Visualizzazione post con etichetta 1967. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 1967. Mostra tutti i post

venerdì 9 agosto 2024

Viy (1967)


Titolo: Viy (1967)
Regia: Konstantin Ershov e Georgiy Kropachyov
Anno: 1967
Paese: Russia
Giudizio: 5/5

In seguito alla disavventura nella quale lo studente di filosofia del collegio di Kiev Chomà Brut è riuscito a domare e fustigare una strega che lo aveva irretito, lo stesso viene richiamato dal rettore per presenziare al funerale della giovane figlia di un ricco cosacco che ha richiesto espressamente la sua presenza prima di morire. Strega e fanciulla sono ovviamente la stessa persona e il povero studente sarà sottoposto ad una dura prova che lo vedrà costretto a difendersi per tre notti consecutive dalle forze degli inferi che la megera gli scatenerà contro. Quando ormai Chomà sembrerà uscirne vincitore, dalle profondità della terra verrà richiamata la misteriosa e implacabile figura del Vij.

Viy è un capolavoro della cinematografia russa. Dell'horror sovietico possiamo dire. Scuola di cinema sette anni dopo il capolavoro assoluto del maestro Bava. In comune hanno l'amore per Gogol e alcuni suoi racconti e spunti da cui riescono a trarre delle storie folkloristiche, ancestrali, moderne per i tempi in cui furono scritte e precursori di un certo movimento che da lì a poco avrebbe avuto una filmografia molto fitta e varia.
Ma qui abbiamo troppi momenti iconici. Gli studenti del seminario che anzichè sembrare semplici, gentili e di buone maniere appena sono liberi generano il caos rubando e prendendo donne come se tutto gli fosse concesso. Choma assieme ai suoi due amici vede e trova una ragazza di cui si invaghisce per poi scoprire che si tratta di una strega e dopo averla percossa questa lo porta sulla sua scopa in un volo che probabilmente fa parte di un pezzo di storia del cinema. Così come la prova iniziatica di Choma, il suo essersi preso gioco della dottrina e della religione che sembra giocargli un brutto scherzo portandolo alla follia. Le trovate per quanto concerne le creature infernali che verranno a fargli visita sono quanto di meglio si potesse vedere e ammirare in quegli anni con delle trovate esteticamente orrorifiche di gran livello che ancora ad oggi non sfigurano
Konstantin Ershov e Georgiy Kropachyov riescono a costruire una pellicola di sostanza, intrisa di antiche superstizioni ma anche di filosofia e di un alone persino di taglio mystery che ancora ad oggi risulta funzionale. Sembra non aver perso stile ed eleganza nonchè scelta dei tempi e un certo montaggio davvero encomiabile.

lunedì 11 marzo 2019

Barbarella


Titolo: Barbarella
Regia: Robert Vadim
Anno: 1967
Paese: Francia
Giudizio: 5/5

Nell’anno 40.000 d.C., in un’epoca di amore universale senza più bisogno di guerre e armi, la terrestre Barbarella è convocata per scoprire che fine ha fatto lo scienziato Durand Durand, inventore del raggio positronico. È l’inizio di una serie d’avventure interplanetarie all’insegna del piacere.

Non c'è un perché razionale quando ci si innamora.
Barbarella è un cult assoluto. Un film multiforme. Exploitation, weird, trash (alle volte), grottesco. Un immenso film di genere che mette nel calderone scifi e azione, avventura e scenari favolosi.
L'idea nasce da un fumetto del 1962 di Jean-Claude Forest che di fatto lanciava una sexy eroina del futuro, troppo bella, leggermente ingenua e sempre pronta a spogliarsi.
Una icona alternativa figlia di una cultura anni Sessanta, nascendo da un contesto amniotico come la nuova donna liberata, sfidando il buon costume e la censura di quegli anni che preferivano il sesso "vecchia scuola" allo "psicosessogramma" che in un qualche modo anticipa "l'orgasmatic" di Allen sostituendo la pratica sessuale.
Un film voluto da De Laurentis (probabilmente già sapendo che sarebbe divenuto un flop) che in quel periodo approdava a sfide e produzioni straniere con il risultato di sfondare, questo è il caso, fantasie e contaminazioni, coniugando erotismo e fantascienza con una marcata vena autoironica.
La colonna sonora, la fotografia, la scenografia e il montaggio. Tutto fila liscio e psichedelico come un omaggio alla cultura dei figli dei fiori, l'uomo nella sue essenza che viene fumato e assaggiato attraverso un enorme narghilè, per arrivare alle bambole che mordono per davvero e gli angeli che non possono vedere e per finire scienziati, barbari e regine nere.
L'obbiettivo della protagonista, del film e dei suoi intenti è quello di ristabilire la pace facendo finire le guerre e abbandonandosi alle fantasie. In tutto questo nonostante la sua indole libertina, Barbarella è curiosa, pulita e mai morbosa diventando un'icona proprio per la libertà nel fare le scelte che più la appagano e con chi ne abbia voglia, senza mai morbosità.
In origine il personaggio di Barbarella doveva essere interpretato da Virna Lisi, che però decise di abbandonare l’offerta e di tornare in Italia. Il ruolo poi venne proposto a Brigitte Bardot (che aveva ispirato il personaggio originale del fumetto), la quale però rifiutò perché stanca di ruoli sexy, quindi a Sophia Loren che, allora incinta, rifiutò a sua volta ritenendosi non adatta al ruolo.
Infine venne proposta a una giovane Jane Fonda, tentata inizialmente di rifiutare; cambiò idea quando il marito, Roger Vadim, le sottolineò quali possibilità si stavano aprendo con il cinema di fantascienza.
Le citazioni o gli elementi che verranno ripresi dal cinema grazie a questo film sono troppi ci infilerei quasi tutti i nomi della nuova Hollywood.