Nel sud dell'Irlanda, a metà degli anni ottanta, Bill Furlong è un venditore di carbone a cui serve una lunga sessione di pulizia con il sapone per togliersi di dosso il nero del mestiere quando torna a casa la sera. Lo fa con piacere prima di poter abbracciare le cinque figlie e la moglie, così come con piacere aiuta chiunque altro in paese, specialmente ora che è quasi Natale. Ma nel convento dove consegna il carbone Bill vede come le suore trattano le ragazze che hanno "in cura", e un giorno cerca di soccorrerne una, Sarah, che gli ricorda molto la madre scomparsa quando era bambino
C'è questo sotto filone di film drammatici legati agli scalpori che avvengono nell'ambiente ecclesiastico. Che siano chiese, monasteri, conventi, etc, l'obbiettivo è quello di scandagliare quel marcio che si annida alle volte al suo interno. Scandali, episodi di maltrattamento, pedofilia, insomma tante di queste realtà prendono solo spunto da fatti di cronaca senza inventarsi nulla.
Lo fece molto bene MAGDALENE nel 2002 diventando una specie di pietra miliare che ha saputo dare coraggio ad altri registi di confontarsi con queste scomode verità.
Il film di Mielants è leggermente diverso, scava nel passato tormentato di un uomo e gli fa tornare a galla dei ricordi sopiti e il dover mettersi in gioco per cercare di salvare e rimarginare così una ferita del passato. Cillian Murphy ha quello sguardo e quelle pose drammatiche che lo rendono il testimonial perfetto per dare enfasi e veridicità al suo personaggio. La chiave di volta sta proprio nel climax del film e dall'imprescindibile domanda drammatica che il film si pone ovvero dove una persona come tante si chiede se sia davvero possibile far finta di non vedere cosa accade nel convento in fondo alla strada del paese, in cui le ragazze sono tenute nascoste e trattate come prigioniere.