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venerdì 26 aprile 2024

Poor Things


Titolo: Poor Things
Regia: Yorgos Lanthimos
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Oltre alle cicatrici che lo sfigurano e alle terribili menomazioni del suo fisico, Godwin Baxter deve a suo padre anche una sincera passione per il metodo scientifico e le pratiche chirurgiche. L'esperimento che più lo inorgoglisce è Bella, che tratta come una figlia. L'ha trovata cadavere, incinta di un feto ancora vivo, e le ha ridato il respiro e trapiantato il cervello del neonato. Ora Bella, già cresciuta e splendida nel corpo, cresce rapidamente anche nelle facoltà mentali, imparando a camminare, parlare e, soprattutto, desiderare. A nulla vale, a questo punto, il tentativo del suo creatore di fermarla: God(win) le ha dato la vita e, con essa, il libero arbitrio.
 
Le povere creature siamo noi umani troppo fragili e sempre eterni indecisi. Povere creature sono gli uomini ancora più fragili delle donne, i quali sembrano dividersi tra egocentrici, maniaci del controllo, cinici e timidi. L'ultima creazione di Lanthimos è un film incredibile in grado di elevarsi e allargarsi trattando una serie numerosa di tematiche e facendolo attraverso una galleria d'immagini artistiche ed estetiche semplicemente perfette nel loro elevarsi a diventare pittoresche e organiche. Frankenstein, Metropolis, pittori, quadri, letteratura, filosofia ma anche religione con quel bel riferimento a Costantinopoli quando il cinico mostra a Bella la crudeltà umana ricordando la scena del deserto della Bibbia in cui Satana cerca di persuadere il Cristo. Una donna che apprende velocemente il significato della vita con un processo di apprendimento graduale, partendo dalla scoperta del suo corpo, della sessualità, della libido in generale per approdare ad una coscienza di sé e della propria libertà sia come essere in quanto tale che come donna. Il piacere della scoperta che passa sotto ogni punto di vista, visivo, celebrale, estetico. Scenografie che rasentano la perfezione e recitazione al top danno quel motore in più che riesce a traghettare l'opera in un limbo estatico di emozioni.

Zona d'interesse


Titolo: Zona d'interesse
Regia: Jonathan Glazer
Anno: 2023
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 5/5

Rudolf Höss e famiglia vivono la loro quiete borghese in una tenuta fuori città, tra gioie e problemi quotidiani: lui va al lavoro, lei cura il giardino e i figli giocano tra loro o combinano qualche marachella. C'è un dettaglio però. Accanto a loro, separato solo da un muro, c'è il campo di concentramento di Auschwitz, di cui Rudolf è il direttore.
 
Il presupposto è l'elemento più drammatico possibile. Vivere in una villa affianco ad un campo di concentramento sentendo urla, massacri, l'odore dei corpi bruciati, vedere il fumo che esce dai crematori. E' forse un altro dato che ha dell'incredibile per capire l'alienazione a cui si è giunti sentendo Hedwig, la moglie di Rudolf, che quando sente che dovranno spostarsi perchè suo marito è salito di grado, con testardaggine e inamovibilità decide di rimanere ad abitare lì perchè ormai i figli stanno crescendo e non vuole cambiare casa e neppure paese.
Sentire senza vedere cosa succede oltre il muro è stata una scelta astuta con il risultato di fare ancor più male perchè il non vedere significa immaginare e sprofondare nell'abisso.
La tragedia di non voler vedere è un tema che rimane attuale e Glazer, regista che lavora purtroppo troppo poco, riesce in maniera equilibrata, minimale e senza retorica a creare l'orrore più inimmaginabile in mezzo ad una famiglia aristocratica


Ragazzo e l'airone


Titolo: Ragazzo e l'airone
Regia: Hayao Miyazaki
Anno: 2023
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

La guerra del Pacifico brucia Tokyo e il mondo di Mahito, un ragazzino traumatizzato dalla morte della madre, divorata dal fuoco dei bombardieri. Due anni dopo, elaborato il lutto, suo padre lascia la città per la campagna e per la cognata, da cui adesso aspetta un figlio. Mahito fatica ad accettare una nuova mamma e una nuova vita ma qualcosa lo distrae dal dolore. Un airone cenerino e ostinato lo tormenta e 'gli parla' conducendolo in un mondo fantastico e nascosto, dove scoprirà il mistero della vita e della sua famiglia. Tra antenati e parrocchetti, madri e matrigne, il ragazzo troverà le risposte che cerca e il futuro che merita.
Il ragazzo e l'airone è un bellissimo testamento di un autore che credo abbia regalato più di quanto potesse al suo pubblico creando un vero e proprio mondo magico.

Opere su cui si potrebbe rimaner a parlare per ore, significati e sfumature di ogni tipo. Temi sociali, globali, politici, ambientali e quant'altro. Una fiaba sempre più matura e coesa, alta e complessa, stratificata e solo in parte auto citazionista. Un film adulto e complesso dove i piani reali e surreali si alzano toccando sfere infinite, cosmiche e astrali, dove vediamo il grande costruttore ma anche una sorta di Caronte, morti che cercano una deriva, pappagalli cannibali e uomini e donne reali o mischiati con i poteri magici del folklore nipponico. E' molto minimale e minuziosa quest'opera, ancora più complessa da stratificare, passando da un estremo all'altro tra le intercapedini nascoste di varie dimensioni che risucchieranno Mahito in questo viaggio dell'eroe alla ricerca e la riscoperta di se stesso.

Vesper


Titolo: Vesper
Regia: Kristina Buozyte, Bruno Samper
Anno: 2022
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Dopo il crollo dell'ecosistema terrestre, Vesper, una ragazza di 13 anni che lotta per sopravvivere con il padre paralizzato, incontra una donna con un segreto che la costringerà a usare il suo ingegno, i suoi punti di forza e le sue capacità di bio-hacking per lottare per la possibilità di avere un futuro.
 
Fantasy distopico, uno scifi post apocalittico che sembra strizzare l'occhio al signore delle mosche, a Oliver Twist, Prometeo e ad alcune fiabe e scelte orrorifiche come i vermiformi e queste piante carnivore che si cibano della carne umana. Ci sono trafficanti di organi umani che giocano ad essere Dio creando bambini in provetta assoldandoli in un mini esercito. C'è la classe d'elite delle Cittadelle che vivono da tutt'altra parte lasciando Vesper e gli altri e condannandoli alla misera sopravvivenza come emarginati. Ci sono robot umanoidi e intelligenza artificiale
Pur non godendo di un budget faraonico e con scelte molto indie, il lavoro della coppia di registi è minimale nella ricerca e nella cura di ogni minimo dettaglio. Visivamente è stupendo rasentando la perfezione come nella scelta della fotografia, nel non cercare mai nessun accomodamento per lo spettatore ma raccontando una storia nera e drammatica dove il climax finale fa presupporre a ciò che potrebbe succedere ma senza darci la conferma.
Vesper è un adulta a tutti gli effetti che donerà le armi del riscatto all’umanità schiacciata dai nuovi Dei, i padroni del capitalismo, spargendo linfa vitale da una struttura innalzata dai Pellegrini con materiale di scarto simile alla torre di Babele questa volta però costruita non per dividere bensì per unire gli uomini in una palingenesi globale.

Veneciafrenia


Titolo: Veneciafrenia
Regia: Álex De la Iglesia
Anno: 2021
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Un gruppo di turisti spagnoli a Venezia si ritroverà a lottare per la propria vita contro gente del posto che non ama troppo gli stranieri.
 
Anche Veneciafrenia si unisce a quel ciclo di film che per veder arrivare i sottotitoli bisogna aspettare anni sperando di non doverci rinunciare e sapendo che forse sarà solo questione di tempo.
Alex De La Iglesia è uno dei miei registi preferiti. Semplicemente lo adoro per il suo coraggio e perchè in un modo o nell'altro sforna sempre delle adorabili sorprese. Dal '95 in avanti non ha mai smesso di tirare fuori preziose perle di cui alcune sono dei veri e propri cult e altri dei bellissimi film. Anche quando il nostro sembra zoppicare e vacillare leggermente come in questo caso il risultato è sempre sontuoso. Alex ha vissuto una via crucis produttiva tra problematiche e gestione dei mezzi e della produzione. Non a caso gli elementi sui cui il film inceppa sono le parti "italiane" legate alla laguna, al problema del transito delle imponenti navi da crociera fra le secolari acque lagunari, alle forze dell'ordine e a questo strano nuovo ordine dal basso, una strana società segreta, che vuole ottenere un controllo e creare il caos tramando per risolvere nel sangue una volta per tutte il gravoso problema del turismo selvaggio senza però mai di fatto risultare esaustivo nelle sue risposte.
Venezia al di là del capolavoro di Roeg appare ormai lugubre, caotica più che mai, stanca di dover essere la succursale di turisti in preda solo dalla luce della Serenissima. Turisti che non sembrano vedere la difficoltà dei paesanotti sempre più incattiviti con se stessi arrivando a voler sfogare la propria rabbia sui giovani.


We die alone


Titolo: We die alone
Regia: Marc Cartwright
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

L'introverso Aidan cerca la propria anima gemella, a modo suo. Finché crederà d'averla trovata...

Aidan è uno come tanti che soffre di solitudine ma non riuscendo a recarsi agli appuntamenti con i match sui social inscena degli inquietanti incontri in casa prendendo un manichino e fingendo di avere la ragazza di fronte. Solo in questo modo sembra riuscire a comunicare. Eppure a lavoro riesce ad essere se stesso e senza nemmeno accorgersene trova un'altra anima gemellata con la sua, Elaine, la quale solo nel finale vedrà un colpo di scena toccante quanto ormai slegato dagli intenti della storia. Chelsea e Aidan sono in parte la riprova di qualcosa che non funziona, di due psicopatie a confronto le quali cercano di avere la meglio sull'altro. Da una partenza molto soft e timida si passa alle maniere forti finendo in un vero e proprio bagno di sangue.

Cento domeniche


Titolo: Cento domeniche
Regia: Antonio Albanese
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Antonio Riva è un operaio specializzato in prepensionamento, che va ancora in fabbrica ad insegnare (gratis) il mestiere ai più giovani. Accudisce la madre affetta da demenza senile, è in buoni rapporti con la ex moglie e ha un'amante sposata che si vuole divertire. Quando la figlia Emilia annuncia il suo matrimonio Antonio è felice di provvedere ai costi della cerimonia, perché quello di portare la sua bambina all'altare è sempre stato il suo sogno, e il gioco preferito di entrambi. Così si reca in banca per prelevare dal conto su cui ha messo tutto ciò che ha, ma il direttore gli consiglia invece di fare un prestito con una finanziaria e non disfare le sue azioni, che stanno "viaggiando". Ma Antonio non possiede azioni, o meglio, non si è reso conto di aver tramutato le sue obbligazioni sicure in azioni a rischio, passando da risparmiatore ad azionista su consiglio di quella banca dove gli impiegati erano di famiglia, e che aveva sostenuto lo sviluppo dell'intero paesino sul lago di Lecco dove è nato e cresciuto. Quella banca, poi, mica può fallire, perché se fallisse "andrebbero a gambe all'aria tutti quanti".
 
Come un film italiano arriva a chiamare in causa UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA per citarne uno su cento che parlano di drammi sociali.
Follia all'italiana, cinema civile, in una storia che riesce a prendersi sul serio portando a galla un dramma coinvolgente e intenso, una storia che parla di un problema molto sentito nel nostro paese e che bisognava esplorare a fondo cercando di capire come alcune dinamiche quando vengono portate al paradosso possano avere effetti perversi e conseguenze inattese sfinendo un uomo al punto di farlo completamente impazzire. Una catarsi nell'animo umano volendo gettare un'ancora di speranza su tutto quello che di buono ancora c'è negli individui prima che venga spazzato via dalle spietate logiche di mercato.
Ancora una volta un'ottima prova attoriale di un artista in grado di incarnare perfettamente con tutte le sue sfumature un uomo comune e quei valori che ancora vogliono farci sperare che si possa ancora credere nell'altro, nell'empatia e nella buona fede

Duro del Road House


Titolo: Duro del Road House
Regia: Rowdy Herrington
Anno: 1989
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Un laureando in filosofia si diverte a fare il buttafuori in un locale notturno malfamato, il "Double Deuce". A un certo punto però il lavoro diventa sempre più pericoloso per via degli scagnozzi di un boss malavitoso. Alla morte di un suo amico il buttafuori-laureando porrà fine con un sanguinoso scontro alle prodezze del boss
 
Il duro del Road House doveva essere quel tipico esempio di cinema muscoli & arroganza, dialoghi tagliati con l'accetta, maschi alpha e mazzate a gogò. E' così è stato mettendo tra l'altro un attore che non aveva proprio quel fisic du role adatto a questo cinema di genere. Eppure fecero una cosa interessante. Scrissero una bella storia che seppur non abbia sotto trame o chissà quali peripezie di sceneggiatura faceva il suo e pure molto bene. Alla fine come molte pellicole di quegli anni venne dapprima ignorato per poi diventare un cult. Ci sono tanti elementi che contribuiscono alla resa del film dal cast alla presenza di Ben Gazzara come nemico e boss della cittadina e mafioso locale (non a caso un italo americano che si crea da solo u piccolo impero per poi venir distrutto dalla solidità e complicità di un gruppo di americani che credono nell'ideale di giustizia) ad un Sam Elliot sempre decisivo e in grado con quella faccia da schiaffi di fare la differenza e non ultima Kelly Lynch che a livello di bellezza rasentava la perfezione.
Un film che invecchia bene da lasciare in una botte e guardare ogni tanto per notare con quanta grazia riusciva a bilanciare dramma ed action movie

Reacher-Season 1


Titolo: Reacher-Season 1
Regia: AA,VV
Anno: 2022
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 3/5

Jack Reacher, ex recluta dell'esercito americano, si è ormai ritirato dalla polizia militare. Tuttavia, il suo viaggio attraverso il Paese lo porta ad essere coinvolto in alcune indagini pericolose, fino a venire accusato di omicidio.
 
Un vichingo con il cervello e l'acume di Sherlock Holmes. Eh sì perchè Alan Ritchson a differenza di Tom Cruise funziona molto meglio e ha la ghigna e le braccia grosse al punto giusto per sfondare a suon di mazzate i bifolchi e i corrotti che trova durante il suo cammino. Parte bene come sempre, ricorda non di poco BANSHEE per come venga almeno inizialmente tratteggiato il protagonista e il suo passato oscuro. Scopriamo praticamente subito che è un buono e che riesce a vedere oltre l'apparenza di un paesino corrotto come sempre fino al midollo dove cominciano ad avvenire degli omicidi molto anomali. Un'operazione studiata a tavolino che sembra ricordare quei vecchi telefilm anni '80 dove il mistero e l'indagine non sono mai così complessi ma nemmeno particolarmente banali e scontati e dove i personaggi riescono ad avere sempre una caratterizzazione decente.
Dove ancora una volta non ci sono mezzi termini, i cattivi fanno il loro e i buoni pure, senza manicheismi o sensazionalismi vari ma un omone che lavora fuori dalle noiose maglie burocratiche della legge, uno che quando prende a cuore una causa (qui gli hanno ammazzato il fratello) diventa uno schiacciasassi che tira sotto tutto finché non arriva alla verità lasciandosi dietro una scia di cadaveri.

mercoledì 27 marzo 2024

Little from the fish shop


Titolo: Little from the fish shop
Regia: Jan Balej
Anno: 2015
Paese: Cecoslovacchia
Giudizio: 5/5

Costretti ad abbandonare le acque devastate in cui vivono, il re dei pesci e la sua famiglia si avventurano a vivere tra gli umani. Un gorno la figlia del re, Petite, incontra J.J., un perfetto sconosciuto. Ed è qui che le cose si complicano.

Siamo di fronte ad un capolavoro. Balej riprende un classico e lo riadatta in chiave contemporanea.
Un film per adulti, una rielaborazione animata in stop motion e cg dove a parte rimanere affascinati dalla sorprendente cura maniacale nei personaggi e nelle location, ci si lascia contagiare da un'atmosfera che nei suoi silenzi riesce a toccare picchi di poesia impressionanti.
E' una fiaba drammatica dove non c'è un vero e proprio happy ending finale ma anzi, dove Petite non è la Ariel che conosciamo, dove scopriamo una storia di amore non corrisposto, di prostituzione, dove per compiacere il proprio compagno si scende nei bassifondi per fare patti pericolosi con delle streghe. Dove non manca l'ironia, la musica con un'orchestra incredibile, le questioni familiari e i valori di questa vecchia famiglia che ama la tradizione con una società contemporanea ormai ancorata al piacere effimero. Il sacrificio finale di Petite, l'impossibilità a cambiare la propria natura, fa entrare subito questa perla del mare tra i film d'animazione più belli di sempre.


Runner (2022)


Titolo: Runner (2022)
Regia: Boy Harsher
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una donna senza nome urla traumatizzata dopo essere fuggita dal luogo di un massacro in un bosco. La osserviamo girovagare in un bosco e poi entrare dentro un locale. All’improvviso, una sequenza gore ci permette di comprendere la reale natura di questa figura trovando un'ignara quanto affascinante vittima che vive in una roulotte e da lì continuare il suo misterioso cammino.

The Runner è poco più di un mediometraggio. Un exploit artistico collettivo dove c'è tanta bella musica e un'idea di cinema sperimentale con questa ragazza selvaggia che vive di eccessi e di piaceri annusando e uccidendo ciò che la circonda. Un'esperienza audiovisiva tutta al neon dove seguiamo tristi vite solitarie dove ognuna cerca di trovare piacere come può abbandonandosi a sconosciuti senza temere quali possano essere le conseguenze. E' un mediometraggio di istinti senza apparentemente avere luogo e tempo con una locandina molto anni 80' e qualche accenno di body horror. I Boy Harsher hanno poi il merito di costruire una soundtrack potente e minimale capace di dare ancora più emozioni e atmosfera a delle immagini che non hanno bisogno di parole e dialoghi ma solo di occhiate e di vibrazioni synth/electrowave. Un horror sperimentale dove la storia è solo uno spunto senza di fatto rivelarne bene le congetture e senza una vera e propria chiarezza.
Un' opera audiovisiva da godere appieno senza farsi troppe domande.

Dream Scenario


Titolo: Dream Scenario
Regia: Kristoffer Borgli
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Matthews insegna biologia alla Osler University. È sposato con Janet ed è padre di due figlie, Hannah e Sophie. La sua esistenza è monotona ed è una di quelle persone che solitamente passano inosservate. Da un giorno all'altro comincia a comparire nei sogni degli altri. Sono persone che conosce oppure perfetti sconosciuti. Non ha mai un ruolo positivo. Nei primi sogni non fa nulla quando una persona si trova in pericolo. Ma successivamente, nell'universo onirico degli altri, diventa sempre più violento. All'inizio diventa celebre ma poi l'improvvisa notorietà gli si ritorce contro. Gli studenti non seguono più le sue lezioni, la sua presenza non è gradita nei locali pubblici, gli amici mandano via lui e la moglie a metà cena e anche la sua vita familiare va in frantumi. L'unico obiettivo che gli resta è quello di pubblicare il suo libro.
 
Borgli è un regista norvegese da tenere sott'occhio. Il perchè è semplice, ha già una sua idea di cinema di politica d'autore affermata nonostante abbia diretto pochissimo preferendo scegliere soggetti complessi e ambiziosi. Dream Scenario è un mezzo capolavoro, un film celebrale che ti entra dentro e racconta veramente tanto di questa società, del peso dell'inviduo, dei social e dei media. Sembra una specie di processo kafkiano in chiave post contemporanea.
Il tema dell'identità, dell'immaginario collettivo, di come un sogno possa trasformarsi molto velocemente in un incubo devastando la vita di un semplice uomo comune che vorrebbe finire di scrivere il suo libro continuando ad insegnare all'università conquistando i suoi alunni.
Disturbante ed onirico a tratti soprattutto nelle scene dei sogni, dove compare senza fare nulla ma come osservatore, quando comincia a trasformarsi in un sanguinario omicida come Freddy Krueger attaccando addirittura la figlia oppure raggiungendo scene formidabili di ironia drammatica con trovate tragicomiche e grottesche come nella scena in cui cercando di simulare nella realtà il sogno erotico che la studentessa fa di Paul, questo è così eccitato che dapprima raggiunge l'orgasmo solo perchè viene stimolato e poi scoreggia distruggendo in un secondo ogni piano erotico possibile.

Saltburn


Titolo: Saltburn
Regia: Emerald Fennell
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

2006. Oliver Quick frequenta l'Università di Oxford ma non riesce a integrarsi con gli altri studenti, molti dei quali provengono da famiglie ricche. Uno di questi è Felix Catton da cui è subito attratto. Un giorno gli presta la propria bicicletta dopo che la sua ha forato. Una sera invece è Felix che gli viene in soccorso dopo che non ha abbastanza denaro per pagare un giro di bevute. Il loro rapporto però non è paritario, anzi Oliver sembra essere sembra più dipendente dal ragazzo ma molte volte viene ignorato. Un giorno trova il modo di riavvicinarsi a lui quando gli racconta che suo padre, tossicodipendente, è morto. Così riesce a farsi invitare a Saltburn, nella sua enorme tenuta. Lì conosce la sua eccentrica che riesce gradualmente a conquistare e trascorrerà un'indimenticabile estate.
 
Saltburn è quel classico esempio del forestiero che entra in una famiglia borghese devastandola piano piano. TEOREMA, VISITOR Q e in qualcosina BORGMAN. Qui è tutto molto più moderno, la tematica riesce ad essere più accattivante e grottesca in alcuni passaggi come la scena delle mestruazioni o quella della vasca da bagno. Oliver da timido passivo aggressivo entra così in questa famiglia "di eccessi", tra i suoi rituali, il labirinto come giardino, un maggiordomo inquietante che non viene mai veramente descritto nei suoi intenti e continui accenni di una sessualità che non si vuole più contenere, di desideri malati e un potere da mantenere ed esercitare sugli ospiti.
Sesso & Potere. Due concetti che governano il mondo della famiglia Catton cercando di smorzare la noia con festini ad hoc e invitando timidi studenti per studiarli e azzannarli come viene presto a scoprire Oliver il quale però a sua volta ha un piano diabolico e meticoloso nel costruire e nel dipanare la sua operazione. Un thriller efficace, colorato, vivo, pieno di emozioni e sentimenti, di scene forti ma mai gratuite e di alcuni colpi di scena interessanti soprattutto per come vengono tratteggiati molto bene i personaggi.

True Detective-Season 4


Titolo: True Detective-Season 4
Regia: Issa Lopez
Anno: 2023
Paese: Usa
Stagione: 4
Episodi: 6
Giudizio: 4/5

Due investigatrici, Liz Danvers ed Evangeline Navarro si ritrovano assieme, dopo anni che non hanno lavorato a causa di divergenze per un vecchio caso di omicidio irrisolto, a indagare sulla misteriosa sparizione di otto uomini in una base di ricerca lì in Alaska. Le indagini metteranno in luce misteri sepolti sotto la neve, ma anche un macabro legame con il caso di omicidio irrisolto che ha fatto allontanare le due partner.

Diciamo che a dieci anni dalla prima stagione, la show runner Issa Lopez scelta da Pizzolato fa un lavoro egregio, riportando ai fasti la serie, trasportandola in mezzo ai ghiacci e alle nevi e scegliendo tutte donne protagoniste. L'inizio faceva pensare a qualcosa di carpenteriano o addirittura mi ha fatto venire in mente Hive di Curran per l'idea di far scongelare i corpi per poi studiarli (anche se in quel caso erano mummie con importanti accenni ai Grandi Antichi).
Funzona bene questa distorsione paesaggistica più buia e più fredda ambientata in Alaska, in grado di farti perdere in mezzo a bufere, il primo giorno di dicembre che inaugura un lungo periodo di tenebra perenne, dove il tempo diventa il principale antagonista e dove vivere e tessere rapporti sociali non è assolutamente facile. Soprattutto quando poi aldilà degli aspetti soprannaturali c'è una vera e propria lotta che vede responsabile un'azienda corrotta e la popolazione e la comunità degli Inupiat. Il caso di Anne poi, l'attivista che lottava assieme alla comunità locale per la chiusura di una miniera inquinante, ritrovata sei anni prima pugnalata a morte e quello degli scienziati. La bellezza è che tutti gli elementi siano legati, Night Country è minata da ossessioni e incubi legati al passato delle due protagoniste e in più avviene una spietata lotta contro la misantropia maschile. Una coppia che funziona molto bene fisicamente come opposti ma anche per come caratterizzata da una cinica e sboccata e altrettanto riluttante compagna, entrambe le coppie riunite per indagare, dopo una separazione astiosa, su un caso irrisolto che si presenta con nuove morti violente.


Dune part II


Titolo: Dune part II
Regia: Denis Villeneuve
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Atreides e sua madre Jessica si trovano tra i Fremen insieme al leader di un loro clan, Stilgar, e alla guerriera Chani. Dovranno però imparare a farsi accettare dall'intero popolo Fremen e soprattutto Paul, che Stilgar crede essere l'atteso Messia di Dune promesso dalle Bene Gesserit, dovrà concretizzare la propria profezia, per guadagnare uno sterminato e micidiale esercito e con esso avere la possibilità di vendicare suo padre, il Duca Leto. Ma la profezia che vede Paul non è solo un sogno di vittoria bensì un massacro di inaudite proporzioni, una guerra santa che incendierà l'intera galassia. Il barone Harkonnen intanto continua a tramare per prendere il controllo dell'impero e, di fronte ai fallimenti di Rabban contro i Fremen, decide di affidarsi a un altro più letale rampollo: Feyd-Rautha, che le Bene Gesserit ritengono possa dare alla luce la loro attesa bambina suprema.
 
L'unico peccato è quello di dover aspettare il 2027 per vedere la terza e ultima parte.
Dune part II è un'esperienza visiva immensa che può solo essere colta e compresa nella qualità elementale e sensoriale (il suono è quasi un personaggio del film) in un cinema che riesca a far provare così tante emozioni e fondere per scelte stilistiche, sound designeer, soundtrack, fotografia ed effetti speciali per fortuna pochi
Riesce forse ad essere leggermente superiore al precedente per quanto in opere come queste debbano venir valutate nella loro unione in questo caso una trilogia che meriterebbe poi come per quella di Jackson di essere fruita in tutta la sua completezza sempre in un cinema adeguato.
La storia è fondamentalmente divisa in due parti, senza scelte di montaggio per cambiare scenari ma rimanendo sempre nella stessa location raccontando la storia. L’ossatura mitologica, lo scontro tra luce e tenebre, il deserto di Arrakis per quasi metà film e poi la città e l'inizio della rivolta.
Quando lessi il romanzo anni fa mi resi subito conto che Frank Herbert aveva scritto qualcosa di molto politico, ideologico e rivoluzionario pieno di controcultura. I grandi temi della politica appena accennati nel primo capitolo qui vengono sparati come missili a partire dalla crisi ambientale, la tentazione maligna dello strapotere, l’effetto distruttivo della guerra, quello corrosivo dei fondamentalismi religiosi che fioriscono dalla povertà e dall’ignoranza. Un'esperienza immersiva dove si passa dallo studio della popolazione del deserto Freman alla scelta peculiare di prendere come nome di Muad’Dib, un piccolo topo autosufficiente che vive nelle dune.
Il rapporto con i vermoni e la cavalcata dell'anziano come a siglare e superare una prova quasi impossibile, la spezia e l'economia che muove e i compromessi che vanno presi dall'imperatore agli Harkonnen, l'acqua della vita con cui si vede il futuro e l'acqua che viene estratta dai corpi dei nemici per sopravvivenza come sistema di raffreddamento per arrivare a riempire la piscina delle anime come luogo spirituale di ritrovo.
Insomma un'altra esperienza visiva e sensoriale pazzesca

Patagonia


Titolo: Patagonia
Regia: Simone Bozzelli
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Nonostante abbia una ventina d'anni, Yuri viene trattato come un bambino dalle zie con cui vive in un paesino sulla costa adriatica dell'Abruzzo. Sarà l'incontro con Agostino, l'animatore che viene a lavorare a una festa per il cugino piccolo, a far scattare qualcosa in lui. Attrazione, desiderio di libertà, un interesse per lo stile di vita di un ragazzo che vive in camper e sembra non dover sottostare a nessun legame. Scappato di casa, Yuri si stabilirà in una comunità di gente simile ad Agostino, che vive alla giornata tra un rave e l'altro.

E' un'opera fresca e intensa quella di Bozzelli. Un film semplice e maturo che parla di scoperta, di incontri di amore e sottomissione. Un viaggio dell'eroe quello di Yuri alla scoperta della vita in un girotondo di esperienze che lo porteranno a riflettere e soffrire, amare ed essere amato, manipolato e abusato in una danza di prevaricazione che porterà il protagonista a crescere molto velocemente e costantemente messo alla prova per mantenere un autocontrollo suo e su Agostino che sembra una scheggia impazzita e con alcuni valori anarchici assolutamente discutibili.
Tutto il film è concentrato su questo amore omosessuale che non sfocia mai quasi come se volesse essere soltanto annusato e questa sembra essere la chiave del loro complesso rapporto

Manodrome


Titolo: Manodrome
Regia: John Trengove
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Disoccupato e in procinto di diventare padre di un bimbo con la compagna Sal, Ralph sbarca il lunario lavorando come autista per Uber. Costantemente a corto di denaro, Ralph è sull'orlo di una crisi di nervi, ma ne è solo in parte consapevole. Da un lato i traumi infantili mai sopiti, dall'altro la disoccupazione e le preoccupazioni economiche portano Ralph ad avvicinarsi alle idee di Dan, guru a capo di una setta sull'orgoglio maschile "contro la ginosfera". Inevitabilmente anche i suoi rapporti con Sal e con i clienti e passeggeri della sua auto si complicano sempre più. 
  
Sarebbe interessante chiedere a Trengove, regista queer sudafricano, quale terreno volesse esplorare all'interno di questo film, perchè il film funziona anche se non sempre bene nel voler scegliere trame e percorsi diversi inciampando spesso e scegliendo un finale che poteva essere davvero molto più interessante. Ma l'analisi sulla sessualità di Ralph è forse l'elemento migliore e intenso del film grazie a Jesse Eisenberg che come il prezzemolo ovunque lo metti sta nel dare un quadro di macho all'interno della palestra ed è perfetta come scelta di un white trash proletario problematico e mono facciale che non riesce mai ad esprimere emozioni e sentimenti affondandoli dentro se stesso.
Prima di raggiungere il burn out alla Travis Bickle, Ralph conosce questa setta di invasati misogini e la loro filosofia della ginosfera che ancora adesso pur avendo spulciato Kant non mi è chiara.
Una discesa all'inferno come appare scontato anche da alcune semplificazioni di troppo, alcune scene quasi non sense come quella di seguire il nero palestrato per farsi sodomizzare e poi ucciderlo come una sorta di ammissione/repressione.

60 minuti


Titolo: 60 minuti
Regia: Olivier Kienle
Anno: 2024
Paese: Germania
Giudizio: 3/5

Il lottatore di MMA Octavio ha solo un'ora per raggiungere il compleanno della figlia, altrimenti rischia di perderne la custodia per sempre. Per arrivare in tempo, dunque, deve far terminare il prima possibile l'importante incontro che ha in programma per quella sera, cosa che non piace ad alcuni dei malavitosi che hanno scommesso grandi somme sul combattimento.
 
E' un film adrenalinico 60 minuti, un concentrato d'azione che corre, mena, salta, investe, minaccia qualsiasi cosa che tocca prendendo un fisic du role e facendolo correre per un'ora per tutta Berlino alla ricerca di una torta per poter tornare dalla figlia prima che le venga definitivamente tolta da avvocato e assistenti sociali. In questa rincorsa Octavio salta un incontro falsato di MMA dove un gruppo di mafiosi hanno investito una grossa cifra finendo indebitati con dei russi che seppur si vedono solo in una scena, quella nei sotterranei, basta per far capire la pericolosità delle parti in gioco. E' una storia che va drittissima, il nostro protagonista è in un luogo e deve raggiungerne un altro, stop. Berlino appare come un posto dove valgono una serie di regole non scritte utili solo a rendere ogni cosa il più cool possibile. 60 minuti vale soprattutto e quasi solo per le scene di combattimenti realizzate quasi tutte da stunt professionisti dove una menzione particolare c'è l'hanno quelli della scena nella palestra e quella nella discoteca (giusto per strizzare l'occhio a John Wick 4). Alla fine è ignorante quanto divertente, semplice quanto mai troppo stupido.

Damsel


Titolo: Damsel
Regia: Juan Carlos Fresnadillo
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

La principessa Elodie è costretta a sposare il principe Henry del ricco regno di Aurea per salvare il suo costretto alla carestia. Ben presto però scopre che il matrimonio è una trappola; diventa infatti la vittima sacrificale per saldare un vecchio debito e viene gettata in una caverna dove c'è un feroce drago che, dopo aver ucciso altre spose, vuole farla fuori. Da sola, senza che ci sia nessuno ad aiutarla, deve fare affidamento a tutte le sue forze e alla sua capacità di resistenza per poter sopravvivere. In questa lotta in cui non sembra avere scampo riesce a trasformarsi in una guerriera e ad affrontare il drago faccia a faccia oltre a scoprire gli oscuri segreti di Aurea.

Damsel è il tipico esempio di fantasy che prova ad inserire delle caratteristiche nuove finendo per fallire miseramente dove forse con altri sceneggiatori si sarebbe potuto fare qualcosa di interessante.
Perchè gli elementi c'erano proprio tutti, dal budget, al cast sprecatissimo, all'impiego di una cg che purtroppo non riesce mai a convincere (parliamo ovviamente del drago) e così via per una sorta di revenge movie con la femme fatale che deve riscattare lei e tutto l'universo femminile rompendo una maledizione patriarcale che dura da secoli.
Un drago che accoglie le vittime sacrificali e i capi espiatori, ovviamente tutte donne, all'interno del suo labirinto di "Cnosso" divertendosi a giocare come con il gatto e il topo quando in realtà la giustificazione di questo rituale è peraltro molto triste.

venerdì 8 marzo 2024

Holdovers


Titolo: Holdovers
Regia: Alexander Payne
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Hunham è professore di storia in un college del New England. Rigido ed esigente detesta gli studenti mediocri, figli dei ricchi benefattori che aspettano il diploma senza sforzo. Alla vigilia delle vacanze di Natale è incaricato di vegliare e di sorvegliare i ragazzi che non hanno nessun posto dove andare. Tra loro, in altezza e spirito, spicca Angus Tully, allievo brillante e problematico 'dimenticato' dalla madre. Ostinati e diversamente inadeguati al mondo, Paul e Angus sono costretti a socializzare sotto lo sguardo paziente di Mary Lamb, cuoca della scuola che ha perso il suo unico figlio in Vietnam. Ma l'isolamento e il Natale accorceranno le distanze e li costringeranno a 'rompere le righe' e a 'mettersi in riga'.
 
A ripensarci facendolo decantare, l'ultimo film di Payne fa davvero tenerezza ed emotivamente lascia decisamente qualcosa.
Un film di sentimenti, di emozioni, di formazione, di incontri, di fragilità e di come si ha bisogno quando si rimane soli, di avere attorno qualcuno e creare in un qualche modo un concetto di famiglia. Rimanere da soli in un collegio per svariati motivi da chi ha osato attaccare il sistema, da chi viene messo da parte dai propri genitori o ancora da chi ha perso un figlio in Vietnam.
Giammatti è strepitoso gli viene cucito un ruolo congeniale per le sue potenzialità e peculiarità.
Paul Hunham è una versione testarda, stronza e rancorosa di John Keating. Rigido con i suoi alunni e palesemente frustrato e alcolizzato ma ancora più veniale con i rettori e chi non rispetta le regole brandendo un suo personale codice morale pronto a tornargli contro senza mai fargli fare quello scatto che per anzianità e competenze dovrebbe avere. Payne è bravo a sbrodolare a profusione emozioni senza però mai renderle stucchevoli o sdolcinate ma alternando sempre quel leggero sadismo soprattutto tra Paul e Angus supervisionati e messi in riga dalla matrona Mary Lamb