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giovedì 18 ottobre 2018

Louisiana


Titolo: Louisiana
Regia: Roberto Minervini
Anno: 2015
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

In un territorio invisibile, ai margini della società, sul confine tra illegalità e anarchia, vive una comunità dolente che tenta di reagire a una minaccia: essere dimenticati dalle istituzioni e vedere calpestati i propri diritti di cittadini.

Il cinema ha ripreso di tutto. Le storie sui tossicci e i film che parlano di dipendenze e di droga ci sono sempre stati, alcuni votati all'intrattenimento, altri ad inquadrare il fenomeno e cercare di analizzarlo in tutte le sue derive in primis dalla frustrazione sociale.
Louisiana arriva tardi da noi, passato in sordina ai festival, ed è un altro documentario dell'ottimo e sconosciuto Minervini che lavora ormai da tempo in America.
Anche lui come tanti della sua generazione si è messo a disposizione dei diseredati per cercare di comprendere un altro aspetto del lato oscuro dell'America.
Qui siamo dentro il Texas rurale, la patria di Lansdale, dove se non fai attenzione alle paludi rischi che qualche coccodrillo venga a mozzarti le palle.
In Louisiana, il regista deve aver conosciuto tanti disperati tra cui una coppia tossicodipendente che vive la giornata, cercando di fare in modo che la dose non manchi mai ma nemmeno il sesso o tutti quei bisogni primari di cui questi disperati cercano di saziarsi continuamente in una consumazioone di corpi e ideologie spicce. La loro è un intensissima relazione dove l'unica pecca potrebbe essere stata quella di non avergli messo in mano un copione dandogli piena improvvisazione e la cosa fino ad un certo punto funziona.
Nella seconda parte invece si sofferma su un gruppo paramilitare, e si fa più esplicitamente politico chiamando in ballo, ma come succedeva già nella parte prima dove un gruppo di anziani col cappello si ritrovano a bere birra fuori dalle loro roulotte e criticare l'attuale amministrazione e politica americana, e le loro azioni da marines.
La parte dei paramilitari per quanto affascinante non allarga più di tanto la vena politica, più che altro si compone di immagini e di monologhi del loro leader che cerca di fare il lavaggio del cervello, fermentando l'ideologia di autodifesa paramilitare a dei giovani smidollati redneck che vivono senza nessuna ambizione ma sempre con il dito sul grilletto.