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giovedì 17 marzo 2011

Cella 211

Titolo: Cella 211
Regia: Daniel Monzon
Anno: 2009
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5

Juan Oliver si presenta con un giorno d'anticipo sul primo turno di guardia. Durante la visita al braccio di massima sicurezza, un frammento di intonaco cade dal soffitto e lo colpisce sulla testa. In attesa di poterlo soccorrere, gli altri guardiani lo distendono temporaneamente nell'unica cella libera, la numero 211. In quello stesso istante, ha però inizio una rivolta organizzata dal carismatico detenuto Malamadre, che costringe il giovane guardiano inesperto a improvvisarsi credibile galeotto

Cosa può fare un "normale" in mezzo ai delinquenti quando questi non sanno che lui lavora per gli antagonisti. Monzon è quindi libero di giocare sul concetto di normalità, sul fatto di sentirsi abbandonati da una giustizia che dovrebbe proteggere i suoi collaboratori e non sfruttarli come spie per trarne vantaggio e così Juan nel suo viaggio alla scoperta di se stesso prenderà una decisione fatidica che è il punto più alto del film.
Senza risparmiare nulla sia in termini di violenza che di ingiustizia (la scena del poliziotto che manganella volontariamente la moglie di Juan assolutamente inerme e incinta farà pensare a un certo tipo di sistema che non funziona a dovere e ad alcuni recenti episodi a cui assistiamo oramai da parecchi anni) Monzon (KOVAK BOX-CONTROLLO MENTALE) tira fuori tutto dalla critica alle condizioni carcerarie alle questioni diplomatiche con il governo basco e la gestione dei terroristi dell'ETA prigionieri anch'essi ma considerati intoccabili e il ruolo fondamentale dei media sull'opinione pubblica con la figura di un anomalo negoziatore.
Il film vincitore tra l'altro di otto premi goya, ha solo alcune note a sfavore come il bisogno pressante di aumentare il tono drammatico sminuendo la storia in alcune parti e rendendo alcune situazioni poco credibili.
A differenza dell'altro europeo IL PROFETA la sceneggiatura di Cella 211 punta più sull'azione e sul ritmo dinamicissimo che trova anche un valido leader in Luis Tosar nel ruolo di Malamadre e non si interroga e non punta su un concetto di formazione che invece Malik El Djebena deve affrontare cosa che invece Juan non può perchè si trova subito nell'inferno della degenerazione della presa della prigione.