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mercoledì 19 novembre 2014

Prince Avalanche

Titolo: Prince Avalanche
Regia: David Gordon Green
Anno: 2013
Paese: Usa
Festival: TFF 31°
Giudizio: 3/5

Una strana coppia di amici, il riflessivo e rigido Alvin e il fidanzato di sua sorella, Lance, insicuro e amante delle droghe, lasciano la città per trascorrere un'estate di solitudine, nel corso della quale dovranno ridipingere la strisce che dividono le carreggiate di una strada di campagna affollata di animali selvaggi. Assorti nel loro lavoro nel bel mezzo di una splendida cornice naturale, impareranno molto più di quel che vorrebbero sull'uno e sull'altro e sui loro limiti.

David Gordon Green è un regista anomalo, capace di spiazzare da profondi drammi come JOE, a commedie idiote ma ironiche come STRAFUMATI, e infine commedie con spinte quasi filosofiche e molto autoriali come questo piccolo indie.
Fondamentalmente esamina la storia di due uomini che dipingono le linee stradali lungo l’intera linea texana, distrutta dal più grande incendio mai visto in Texas negli anni '80.
La natura e l’isolamento, diventano i punti fondamentali su cui si svolge e si gioca la vicenda, spazi che li porteranno a capire più di qualcosa di loro e di chi li circonda (la scena in cui Alvin incontra la donna nel bosco è di un pathos e di una profondità molto intensa).
Scritto dallo stesso regista, Prince Avalanche è un road movie a piedi, una commedia amara che racconta la solitudine e se vogliamo anche l'alienazione di una realtà lavorativa (che forse per questo impiego, andrebbe scelta solo per passione) e con un cast molto misurato tra cui spicca un profondo Paul Rudd (fa ridere perchè allo stesso tempo sembra anche una presa in giro della classica icona della figura del gay tagliaboschi con i mustacchioni) e un sempre in forma Hemile Hirsch
La malinconia, i suoi silenzi, i suoi ambienti che non sembrano finire mai così come la strada, metafora di un viaggio che non accenna mai a terminare e il Texas, in una versione forse come non l'abbiamo mai vista e percepita, sono gli intenti nobili e profondamente riflessivi con cui Green dipinge questo intenso film, davvero poco incline al genere commerciale.
Ancora una volta il regista delinea persone semplici e piuttosto stilizzate nei loro ruoli, un uomo che ama la solitudine e soprattutto ama la foresta in cui, per il lavoro da lui stesso scelto, si trova a trascorrere infinite giornate e Lance, l'inverso, che non ha alcuna vocazione per il lavoro che si trova a fare e passa le giornate ad aspettare il weekend, per poter portarsi a letto qualche ragazza.
Entrambi a modo loro rispecchiano profondamente l'anima di un paese e le aspettative che vengono riposte per il futuro.