Comparsata iniziale per il buon Bruce Campbell



domenica 8 marzo 2020

Bad boys

Titolo: Bad boys
Regia: Michael Bay
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Burnet è tutto famiglia e lavoro. Lowrey è ricco ed è un playboy incontenibile. Fanno i poliziotti e lavorano in coppia. Per sgominare una banda di trafficanti di eroina dovranno scambiarsi i ruoli che sono loro abituali nella vita. 

Bad boys nel suo cercare di essere politicamente corretto e mettere due protagonisti di colore, non si rende conto che proprio questo sodalizio perde punti già sul nascere. Se la fortuna del buddy movie aveva sempre il contrasto tra il bianco e il nero 48 oreArma letale, BEVERLY HILLS COP e tanti altri ancora, qui la coppia del bello e serio e del brutto e simpatico non riesce a reggere e portare sulle spalle tutto l’arco del film.
Soprattutto contando che in film come questi l’alchimia della coppia vale l’80% del film così come le gag, le litigate, il conoscersi e non andare d’accordo, l’accettarsi in tutte le diversità.
Il personaggio poi di Mak Lowery è detestabile fin da subito con quella sua spocchia e il suo vantarsi di essere borghese dovendolo mostrare a tutti i costi, in questo caso con le auto di lusso.
Il film poi è una cozzaglia di quei luoghi comuni che diventano noiosi alla radice, in cui il non prendere in considerazione un colpo di scena che sia uno, abbassa il ritmo e i toni del film che punta tutto sulla deflagrazione, sui rocamboleschi inseguimenti, sulla distruzione di tutto ciò che Bay può far distruggere come farà in tutti i suoi detestabili 

domenica 27 ottobre 2019

Signore delle illusioni


Titolo: Signore delle illusioni
Regia: Clive Barker
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Philip Swann è considerato il più grande illusionista del mondo. Tuttavia pochi sanno che in realtà nei suoi spettacoli non utilizza dei trucchi, bensì vera magia. I suoi poteri derivano da una devastante esperienza di dodici anni prima, quando aveva cercato di cogliere l'autentica percezione della realtà da Caspar Quaid, un uomo con poteri ed abilità demoniache. Per costringere Swann a essere il suo braccio destro nella distruzione del mondo, Quaidd rapisce una ragazzina, Dorothea, e nelle vicende che portarono alla sua liberazione, Swann sembra esser riuscito a uccidere e sigillare l'anima di Quaid. Tuttavia, dodici anni dopo questi eventi, alcuni seguaci di Quaid iniziano a compiere dei massacri e si mettono alla ricerca di Swann, ora marito di Dorothea. Per impedire il risveglio del vecchio mentore, Swann inscena la sua morte. La cosa insospettisce Dorothea, all'oscuro dei piani del marito, e decide di ingaggiare il detective Harry D'Amour (perseguitato da visioni demoniache) per far luce sugli eventi.

Barker per me è una sorta di profeta. Un personaggio da adorare ancora più di Lansdale e King.
Un autore, scrittore, pittore, regista, sceneggiatore e molto altro ancora che mi ha fatto scoprire il male sotto un'altra forma.
Il suo terzo film sicuramente non ha i fasti e non è così semplice da tradurre su grande schermo come lo erano stati i due precedenti lavori per numerosi motivi.
In primis la storia, molto complessa, tantissimi personaggi, molta simbologia, tematiche e modalità che assomigliano moltissimo alla sua graphic novel Apocalypse - Il grande spettacolo segreto (The Great and Secret Show), un fumetto incredibile in due volumi da leggere e rileggere più volte, tant'è che pensavo inizialmente che fossero la stessa cosa ma poi sono andato a rileggermi il Libro di sangue visto che nel fumetto la sinossi parlava dell'infinita lotta tra il bene e il male, in una versione in cui si contrappone la fame di potere al semplice elevarsi dello spirito a essere cielo.
Il film poi merita un'importante considerazione ovvero i tagli che sempre di più piovono come meteore impazzite da parte della produzione che su talenti di questo tipo deve mettere sempre le mani.
Amputare Cabal è già di per se un dramma, ma non inficia troppo sulla storia, farlo con Lord of the illusions è un atto criminale perchè la storia è complessissima e nonostante tutti gli sforzi del caso, si rischia di trascurare od omettere particolari che servono a dare chiarezza su una buona parte dei misteri e dei colpi di scena.
A livello tecnico il film è sicuramente segnato da un sacco di soldi che necessitavano e gli effetti in c.g, alcuni sono davvero orribili come il mostro/fantasma, Swann che cerca di apparire con un tremendo 3d in versione triangoli del Tagliaerbe. Dall'altra parte invece alcuni effetti sono abbastanza impressionanti, Quaid nel finale quando si leva la maschera ha un make up funzionale così come l'indemoniato che all'inizio turba il sonno di Harry.
Il film con meno violenza e sangue in assoluto per essere di Barker. Un film che come il romanzo, Il mondo in un tappeto, che spero qualcuno prima o poi prenderà in considerazione, ha una valenza magica, meno orrorifica ma più mistica e legata se vogliamo a quell'orrore satanico che a Barker piace molto. Qui i rimandi sono più al soprannaturale, alle illusioni, a ciò che sembra ma non è, ad un investigatore privato che entra in una sub cultura che non conosce e di cui non sa nulla come noi del resto.



giovedì 24 ottobre 2019

Specie Mortale

Titolo: Specie Mortale
Regia: Roger Donaldson
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Alcuni scienziati assemblano un Dna secondo le indicazioni di un extraterrestre. Pentiti, tentano di uccidere la bimba creata, che però fugge, cresce a vista d’occhio e cerca di riprodursi.

Specie Mortale è un b-movie, un film sci-fi con alcune cadute nel trash ma allo stesso tempo riesce ad essere stranamente oggetto di culto da parte di nobili nerd della fantascienza.
Quella a cui non manca l'action più spedito, alcune scene erotiche dal momento che bisogna sfruttare il fascino fuori dal comune di Natasha Henstridge, dialoghi a volte improbabili, scene truculente, Hans Ruedi Giger scomodato per creare il mostro è poi quel girotondo per cui il film cerca un equilibrio che non trova mai, diventando a ratti estremamente bizzarro, violento, e con alcune scene di sangue notevoli, mentre dall'altro sembra aver avuto una gestazione complessa a partire da un cast che vede un sacco di nomi noti quasi tutti sprecati fino ad alcuni momenti di non-sense molto forti che viste le premesse possono pure starci.
Una cazzatona divertente e che nella sua apparente ingenuità cerca di prendersi molto sul serio con una storia che aveva delle premesse se non proprio esaltanti, almeno all'altezza.
Sil è quell'esempio o quella metafora su cui il cinema di sci-fi negli anni continua a lavorare con risultati altalenanti, dalle invenzioni di SPLICE fino a MORGAN, che avverranno dopo, il film di Donaldson è un fanta-horror di puro intrattenimento, quel film che vogliamo poter pensare un ibrido malato tra ALIEN e DETECTIVE STONE, un po una baracconata fatta apposta per intrattenere e divertire.

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mercoledì 2 ottobre 2019

Waterworld

Titolo: Waterworld
Regia: Kevin Reynolds
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Dopo lo scioglimento dei ghiacciai, il mondo è ricoperto dalle acque e la società sprofonda nella barbarie. Un eroe solitario, tormentato dalla propria diversità legata a mutazioni genetiche che privilegiano l'adattamento alla nuova situazione ambientale) difende una giovane donna e la figlia di questa dalla tribù degli Smokers: sulla schiena della bambina è infatti tracciata la mappa per raggiungere la terra promessa di Dryland.

Il MAD MAX degli oceani. Waterworld aveva sicuramente dei pregi evidenti trattando una materia per certi versi atipica e originale, un Medioevo nel XXI secolo frutto di un cataclisma che ha causato l’innalzamento delle temperature e lo scioglimento delle calotte polari, portando all'inghiottimento di tutti i continenti e di buona parte della popolazione.
Waterworld è un film distopico costato 175 milioni. Il più grande flop commerciale del cinema degli anni Novanta, un film fantastico-avventuroso spettacolare e fumettistico con una trama di un'ingenuità rara, ma in fondo solo un pretesto per raccontare l'ennesimo viaggio dell'eroe di un meta-umano con le branchie, solo contro tutti, che si lancerà alla ricerca della terra perduta con la bambina che ha tatuato sulla schiena la mappa della terra promessa.
C'è il popolo d'Israele, i sacrifici, le prove, i nemici "Smokers"rubati alla meno peggio dai film di Miller, l'insopportabile Kostner e per fortuna, anche se dosate con il contagocce, alcune creature marine decisamente affascinanti. Per fortuna il film non ha quel contorno e quella natura romantica che con un eroe solitario come Kostner ci si poteva aspettare.
Non macina e trasuda sangue come i film di Miller, ma dal canto suo prova a mettersi in gioco con alcune scene e momenti decisamente gradevoli, ad esempio legato ai freaks che tramite legami di sangue nascono mezzi deformi.
Un film distopico che a distanza di anni riesce comunque ad essere molto gradevole, dal taglio e dalle intenzioni forse troppo epiche e un finale prevedibilissimo come alcuni ostacoli che Mariner dovrà affrontare. Presenta comunque delle sequenze e delle scene d’azione sull’acqua che hanno fatto scuola dal punto di vista tecnico e che restano insuperate da un lato e punti di riferimento insostituibili per realizzarne di nuove dall’altro.

venerdì 14 giugno 2019

Crying Freeman


Titolo: Crying Freeman
Regia: Critstophe Gans
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

C'è un assassino che terrorizza tutti, soprattutto i cattivi della Yakuza, la mafia giapponese. È crudelissimo ma si commuove di fronte alla bellissima che dovrebbe uccidere. Anche i killer hanno dunque un cuore

Crying Freeman uscì l'anno successivo a Corvo. Forse cercando di sfruttare il successo ottenuto dal film di Proyas, Gans regista troppo altalenante, si è buttato su questo action atipico di una bruttezza rara e indiscusso esempio di ironia drammatica e tante altre cose assurde, etc.
Fino a quel momento trasporre a livello cinematografico un comic, anzi manga, di successo non era un'operazione facile contando che proprio in quegli anni venivano tentati i primi esperimenti così come anche per i live action in maggior numero per fortuna in Oriente.
Cercando di dare vita ad un assassino che non fosse quello già visto fino fino ad allora e cercando di approntare delle migliorie dal punto di vista dei movimenti e del linguaggio, i risultati furono clamorosamente quasi tutti indigesti per un pubblico abituato a fisic du role sullo schermo dei soliti muscolosi attori americani.
L'indagine è banale, i nemici sembrano già visti e ancora una volta siamo distanti dalla Yakuza inquadrata da Scott o Cappello, qui sembra più un espediente come unico strumento da sfoggiare per la rabbia di Hinomura cercando di aderire più a quello stile action del cinema di Hong Kong che non ad una indagine vera e propria.
Qui proprio i dogmi del cinema delle arti marziali sembrano prendere in prestito da Woo e Lee passando per il wuxia anche se spesso in maniera poco delicata e tutt'altro che elegante come invece accade con il cinema orientale.
Un mix di mode, forme e colori, nonchè linguaggi che di sicuro era anomalo per quegli anni ma bisogna contare che la storia così come lo svolgimento non vanno oltre una banalissima mediocrità.




mercoledì 5 giugno 2019

Fist of the North Star


Titolo: Fist of the North Star
Regia: Tony Randel
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Dopo una catastrofe nucleare, il mondo è caduto nel caos e nell’anarchia. Shin, maestro della Croce del Sud, decide di assumere il potere, uccidendo sia i suoi colleghi, sia i maestri nemici del Pugno del Nord. Ma uno sopravvive, è Kenshiro, che vaga nel deserto, rifiutando però di vendicarsi, nonostante Shin tenga prigioniera la sua amata Julia.
Arriverà in un paese, Paradise Valley, che sta per essere invaso dalle truppe di Shin, e questa volte non potrà scappare dal suo destino…

Il film in questione è il primo e unico live action sulle gesta del famoso lottatore diventato famoso per la saga animata. Low budget, un mestierante con poca esperienza, un cast improvvisato dove spuntano alcuni attoroni, uno scenario post apocalittico anch'esso reso il più realistico possibile ma a guardar bene risulta tutto palesemente finto dove la credibilità dobbiamo sforzarci noi di ricrearla.
E poi botte da orbi, effetti in c.g dove grava l'assenza di soldi, trucco e costumi inguardabili a partire dal vestiario e dalle cicatrici di Ken, tanta voglia di crederci per un film che negli anni ha saputo diventare un piccolo cult trash tra gli amanti del genere e al contempo è stato uno dei pochi ad aver avuto il coraggio di inscenare le gesta di Ken almeno nella prima parte delle sue avventure.
Il problema di Randel era quello di credere in ciò che faceva senza rendersi conto che se almeno l'intento fosse stato quello di renderlo una parodia allora ci sarebbe riuscito, ma invece il film sin dall'inizio si prende maledettamente sul serio fino all'incontro con Shin altalenando momenti clamorosamente comici e girati malissimo come la morte di Bart o alcuni incontri dove la coreografia è ridicola soprattutto se pensiamo all'incontro finale tra Ken e Shin. (che finisce a calci nei maroni e testate) Per finire poi altri spiacevoli incontri dove anzichè usare le tecniche di Hokuto si passa direttamente alle armi da fuoco sparando ai nemici.


lunedì 3 giugno 2019

Strange Days


Titolo: Strange Days
Regia: Kathryn Bigelow
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

1999: Lenny Nero traffica illegalmente in esperienze virtuali su supporto “squid”; una prostituta gliene fornisce una che scotta, sulla polizia di Los Angeles.

Strange Days quando uscì fece molto discutere. Dal punto di vista dello scifi si è pensato ad un film rivoluzionario che al suo interno assorbisse come una calamita un nutrito mix di sotto generi tale da renderlo universalmente molto ben allargato secondo i confini cinematografici di quell'epoca.
Il film della Bigelow (come tutto il suo cinema del resto) oltre a rimanere un'esperienza sensoriale incredibile, è prima di tutto cinema politico dove l'artista mantiene un suo punto di vista sinistroide e sempre schierata (in futuro lo sarà ancora di più per evidenti ragioni geo politiche).
Strange Days dal punto di vista delle immagini sancisce di fatto alcuni apporti che dal punto di vista strettamente tecnico andavano sdoganati arrivando a costruire una messa in scena dotatissima e ispirata da molta letteratura e film di genere partendo dal futuro metropolitano apocalittico e le pieghe politiche.
Strange Days diede il suo enorme contributo anche e soprattutto per il fatto di non nascondere la violenza (che come diceva Renè Girard "è una delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo")
ma anzi mostrandola in tutta la sua disperazione dove pur di poterla sperimentare, come d'altronde il sesso, o usarle come valvole di sfogo si preferisce viverle in una realtà virtuale (ed è qui che la scenografia inserisce alcuni apporti interessanti nonchè originali)
In una società odierna iper violenta e iper reale, in particolare quella americana, Strange Days sancisce la sua assoluta modernità, uno dei film cyberpunk che nonostante abbia troppa carne al fuoco, riesce a mantenere un equilibrio di fondo fino al climax finale dove la regista esagera per fortuna riuscendoci.




giovedì 15 giugno 2017

Johnny Mnemonic

Titolo: Johnny Mnemonic
Regia: Robert Longo
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Johnny è un corriere neurale, un uomo con un impianto nel cranio che gli consente di usare il suo cervello come un hard disk. Per fare spazio si è fatto cancellare i ricordi della sua infanzia ed ha raddoppiato la capacità della sua memoria con una espansione, ma la massa di dati che per una grossa somma ha accettato di recapitare supera i suoi limiti, e lo porterà alla morte se non sarà in grado di scaricarla entro breve tempo. Ciò che Johnny ignora è che sta trasportando la formula criptata della cura del male del secolo, il NAS (Sindrome da Attenuazione del Sistema Nervoso), trafugata da alcuni ricercatori della Pharmakom che vogliono renderla pubblica. Ma l'azienda farmaceutica che ne è proprietaria è intenzionata invece a trarne il massimo profitto, ed ha incaricato la Yakuza di recuperarla a qualsiasi costo. Accompagnato dalla bella Jane, guardia del corpo contagiata dal NAS, ed inseguito dai sicari giapponesi che dopo aver trucidato gli scienziati ribelli vogliono ora letteralmente la sua testa, Johnny trova rifugio tra i Lotek, e nella loro base riesce a decodificare la formula ed a liberarsene prima che l'eccesso di dati nella sua mente raggiunga il punto critico.

E'incredibile come alcuni film sci-fi distopici riescano ancora ad oggi ad essere pungenti e incredibilmente all'avanguardia. Johnny Mnemonic è un film d'azione con tanti ingredienti mischiati all'interno. Una piccola rivincita con alcuni aspetti cyber punk e il tentativo di renderlo etnicamente vario e con tanti accessori e intuizioni interessanti e d'avanguardia.
Il film di Longo è indubbiamente sporco, un giocattolone con tanti difettucci di fabbrica e non solo nel cervello del protagonista e nelle parti deboli dei Lotek.
Dal punto di vista dell'epoca e dell'ambientazione il lavoro di ricostruzione e di computer grafica è immenso pur lasciando alcune piccole pecche che a mio parere insieme agli altri elementi fracassoni ne danno una certa dimensione appunto che lo redono quasi un b-movie sporco e rozzo.
Per quanto concerne la sceneggiatura e la storia bisogna inchinarsi di fronte a Gibson e la cura che ha messo per questo primo film ispirato al suo racconto.
Proprio l'ambientazione nel 21° secolo, cioè il nostro secolo, è curioso vederlo così ipertecnologizzato come tanti altri registi credevano in quegli anni vedendo l'incredibile sviluppo tecnologico. Johhny Mnemonic dello sconosciuto Longo che sembra essersi perso dopo questo film (le major lo avranno fatto sparire) pur avendo tantissimi limiti rimane quel tentativo come per molti film di quegli anni, di riuscire a creare un'opera contaminata da numerosissime influenze e tendenze. Un mondo decadente dove tutti sono costretti a vendersi o vendere parti del corpo per potersi potenziare, in cui l'egoismo è diventato il vero mantra, in cui gruppi economici di dimensioni planetarie controllano i loro enormi interessi ricorrendo senza scrupoli alla forza illegale di organizzazioni criminali come la Yakuza, la potente mafia giapponese impiegata in questo film in modo più che altro kitsch. Allo strapotere delle multinazionali si contrappongono gruppi di resistenza clandestini come i Lotek, che vivono, confusi nell'eterogenea massa di una popolazione tagliata fuori e minacciata dal nuovo morbo del secolo, tra le rovine fatiscenti e abbandonate delle periferie urbane.

Infine un cast abbastanza importante per l'anno di uscita dove al di là di Keanu Reeves che recita come in tutti i film senza dimostrare particolari doti ma essendo di fatto solo belloccio e bucando lo schermo ricordiamo le performance di Lundgren nel Predicatore e Kier nel ruolo di Ralfi.

domenica 19 febbraio 2017

Città perduta

Titolo: Città perduta
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Anno: 1995
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

La banda dei Ciclopi (criminali ciechi) rapisce bambini in un porto fatiscente e li consegna ai Krank che pagano con occhi artificiali. I Krank prelevano dal cervello dei bambini i sogni che loro non sanno più fare. Il gigante One si è visto portare via il fratellino adottivo Denrée e Miette, una bambina di nove anni, lo aiuterà a ritrovarlo. Film allucinato e raffinato proposto come opera d'apertura a Cannes nel 1995 e giunto nelle nostre sale solo nella stagione 1998/99. Il suo difetto sta forse nell'estrema ricercatezza collegata a un impianto fiabesco. Si tratta di una miscela che allontana due pubblici in un colpo solo: quello dei bambini e quello degli adulti.

La città perduta è il tentativo più complesso, la prova più ardua del fuoriclasse francese.
Jeunet è incredibile e il suo talento straordinario è tale da poterlo tranquillamente inserire tra i più importanti registi francesi post-contemporanei. Il suo cinema è unico, una fiaba, un teatro dell'assurdo che lo ha consacrato sia da parte della critica che del pubblico unanime.
Questa specie di fantasy con venature horror e grottesche è la summa della cinematografia e degli sforzi a volte troppo "cervellotici" del regista. Dal punto di vista scenografico, della scelta del cast, le location, la messa in scena senza parlare delle musiche che giocano sempre un ruolo chiave nei suoi film, tutto è bilanciato alla perfezione con quell'attenzione minimale al dettaglio.
Jeunet allarga la poetica e la fa incontrare con un film così strano e indecifrabile da inserirlo tra le opere che verranno odiate a morte dalle produzioni che non capiranno mai a quale target venderlo.
Ai bambini non piacerà perchè troppo scientificamente complesso e intellettuale, agli adulti potrebbe in parte annoiare, mentre ai cinefili si aprirà un nuovo orizzonte e una nuova chiave di lettura e prospettiva cinematografica onirica e incredibile del regista.
La pluralità delle tematiche inserite nel film è stupefacente anche se non sempre vista la mole di maestranze accorpate, si riesce sempre a mettere a fuoco l'intento e la psicologia di alcuni personaggi e di alcune scelte narrative.
Per il resto è Arte a 360°, forse troppo complessa e disarmonica ma alla fine si rimane basiti di fronte ad un'opera che oltre richiamare tantissimo cinema del passato, cerca anche di essere un degno precursore e amante del genere distopico e del genere post-apocalittico e sci-fi.


sabato 16 novembre 2013

Ultima profezia

Titolo: Ultima profezia
Regia: Gregory Widen
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Il poliziotto Thomas Daggert, seminarista mancato, indaga sull'uccisione di un'ermafrodita senza occhi dal profilo fisiologico di un feto abortito. L'inchiesta si complica quando Gabriel, arcangelo rinnegato, compete col Diavolo per il possesso dell'anima di un generale morto, sotto accusa per crimini commessi durante la guerra di Corea.
Dopo una prima grande guerra nei cieli, nella quale gli angeli del Signore cacciarono nelle viscere dell'Inferno Lucifero e gli altri ribelli, è giunto il momento di una nuova sanguinosa battaglia, quella contro la razza umana.

Secondo alcuni angeli, gli uomini, o meglio, come sono soliti chiamarli, le scimmie parlanti, gli hanno sottratto l'amore di Dio, anteponendosi a loro e offuscando la propria figura agli occhi del Signore, verso il quale ora nutrono un feroce sentimento di odio e rancore. Per tornare ad essere le creature predilette, non resta altro che distruggere la razza umana, e per farlo dovranno servirsi dell'anima malvagia di un uomo, che si trasformerà in un potente guerriero che combatterà al loro fianco. A cercare di impedire questa nefasta profezia, ci sarà Dagget, ora divenuto un poliziotto, il quale in seguito ad un caso di omicidio totalmente irrazionale, si renderà conto di trovarsi ad affrontare qualcosa di infinitamente superiore e potente.
La scelta di girare un horror metafisico non è di per sè malvagia come idea.
Angeli, demoni, poliziotti, preti che lasciano la religione, etc sono tutte componenti che se collegati nella giusta maniera possono portare ad un buon film come è già capitato in passato usando lo stratagemma religioso e l'elemento soprannaturale come motore dell'azione che non è poca cosa.
Ora il problema della pellicola di Widen è fondamentalmente giocata su un ritmo che non sempre riesce ad essere incisivo, dialoghi che sembrano marcatamente pulp diventando spesso parabole insensate e frasi sconnesse. Un thriller esoterico, se così possiamo chiamarlo, non può e non dovrebbe incappare in alcuni di questi problemi di fondo diventando dunque poco serio con una morale finale tutta improntata sull'umanità.
Ci sono delle parti interessanti come la prova di Walken e un angelo Gabriele aka Lucifero interpretato da Mortensen e il sempre buon Koteas, più una buona fotografia di B.D. Johnson e R. Clabaugh. Sono stati girati diversi sequel sfruttando l'elemento bizzarro e prezioso del soggetto e cambiandone pochi contenuti interni.

sabato 10 novembre 2012

Cruel Jaws-Fauci mortali


Titolo: Cruel Jaws-Fauci mortali
Regia: Bruno Mattei aka William Snyder
Anno: 1995
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Ad Hampton Bay, la stagione balneare è alle porte. Tre sommozzatori hanno un importante compito, ovvero recuperare il relitto di una nave della marina degli Stati Uniti affondata proprio nei pressi del piccolo paese. Purtroppo per loro vicino al relitto troveranno delle cruel jaws ad attenderli. Quando il corpo di uno dei sub viene ritrovato sulla spiaggia divampa il panico, non tanto per il fatto che ci sia uno squalo, ma più per il fatto che la stagione andrebbe a ramengo e lascerebbe il villaggio negli affanni della disoccupazione. Per cui il cattivo senza scrupoli di turno cercherà di minimizzare l'accaduto e di dare il via alla stagione prendendo precauzioni minime: sarà un gravissimo errore.

Sulla carta sembra essere una sorta di sequel di tutti i capitoli sullo squalo. Se fosse così sarebbe il numero cinque nella lunga e interminabile serie di film destinati al mercato direct-to-video dal momento che non è mai andato in onda in tv in quegli anni.
Per essere un b-movie del nostro caro Mattei il film ha dalla sua le più funzionali armi del low-budget richieste dal mercato. Inserendo una quantità incredibile di stock footage e una buona dose di azione al film sembra non mancare nulla. C’è un protagonista che sembra Hulk Hogan dei poveri, ci sono le immancabili musiche inizio anni ’90 e una buona dose, che non manca mai, di esplosioni e via dicendo.
La scena madre forse è quella in cui lo squalo tira giù un elicottero.
Il fatto più inusuale anche se poi non è sempre così è quello per cui come dicevo prima Mattei ha rubato scene madre di altri film senza farsi nessunissimo problema e quindi facendo ovviamente notare allo spettatore come lo squalo appaia sempre in modo diverso.
Anche questo è cinema e come sempre per il cinema più povero si tenta di stupire con degli effetti speciali come questi. Mattei ancora una volta conferma un talento e una voglia di mettersi ala prova fino in fondo incredibile.



lunedì 2 gennaio 2012

Dredd-La legge sono io


Titolo: Dredd-La legge sono io
Regia: Danny Cannon
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Nel terzo millennio le megalopoli sono ormai terra di conquista per una criminalità perversa e polimorfa. Contro di essa si battono i "giudici", che sono insieme magistrati, poliziotti e giustizieri. Per la sua inflessibile severità, Joseph Dredd è il terrore dei malviventi del Livello zero di Megalopoli 1, quel che resta di Manhattan

Mettendo i dovuti puntini sulle i, si può dire che come film di genere non è poi uno schifo assoluto per l’anno in cui uscì. Gli elementi che non funzionano sono la presenza di Stallone(la faccia c’è ma senza un accenno di catarsi del personaggio) e alcune sporadiche banalità su cui sembra ci sia il costante bisogno di traghettare come ovvia deriva per non intricarsi in complicazioni che possano rendere la pellicola quanto mai banale e superficiale e qui Cannon(regista tra l’altro troppo convenzionale), colpa anche degli sceneggiatori e della scelta del target del film ci casca completamente.
Quello che invece funziona come per altre pellicole quasi sempre americane sono proprio tutti quegli elementi di contorno dall’atmosfera, alla location, gli effetti speciali, insomma il fumo la cosa che riescono a vendere meglio sul mercato anche se con una superficialità di fondo eclatante. 
Certo occorre fare una netta distinzione tra chi paragona le scenografie indimenticabili di alcuni film con filmetti come questi che sembrano quasi formare un piccolo universo di b-movie abbastanza modesti che però grazie a un buon ritmo e una consistente dose di action (che in fondo è quello che la pellicola mira innanzitutto a regalare) offrono un intrattenimento tutto sommato gradevole che cita anche qualche citazione dalle COLLINE HANNO GLI OCCHI nella scena forse più bella della famiglia cannibale. Basti pensare al primo intervento di Dredd che più tamarro di così non poteva essere caratterizzato, al ladruncolo Fergie troppo fastidioso, al mentore devastato (Max von Sydow al suo peggio) e via dicendo senza lesinare la stupidità immonda dell’incidente scatenante e l’urlo di Stallone “Io sono innocente e subito dopo Io sono la legge” che sembra uscito dall’altro tamarrissimo film TANGO & CASH.
Però nel caso di Dredd basato su un fumetto di John Wagner e Carlos Esquerra essendo un film d’azione con connotazioni Comics e quant’altro il risultato è piacevole anche se palesemente scontato. Per un pubblico che non ha mai letto il fumetto, si lascia fruire senza storcere troppo il naso e scegliendo di non fare un confronto con gli intenti dei due fumettisti che come giustamente scrivono non hanno mai tolto il caschetto al protagonista criticato (e il film lo sottolinea molto bene) di essere a tutti gli effetti un risultato fascista a tutti gli effetti si getta un velo pietoso e lo si guarda spegnendo il cervello.