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domenica 2 marzo 2014

Santa

Titolo: Santa
Regia: Cosimo D'Alemà
Anno: 2013
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

In un paesino del Sud Italia sospeso nel tempo e nello spazio arrivano quattro forestieri all'inseguimento di un disperato sogno di riscatto dalle loro esistenze. Dante, Gianni, Agostino e Diego sono quattro balordi intenzionati a rubare la statua della Santa del paese. Ma in una comunità in cui religione e feroce superstizione convivono in un equilibrio precario, le reazioni possono essere imprevedibili, e molto violente. È troppo tardi quando i quattro si accorgono di aver commesso l'errore più grande della loro vita...

Fondamentalmente è riassumibile così e basterebbe questa log-line per farlo amare dai fan.
Che cosa succede se un gruppo di rovinati ruba una santa in un paesino super terrone? La risposta forse la sanno solo gli italiani, ed è più o meno così: sono cazzi amari, le ferite nell'orgoglio nostrano non si rimarginano facilmente.
La Santa è un'opera prima, fresca e lucida che cerca di dare risalto ai film di genere, ormai quasi scomparsi nel nostro paese.
Che cosa piace di questo film genuino, piccolo e solo a tratti davvero riuscito, ma che ha una sua anima originale e spontanea che diventa lo strumento vincente? Tanti elementi e due meriti che andrò subito a cogliere nel regista.
Prima di tutto il pantheon dei nostri santi e delle nostre madonne che sembra vasto quasi come la mitologia greca. Dall'altro la violenza come elemento veramente riuscito, inaspettato e diabolico, a tal punto, da farci dimenticare in parte, alcune battute davvero basse e inconsistenti.
Anche in questo caso, in alcuni punti, sembra esagerato quando conosciamo il vero lato dei paesanotti, che altro non sono che dei bifolchi che vivono in uno stato vegetativo.
Quindi unendo la mitologia alla violenza, come qualcuno ha scritto, possiamo quasi parlare di mitologia criminale.
C'è anche una bella scena in cui uno dei rapinatori tiene in ostaggio un gruppo di ragazze all'interno della chiesa spiegando loro di liberare i loro corpi, la loro sessualità e di non tenerla imprigionata.
Alcune esagerazioni collocano D'Alemà nel girone di quelli che dovrebbero pensare meno al cinema americano e di evitare l'orrore didascalico che emerge in alcune battute del film "E'un film, per forza deve andare così", oppure la scena in cui uno dei protagonisti si porta a letto facilmente la ragazza dopo pochi minuti.
Un altro Noir dopo SALVO incoraggiante e che fa respirare almeno un pò, prima di dover tornare ad un cinema composto quasi interamente di stereotipi.