Titolo: Miracolo
Regia: AA,VV
Anno: 2018
Paese: Italia
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 4/5
Durante l'irruzione nel covo di un boss
della 'ndrangheta, viene ritrovata una statuetta di plastica della
Madonna che piange sangue. Al mistero non c'è risposta, ma la
potenza di quell'enigma farà impazzire e deragliare le vite di tutti
quelli che entreranno in contatto con questo evento.
Devo ammettere che non sono mai stato
un grosso fruitore delle serie tv.
Questo non significa che non sia un
ammiratore ma trovo che ci sia davvero troppa carne al fuoco con
risultati poco più che mediocri e pochissimi casi di prodotti
interessanti.
Ecco forse il Miracolo riesce a
staccarsi, nello spettro italiano che delle serie ha davvero tanta
paura soprattutto quando tratta il cinema di genere, superando quel
confine invisibile che divideva la serialità italiana fatta per lo
più di carabinieri, ispettori, polizia e preti, cercando come in
questo caso di sconfinare e di catturare quello che tutti vogliono
ovvero un pubblico mainsteram.
Il Miracolo è quella cosa scritta da
Ammaniti, la sua prima storia originale per la televisione dopo sette
romanzi di successo
Il viaggio di Ammaniti inizia da una
suggestione classica in quanto a miracoli, quella di una statua della
Madonna che piange sangue.
L'immagine della Madonna che emette
grandi quantità di sangue è potente, sia dal punto di vista
concettuale che visivo e gli autori che accompagnano lo scrittore la
depongono con una piscina coperta e abbandonata, vuota e opprimente.
Ma la sua funzione è solo di detonatore, di avviare una reazione a
catena che li metterà di fronte a ragionamenti, domande, decisioni e
scelte.
Gli otto episodi non sono solo un
affascinante dramma, noir e visionario, avvolto nel mistero e in
costante equilibrio tra sacro e profano, ma riescono a dare prova che
una serialità da noi può esserci sfruttando il folklore e le nostre
infinite leggende mischiando come in questo caso politica, mistero,
thriller, mafia, scienza e chiesa e riuscendo anche a raccontare dei
nuclei familiari e dei rapporti tra personaggi enormemente fragili e
complessi.
Alla fine la serie è una grandissima
metafora: davanti al mistero di una Madonna che lacrima sangue (nove
litri l’ora, che non si sa come stoccare, salvo poi avere l’idea
geniale di congelare la statuina per fermarne il deflusso),
diventiamo tutti instabili se non schizofrenici.