Titolo: Der Nachtmahr
Regia: Akiz
Anno: 2015
Paese: Germania
Giudizio: 3/5
In piena estate, Tina e le sue amiche
prendono parte a una festa di giovani a Berlino. Dopo i bagordi della
serata, Tina è ossessionata da una misteriosa creatura che la
tormenta e l'unica persona con cui ne parla è il suo psicologo, che
le consiglia di affrontare le sue paure. Quando sente che i genitori
hanno intenzione di ricoverarla in un ospedale psichiatrico, Tina si
rende conto che la creatura altri non è che l'incarnazione dei suoi
pensieri e dei suoi sentimenti. Decidendo di nascondere la creatura
nella sua stanza, Tina sembra cambiare e avere il coraggio per la
prima volta nella sua vita di essere veramente se stessa. I problemi
aumenteranno però quando anche i genitori e i suoi amici
avvisteranno la creatura.
Der Nachtmahr rientra in quel filone di
horror atipici, prodotti autoriali di autori con un background
particolare e a cui piace giocare molto con la psiche dello
spettatore. Sicuramente un prodotto molto interessante e per alcuni
versi originali, attraversando due piste da ballo, una quella del
fenomeno dello sballo giovanile dei rave party, della Berlino bene e
l'altra sulla scoperta dell'identità e della sessualità della
protagonista. Dall'altro poi ancora il viaggio onirico a contatto con
la nemesi, una creatura deforme e malsana, un feto che la insegue
dappertutto e che sembra poter essere visto soltanto da Tina (fino ad
un certo punto...)
Per certi versi questa scoperta, questo
viaggio mistico, questa realtà che alterna mistificazione legata
alle sostanze e visioni reali dell'incubo, alternando ritmi techno a
visioni surreali, mi ha ricordato un film svizzero uscito due anni
dopo davvero interessante Blue my mind.
Una pellicola decisamente minimale,
conturbante, ambigua, non sempre perfetta nel dipanarsi della storia
compiendo qualche ingenuità di chi cerca di puntare molto alto, ma
prendendo più la strada del dramma contemporaneo, di famiglie troppo
prese dal lavoro che non hanno tempo per i figli e dove appena sorge
un problema si contatta subito la psichiatria.
Tina rappresenta ancora una volta nel
cinema quella incomunicabilità tipica della adolescenza, quella
voglia di scoprire, osare, sballarsi ma allo stesso tempo chiedendo
solo di essere vista e accettata nella sua voglia di evadere e
scappare per sentirsi uguale alle sue amiche condividendo tutto. In
questa scelta riuscita, accurata e sensibile, il film riesce
mischiando i piani e le piste, ad avere una buona tensione, unendo
dramma e un tocco di fantasy e horror, alternando con un buon
montaggio e fotografia e puntando sui piani temporali.