Titolo: Wind River
Regia: Taylor Sheridan
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Un cacciatore e pescatore è costretto
ad affrontare il suo passato quando aiuta un novizio agente del FBI
nel risolvere un omicidio realizzato nell'anarchica riserva indiana
di Wind River.
L'America da qualunque parte la osservi
ha sempre dei lati nascosti e spesso alcuni di questi sono
maledettamente inquietanti.
Ora tocca alle riserve indiane nel
Wyoming dal freddo polare dove una donna nativa diventa capro
espiatorio e la comunità inferocita farà il resto...
Un film davvero crudo con un'atmosfera
notevolissima tutta glaciale e piena di silenzi e allusioni.
Una comunità in difficoltà che vive
in una zona dura e insidiosa. Personaggi che sembrano dividersi la
scena tra i condannati che vivono la giornata e di fatto sono i
bifolchi populisti e ignoranti e dall'altro i sopravvissuti dove
mettiamo nel calderone anche i pochi indiani nativi rimasti.
Un film che sfrutta la violenza in modo
impulsivo senza dare la possibilità di ragionare ma agendo d'istinto
che sia la carneficina dentro la roulotte della giovane coppia fino
alla sparatoria che chiama in causa due gruppi diversi di forze
dell'ordine.
Un film che verso la metà vira sul
revenge movie ma senza essere mai troppo sfrontato e soprattutto
reazionario. Renner sembra a tratti il Wahlberg di SHOOTER una cagata
mostruosa ma riuscendo però ad avere una caratterizzazione che gli
da più sostanza, personalità, struttura e poi porta dentro di sè,
il personaggio di Cory, una segreto davvero doloroso.
Taylor Sheridan poi firma un'altra
sceneggiatura potentissima dopo Sicario
ma soprattutto Hell
or High Water firmando una
detective story semplice senza tanti colpi di scena che proprio per
la struttura della storia non servono.
Un film di istinti primari, dove i
bifolchi attaccano senza remore le forze dell'ordine le quali sono
costrette a uccidere senza fronzoli alcuni di questi semi tossici
abbandonati nelle loro roulotte in mezzo al nulla e alla neve.
Una nota che arriva nel finale del film
per mostrare a distanza di anni quanto ancora non cambi per certi
versi la politica di riconoscere i nativi americani ad esempio negli
Stati Uniti è quella per cui il governo con i suoi organi tiene il
conteggio e scheda il profilo di ogni donna scomparsa. Lo stesso non
avviene per le donne Native Americane. C'è da stupirsi?
No.
L’America ha ancora molti confini… e le musiche di Nick Cave e Warren Ellis già ascoltate nel bellissimo Lawless aggiungono pathos all'opera.
L’America ha ancora molti confini… e le musiche di Nick Cave e Warren Ellis già ascoltate nel bellissimo Lawless aggiungono pathos all'opera.