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martedì 16 ottobre 2012

Expendables 2



Titolo: Expendables 2
Regia: Simon West
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Barney Ross ed suoi uomini si ritrovano fianco a fianco quando Mr. Church li ingaggia, col ricatto, per un lavoro in apparenza semplice. Con l’aiuto dell’esperta Maggie devono recuperare un prezioso elemento che si trova in un aereo precipitato tra i monti dell’Europa orientale. Ma durante l’operazione uno di loro viene brutalmente ucciso dal feroce boss Vilain che riesce pure a strappare a Ross l’oggetto per cui tutti sono lì: una scatoletta in cui è custodita una piantina che riporta la localizzazione di tonnellate di plutonio. Per i Mercenari, allora, la missione diventa una soltanto: vendicare il proprio compagno caduto ed impedire a Vilain di stravolgere gli equilibri mondiali.

Stallone lascia il timone a West, un regista d’azione tra i tanti. Se il primo tentativo dei Mercenari era stato quasi del tutto uno stratagemma per portare su grande schermo alcune icone dei film d’azione degli anni ’80 e ’90 tutte assieme, il risultato per certi versi era stato quasi divertente.
Ci troviamo di fronte ad un film di genere esageratamente scontato, mieloso e sdolcinato quando prova a cercare dei dialoghi e dei significati sul valore delle cose e dell’amicizia.
A parte tutto questo è dichiaratamente una sparatoria con dei nemici che in alcuni casi non si capisce neanche di che nazionalità siano.
In questo caso poi il pretesto è davvero banale. Personaggi che spuntano dal nulla, altri che scompaiono (Li ad un certo punto sparisce), ragazzini che si arruolano come mercenari per sbarcare il lunario (l’intrepido compagno che muore), ranger solitari (il cameo di Norris è davvero esemplare nella sua disarmante inutilità), e personaggi macchietta che cercano di riesumarsi dalla tomba (Van Damme e i suoi immancabili calci). I toni grezzi e iper-violenti del primo cedono il posto ad alcuni aspetti più soft come l’arrivo dell’immancabile orientale nel gruppo (forse per rispetto nei confronti di Li) oppure la storia d’amore di Stahman. Anche la caratteristica autoironica del primo film in questo caso cede un po’ il passo ad una narrazione più robusta e più seriosa che cerca di prendersi forse un po’ troppo sul serio.