Chersogno è un paesino sulle Alpi Occitane italiane abitato ormai solo da persone anziane che sopravvivono grazie ad un po' di turismo estivo. Una ventata di novità arriva quando un ex professore francese vi si trasferisce con la sua famiglia.
Il vento fa il suo giro era in programmazione quando lavoravo come proiezionista al cinema Empire a Torino. E'stato il film sorpresa da quando ho lavorato lì perchè è legato a troppi ricordi nonchè ad una critica di pubblico che lo elogiava ad un vero piccolo capolavoro della cinematografia indipendente italiana. Un film anomalo per certi aspetti con una scrittura e una messa in scena che difficilmente arriva nelle sale. Un film antropologico, politico, una analisi critica e sociale in ottica etnografica con cui il film scardina alcuni luoghi comuni sulla vita contadina in montagna, in un paesino ostico e difficile, dove la vita è dura e dove sembra quasi di essere esclusi dal resto della società. Diritti riesce in un contesto tutt'altro che semplice a fare breccia e creare a Cersogno una collettività quanto mai viva, dove le interpretazioni amatoriali (interpretare se stessi) e parlando in dialetto occitano ricreano qualcosa di vero e unico che riesce a regalare un'esperienza cinematografica e sociologica incredibile. Il sorprendente realismo dell'opera emerge dall'inizio alla fine regalando momenti magici come quello della fiaccolata, delle bassezze e degli intrighi volti all'esclusione dei valligiani forestieri. Alla paura dello straniero visto come pericoloso e ladro, al capro espiatorio e la vittima sacrificale del villaggio, il matto. Tutto questo unito ad un uso eccellente delle musiche che riescono grazie alla potenza visiva delle montagne e dell'alta Valle Maira ha regalare un'esperienza che mancava nel nostro cinema.