Titolo: Mazinga Z-Infinity
Regia: Junji Shimizu
Anno: 2017
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5
C'è pace in Terra nel mondo di Mazinga
Z e del Grande Mazinga dopo le battaglie del passato, ma la
meravigliosa ricostruzione realizzata grazie all'energia fotonica è
minacciata dal ritorno del Dottor Inferno e dei suoi alleati:
l'ermafrodita Barone Ashura e il conte Blocken con la testa separata
dal corpo. La loro è una misteriosa resurrezione, che coincide con
il ritrovamento nelle profondità del monte Fuji di un'enorme
"divinità demoniaca" simile a Mazinga e pertanto
denominato Mazinga Infinity, che sarebbe proveniente dall'antica
Micene ma che in modo apparentemente inspiegabile è appunto
sotterrato in Giappone.
Il bello dei live action giapponesi è
che riescono spesso e volentieri in 90' a raccontarti una storia, un
mondo e una nutrita galleria di personaggi.
Spesso poi anche se lo spettatore non
ha un retaggio o non è avvezzo alla storia riesce in un qualche modo
a capire tutto lo svolgimento e non avere grossi problemi.
Shimizu senza Go Nagai si prodiga nel
cercare di inserire tutti i personaggi storici e di fare moltissimo
fan service ovviamente a detrimento del film che si presenta come
l’opposto logico del Mazinga classico con cui tante generazioni,
ormai di una certa età, sono cresciute.
Dal punto di vista tecnico è di certo
un ottimo lavoro anche se le maestranze o gli intenti sono cambiati
durante la lavorazione basti vedere l'alternanza tra animazione 2D e
3D (solo nella seconda parte tutti i robot sono in computer grafica,
prima no) e non aggiunge niente alla mitologia dell’universo di
Mazinga, inserendosi solo un’avventura autoconclusiva che va ad
omaggiare il famoso robot.
Sembra infine quell'opera nostalgica e
commemorativa per chi è cresciuto nell'era dei "robottoni"
giapponesi in Tv, a cui non sono mai stato particolarmente legato.
Sebbene ci sia lo sforzo di aggiornarne il mito all'era degli hacker,
delle intelligenze artificiali e della fisica quantistica, si tratta
comunque di un pretesto per rimettere in scena lo scontro tra il
protagonista e i suoi vecchi nemici, che rimane comunque senza età
nel suo rifiuto di ogni deriva totalitaria.