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lunedì 23 giugno 2014

Nero d'Italia

Titolo: Nero d'Italia
Regia: Valeria Castellano
Anno: 2013
Paese: Italia
Festival: Cinemambiente
Giudizio: 3/5

Vincenzo Capogrosso abita a Viggiano. Nella sua terra ci sono 170 alberi d'ulivo. In passato produceva l'olio, ma adesso quell'olio non lo vuole più nessuno: a cinquecento metri da casa sua, l'Eni raffina il petrolio.
In Basilicata si produce l'80% dell'oro nero italiano. È la regione che paga il prezzo più alto di un sistema che fa dell'Italia un paradiso fiscale per le trivelle. Le tasse sono tra le più basse al mondo e, grazie a un sistema di esenzioni, molti riescono pure a non pagarle. Qui capita che gli animali muoiano senza un'apparente ragione; che dopo anni si scopra che qualcuno ha nascosto rifiuti industriali tossici nelle terre coltivate; che i dati sull'inquinamento siano tenuti nascosti.
Nero d'Italia è un viaggio nelle valli del petrolio. Non è solo un'inchiesta giornalistica. È una fotografia. Il tentativo di far rivivere, attraverso parole, immagini e musica, le storie di chi vive all'ombra delle trivelle.
Coraggiosa e autrice a tutti gli effetti la Castellano.
Nero d'Italia si apre con uno scenario e una critica che ho molto apprezzato riferita ad un attore e regista famoso e che mostra sempre la Basilicata come un territorio Coast to Coast dove non sembra succedere nulla di così rilevante a livello di disastri ambientali.
La Castellano punta il dito e mostra sin da subito in '58 tutto lo schifo e le ignominie di cui non si parla ma che diventano sempre più monito e campanello d'allarme di una tragedia.
E in questo il cinema davvero indipendente dimostra tutta la sua necessità poichè rifugge dai clichè e dalla campagna pubblicitaria illusoria veicolando tutto verso il bisogno di sapere e conoscere i dati esatti e tutti i rischi che alcuni impianti comportano a impatto ambientale.
Il cuore del problema è il come si sta estraendo in particolare il petrolio. Le modalità d’estrazione sono portate avanti in maniera del tutto sconsiderata da parte delle imprese italiane ed europee che operano in Basilicata. Il profitto è l’unica cosa che importa agli sceicchi europei, che non condividono il principio umano secondo il quale la salvaguardia del territorio e dei suoi abitanti deve precedere gli interessi economici dell’oro nero e il dato più scandaloso, ma non sorprendente e che sia proprio lo Stato responsabile di tale abominio assieme alla Regione e alle Istituzioni ambientali e sanitarie che stanno ovviamente dalla parte dei petrolieri.
Il giro d’affari è tanto grande che i petrolieri sono praticamente intoccabili. Mentre la gente della bella Basilicata si ammala e muore ed i parchi naturali diventano discariche di greggio, le aziende petrolifere fanno i propri comodi.
Quella del petrolio lucano è l'ennesima storia degli abomini presenti sul nostro territorio.