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lunedì 23 giugno 2014

Ghost in our Machine

Titolo: Ghost in our Machine
Regia: Liz Marshall
Anno: 2013
Paese: Canada
Festival: Cinemambiente
Giudizio: 2/5

Jo-Anne McArthur è una fotografa statunitense specializzata in reportage sulla vita nascosta degli animali nelle nostre società sviluppate, meccanizzate, informatizzate. In anni di lavoro ha creato l’archivio We animals: migliaia di immagini sul rapporto tra uomini e animali, che lei racconta come un conflitto perenne e dall’esito scontato, in cui l’uomo dispone dell’animale come di una proprietà invece che come di un essere con diritti propri.

In una delle prime scene Jo-Anne entra assieme ad un altro attivista in uno di questi accampamenti nascosti nel bosco dove vengono tenuti in schiavitù diverse specie animali per pelliccie e quant'altro. Jo-Anne può solo fotografare senza cercare o provare a liberare gli animali perchè non servirebbe a nulla. Partendo da questa riflessione e muovendo lo zoom per tutto l'arco del documentario, il lavoro della coppia di registe canadesi stupisce, mostrando le modalità inumane con cui vengono gestiti gli allevamenti intensivi.
I "fantasmi" , come il nome del titolo, sono gli animali intrappolati all'interno gli ingranaggi del nostro mondo vorace e consumistico che alimenta e contribuisce a creare un mercato spietato alimentare e non.
Il progetto fotografico di McArthur "Noi Animali" è composto da migliaia di fotografie scattate in tutto il mondo, documentando gli animali con straziante vivacità empatica e cercando in questo modo di cercare di toccare la sensibilità di coloro che necessitano di questi abusi su altre specie per i loro scopi economici.

I limiti più grossi restano due: sarà vero che anche a costo di vedere sempre più specie in estinzione, questo possa portare una più ampia attenzione su questo tipo di argomento? Le foto possono davvero servire come denuncia per temi che vanno a intaccare interessi economici? E forse il limite più grosso è quello che seppur è vero che il documentario è confezionato in modo prelibato e tecnicamente quasi perfetto, non è forse vero che il documentario più solleva argomentazioni, temi e dibattiti, più rimangono tutti questi elementi intrappolato in una rete senza un vero approfondimento.