Titolo: Propera Pell
Regia: Isaki Lacuesta
Anno: 2016
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5
Un adolescente scomparso, fa ritorno a
casa dopo otto anni. Ormai dato per morto da tutti, tenta di
reinserirsi in quel contesto familiare inevitabilmente segnato dal
mistero della sua scomparsa. A poco a poco cominciano ad insinuarsi i
dubbi sulla sua reale identità, è davvero il bambino scomparso o si
tratta più semplicemente di un impostore?
Che dire? La Spagna sta passando un periodo cinematografico splendido. Una condizione fisica perfetta che permette di esplorare i generi passando ad un successo dopo l'altro.
Toro,
Unit
7, Que
dios nos perdone, Pieles,
Contratiempo,
Vendetta
di un uomo tranquillo, El
Desconocido, Musaranas.
In un paio di anni una nuova frangia di registi e un manipolo di
attori che ritorna sovente in quasi tutti i film, sono solo alcuni
dei nuovi spunti della politica d'autore che sta attraversando un
nuovo periodo di splendore.
Al di là di questo bisogna poi fare
una precisazione. Praticamente tutte le opere sono studiate alla
perfezione, con un budget misurato, un'attenzione e una cura
all'aspetto tecnico, una fotografia sempre molto curata e una voglia
di credere in questi film che diventa la nota d'intenti funzionale
per un successo in patria e internazionale. Di questi elencati
purtroppo quasi la metà non verranno mai distribuita da noi
lasciando il pubblico a trovare suddetti film nelle piattaforme
streaming oppure a gravitare attorno ai festival.
Propera Pell a differenza di altri
generi come il polar, il poliziesco e l'horror è un film ancorato
sul sociale con una storia drammatica, lunga e d'impatto che riesce a
dare la sensazione di come i legami a distanza di anni in anni
possano vacillare e generare effetti collaterali inaspettati.
La regia è affidata a due donne e la
sensibilità con cui viene analizzata la relazione tra adulti e
l'adolescente certamente è frutto di un attenta analisi al problema
e al sintomo e a caratteristiche che ne sabbiano accentuare aspetti e
dinamiche.
Propera Pell però come gli spagnoli
ultimamente confermano, non si limita solo ad un dramma sul sociale
ma con lo scorrere della narrazione diventa una sorta di
contaminazione tra una sorta di dramma torbido e un thriller che
esplora tanto il territorio mostrandone orrori e paure.
Leo è semplicemente il testimonial
perfetto, un adolescente iperattivo, arrabbiato e confuso che non sa
come dar voce alla propria rabbia e sofferenza.
La relazione con l'educatore che sembra
più fuori di lui, per fortuna tira di nuovo fuori dal cappello una
figura professionale sempre più importante e urgente di questi
tempi. Anche lui come Leo ad un certo punto perde la pazienza dicendo
che è stato in galera e ha un passato allucinante. Quando la persona
affianco a lui (il padre biologico di Leo) gli chiede spiegazioni, il
tutore (un ottimo Bruno Todeschini) gli dice che non sta parlando di
Leo ma di se stesso. Questo scambio di battute è profetico per far
capire come i genitori (o presunti tali) non conoscano nemmeno le
storie dei loro figli e che spesso , ma non sempre, gli educatori
educano per il bisogno di essere educati a loro volta.