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giovedì 17 marzo 2011

Ultimo dominatore dell'aria

Titolo: Ultimo dominatore dell'aria
Regia: M.Night.Shyamalaian
Anno: 2010
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

In un mondo in cui i poteri elementali rappresentano l’equilibrio dell’universo, quattro fazioni di dominatori controllano acqua, terra, aria e fuoco, quest’ultima fazione rompe gli equilibri e per fame di conquista dichiara una guerra globale.

A Shyamalaian sono sempre piaciute le storie. Ha una fantasia incredibile così come alcuni punti forza che altri autori non hanno.
Un elemento che lo rende a tratti fastidiosissimo e invece per altri un piccolo genio ed è la capacità di smontare o spesso cambiare completamente i suoi film in fase di montaggio.
Così è stato per LADY IN THE WATER una perla fantastica affidata alla bravura di Giamatti e poi THE VILLAGE che inizialmente voleva essere un horror ma poi all'ultimo ha cambiato struttura diventando una delle sue opere migliori.
Alla fine il regista di origini indiane è stato scritturato per trasporre il primo libro della trilogia Avatar-La leggenda di Aang.
Naturalmente il suo ultimo film è stato accolto in modo tiepido e una moltitudine di critici consigliano di evitare i film del regista come una specie di epidemia.
Al di là di tutto questo quello che Shyamalaian fa e lo fa bene in questo suo ultimo film e raccontare una storia che sembra ricordare gli anni passati, le fiabe, in cui lo scorrimento è classico senza verticalismi o montaggi ipertrofici ma muovendosi e sviluppandosi sulla figura dell'Avatar.
Nel suo ultimo film religioni e filosofie si amalgamano per il viaggio dell'eroe cosciente di un piccolo bonzo che ha su di sè il peso delle sorti del mondo ed'è l'unico a sapere dominare tutti gli elementi.
Con un budget stratosferico e delle ottime location riesce a dare enfasi alle scene di combattimento che richiamano alcuni film wuxia senza esagerare con i "super-poteri".
La storia è di una semplicità inverosimile e magari alcuni strizzeranno l'occhio su alcune scelte e su alcuni attori abbastanza neutri ma per il resto rimane un piccolo passatempo gradevole che almeno racconta in modo originale uno degli archetipi più utilizzati dalla settima arte.