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domenica 18 settembre 2016

Wake in Fright

Titolo: Wake in Fright
Regia: Ted Kotcheff
Anno: 1971
Paese: Australia
Giudizio: 5/5

John Grant, giovane insegnante australiano di discendenza britannica, viene trasferito nell'entroterra, in una comunità popolata quasi esclusivamente da gente senza morale, primitiva e derelitta. Interessati più alla macellazione dei canguri e alle depravazioni sessuali piuttosto che all'educazione e alla decenza, i nuovi concittadini fanno precipitare John in una profonda discesa verso la degenerazione personale.
Wake in Fright è diventato istantaneamente un cult.
Un film enorme, maledetto, affascinante quanto bizzarro.
Un'indagine sociologica su un male sociale accettato e diventato presto un concetto di normalità.
Di nuovo un singolo individuo che viene letteralmente schiacciato dagli eventi e dalla natura che gli sta attorno.
"La storia di Wake In Fright, un classico del cinema australiano che fu girato nel 1971 dal regista di Rambo, concorse a Cannes per la Palma d’Oro ma fu a tal punto odiato dal suo stesso paese che per 38 anni scomparve dalla circolazione prima di essere ritrovato su un camion diretto al macero, restaurato da Martin Scorsese".
"1971: l’Australia si arrabattava per creare un patrimonio cinematografico nazionale, c’era un forte desiderio di cinema patriottico da esportazione. Un film girato da un canadese, scritto da un giamaicano e con due protagonisti inglesi, che diffondeva un’immagine degli Australiani così distopica, doveva necessariamente essere boicottato. E infatti Wake In Fright, dopo un’ottima accoglienza a Cannes (in corsa per la Palma d’Oro) e poi nelle sale francesi (dove restò per cinque mesi di seguito) ed inglesi, promosso dalla critica di tutto il mondo, fu un colossale flop in patria, anche a causa della pessima promozione della United Artists. Durante una delle prime proiezioni uno spettatore balzò in piedi urlando “Quelli non siamo noi!” e Jack Thompson (Dick nel film) gli rispose “Siediti, amico. Si che siamo noi!”. Anche in tv, dopo la prima messa in onda, scivolò nelle programmazioni notturne. Il fallimento al botteghino lo scaraventò in un oblio durato più di trent’anni. Il film, letteralmente, scomparve, trasformandosi in introvabile oggetto di culto, amatissimo da Nick Cave (“Il miglior film di sempre, e il più terrificante, sull’Australia”)".
"Ted Kotcheff, prima delle riprese, passò diverse settimane a studiare il comportamento della gente, sopratutto nei pub. Intervistò l’editore di un giornale locale, che gli aprì gli occhi su un dettaglio-chiave: nell’Outback australiano ci sono tre uomini per ogni donna. “Dove sono i bordelli?”, chiese Ted. “Non ci sono bordelli”. “E cosa fanno per avere un contatto umano?”. “Fanno a botte”.
Durante le riprese, una mattina il regista si accorse che tutti gli elettricisti e gli operatori di camera avevano gli occhi pesti ed un bel mucchio di lividi. Venne a sapere che la sera prima era scoppiata una rissa, quando uno degli elettricisti aveva chiesto, al bar di un hotel, del latte. Dopo la risposta del barman “Non serviamo checche” si scatenò il finimondo.
Probabilmente, quindi, non è solo la famigerata caccia ai canguri ad aver allontanato gli australiani dal film. Forse la vera causa è l’omosessualità travestita da cameratismo che aleggia per tutta l’opera, fino ad esplodere nello stupro ai danni di John. Ted raccontò di essersi cimentato, inevitabilmente, nel two-up, il doppio testa o croce che vediamo nel film: lui, che all’epoca aveva l’aspetto di un hippie, fu tanto fortunato da ripulire le tasche di tutti i presenti. Si sentì costretto, per evitare che l’ostilità prendesse il sopravvento, ad organizzare una grande festa durante la quale pagò da bere a più di cento persone."
Un manifesto dunque di un paese. Un film nichilista che come altre opere ha il pregio di dissacrare uno spaccato di realtà, senza per questo dover essere emarginato e distrutto.
Straordinarie le interpretazioni su cui svetta quella dell'immenso Donal Pleasence.
Se vogliamo possiamo quasi definirla una descrizione di alcuni "redneck" australiani anche se la definizione non è propriamente esatta ma serve a fare da cornice.
Un film che narrativamente dura pochi giorni, di un angoscia incredibile, una discesa nell'abisso di contese e alcool, un viaggio nell'oblio e allo stesso tempo una critica feroce contro lo sterminio dei canguri (a quanto pare ne venivano massacrati di notte circa cento prima che si lottasse per una legge che vietasse tale scempio).
E'una vergogna che sia ancora inedito da noi.
Uno dei pochi film che riesce a trasmetterti l'orrore legato all'abuso di alcool, lasciandoti dopo la visione, imprigionato in una sorta di delirio allo stesso tempo così profondamente vivo e realistico.