Titolo: Ip Man 4
Regia: Wilson Yip
Anno: 2019
Paese: Cina
Giudizio: 3/5
Il maestro di Kung Fu si reca negli
Stati Uniti dove il suo studente ha sconvolto la comunità locale di
arti marziali aprendo una scuola di Wing Chun.
Ip Man 4 poteva cadere nel ridicolo
clamoroso, diventando una sorta di Karate Kid con Ip che insegna
l’arte sacra del Wing Chun ad una ragazza figlia di un’importante
maestro di Tai Chi.
Invece il film è una carrellata di
momenti straordinari, combattimenti a non finire, scuole contro
scuole contro altre scuole che cercano di essere messe sotto dal
governo americano, dai marines capitanati da Scott, ad un certo punto
vi ammazzo di botte tutti, Adkins.
C’è così tanta roba nel film, così
tanta storia che a volte si inceppa e stroppia ma il risultato è
forse uno dei migliori sequel dei sequel di sempre per un film di
arti marziali se non contiamo l’esagerato quanto assolutamente
spavaldo e meraviglioso John Wick 3.
Parte con Bruce Lee che poi ad un certo
punto scompare per lasciare spazio ad un’altra storia ancora con
maestranze a non finire, complotti, vendette e sacrifici e
discriminazione razziale.
C’è Donnie Yen che invecchia bene
pronto a immolarsi come paladino della giustizia passando da un
cortile di una scuola a salvare una ragazzina fino a salire
sull’arena per prendere a calci in culo il boss del karate.
I suoi apostoli che cercano di portare
il Wing Chun tra i soldati finiscono per vedere al rogo il manichino
di legno. Sembra non mancare proprio nulla a questo ultimo capitolo
finale di una saga che a parte qualche sbadiglio è diventata una
delle prove più importanti del cinema sulle arti marziali cinesi
contemporaneo e post moderno.