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sabato 28 gennaio 2017

Silence

Titolo: Silence
Regia: Martin Scorsese
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

1633. Due giovani gesuiti, Padre Rodrigues e Padre Garupe, rifiutano di credere alla notizia che il loro maestro spirituale, Padre Ferreira, partito per il Giappone con la missione di convertirne gli abitanti al cristianesimo, abbia commesso apostasia, ovvero abbia rinnegato la propria fede abbandonandola in modo definitivo. I due decidono dunque di partire per l'Estremo Oriente, pur sapendo che in Giappone i cristiani sono ferocemente perseguitati e chiunque possieda anche solo un simbolo della fede di importazione viene sottoposto alle più crudeli torture. Una volta arrivati troveranno come improbabile guida il contadino Kichijiro, un ubriacone che ha ripetutamente tradito i cristiani, pur avendo abbracciato il loro credo.

Cinema Fratelli Marx.
Vedo che il cassiere è simpatico e ha voglia di scambiare quattro parole prima del film.
Io "Ciao. Che tu sappia il film ha delle analogie con MISSION? cioè mi sembra di capire che tratta di scontri tra fanatismi religiosi?"
Cassiere "No in MISSION c'era più azione, questo è SILENCE"
Io "Cioè?"
Cassiere "Nel senso che è proprio SILENCE dall'inizio alla fine"

L'ultimo film di Scorsese è un'opera complessa e raffinata. Un testamento spirituale, un ricerca interiore, un film che contempla la pace dei sensi e l'avvicinamento a Dio. Per dirla con una frase: il rapporto dell'uomo con la fede.
In più è uno dei film di Scorsese che cita apertamente capolavori della cinematografia nipponica e in questo caso il parallelo con Mizogouchi più di tutti appare scontato.
Contemplativo, umile, spoglio, estremamente estenuante. Il lavoro dietro l'ambientazione, la ricostruzione storica, i gesuiti ridotti a brandelli d'ossa e la natura ostile quando selvaggia soprattutto quanto più ci avviciniamo al mare, simbolo per altro di fuga ed evasione.
Tanti sono i temi quanto l'attesa di vedere finalmente completata un'opera che annoverava inizialmente nel cast Daniel Day-Lewis e Del Toro a differenza di Liam Neeson e Garfield (attore che nonostante 99 HOMES con Shannon, non è ancora riuscito a togliersi la maschera dell'uomo ragno/adolescente, un tamarretto che gioca a fare il serio mi viene da dire).
Martin Scorsese ha impiegato quasi trent'anni per portare sul grande schermo il romanzo "Silenzio" dello scrittore giapponese di religione cristiana Shusaku Endo, basato in parte sulla storia di personaggi realmente esistiti come Padre Christovao Ferreira e il gesuita italiano Giuseppe Chiara, su cui Endo ha modellato il personaggio di Padre Rodrigues.
Uno dei film più impegnativi, un progetto quasi maledetto come sembra succedere a numerose pellicole che cercano di abbracciare/incontrare la fede.
L'arroganza occidentale, la religione di stato, il monoteismo come unicum. Quando i dialoghi tra l'inquisitore e padre Ferreira cominciano a scandagliare le differenze tra quello che al tempo poteva essere l'antenato del buddhismo primitivo, l'ateismo di allora, e la religione con il più alto numero di fedeli, il film affonda (sempre con un'umiltà di fondo) e riesce a tirare fuori alcuni momenti intensi in cui ci si rende conto di dove le ambizioni e gli intenti "religiosi" cercavano di plasmarsi.
L'incontro e la figura di Padre Ferreira sembra una sorta di redenzione nell'altro senso, una scelta come monito per i cambiamenti che lì a poco avrebbero portato mutamenti significativi e importanti nella chiesa. Il dialogo di Rodrigues e Ferreria è perfettamente in parte con l'interpretazione intensissima di Neeson (che per un attimo sembra mettere da parte i suoi ideali reazionari).
E allora come Gesù nel deserto per quaranta notti viene continuamente aizzato dal diavolo, così l'inquisitore e i suoi scagnozzi accompagnano i cristiani nel loro martirio, tra atrocità e sofferenze facendoli assistere divertiti alle atrocità nei confronti dei loro compagni o a immolarsi per redimere i giapponesi-cristiani come Padre Garupe (un sofferto e intenso Adam Driver) che ricevevano pene ancor peggiori dei preti per rinnegare il loro signore e allo stesso tempo per cercare di carpire i misteri della fede che questi padri sembrano ricevere direttamente dal signore.

In questo lungo girone infernale dove alla potenza delle onde e delle correnti si intravedono scogli pericolosi e strade irte di insidie, il viaggio interno/esterno del nostro protagonista è un viaggio dell'eroe, dove incontra i giapponesi cristiani, contadini umili destinati a calpestare l'effige del loro dio o a perdere la testa. Seguiamo le orme e lo scontro tra due civiltà, tutte e due con i loro limiti e le loro credenze, tutte e due che meritano di essere condannate e risparmiate, ascoltate e comprese.