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mercoledì 20 ottobre 2021

Titane


Titolo: Titane
Regia: Julia Ducournau
Anno: 2021
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Alexia ha una placca di titanio conficcata nel cranio a causa di un incidente passato. Ballerina in un 'salone di automobili', le sue performance erotiche la rendono preda facile degli uomini, che l'approcciano senza mezze misure. Ma Alexia uccide con un fermaglio chi si avvicina troppo e colleziona omicidi che la costringono a fuggire e ad assumere l'identità di un ragazzo, Adrien, il figlio scomparso dieci anni prima di un comandante dei pompieri. Lei è una macchina programmata per uccidere che cerca un rifugio, lui una divisa programmata per salvare vite che ha disperatamente bisogno di prenderla per qualcun'altro. Tutto li separa ma poi qualcosa improvvisamente li unisce per sempre.
 
In Titane un auto mette incinta la protagonista. Al suo secondo film Ducournau dimostra coraggio, continuando a provocare in maniera ancora più netta, giocando con i generi, prendendosi incredibilmente sul serio per poi entrare a gamba tesa facendo molto male e questo ci piace assai. Vuole dare fastidio e ci riesce benissimo. Titane che abbia vinto o no la palma d'oro non credo sia questo il punto per un film che ormai non ha più nessuna barriera o confine precipitando in un vortice mostruoso e trasformandosi continuamente. Horror ma soprattutto body horror, influenze di tanto cinema, una specie di nuovo exploitation nel new horror francese estremo che ha saputo rinforzarsi e dare tra i maggiori contributi negli ultimi anni. Qualcuno mentre uscivo dalla sala lo ha definito il nuovo Blade Runner per le derive che senza stare a spoilerare cambiano così di netto una società ormai alla deriva dove il cambiamento e la trasformazione del corpo segnano un passaggio importante senza sapere fino a cosa veramente vogliamo osare e sperimentare. Sospendendo ogni forma di coerenza nella narrazione, rifiutando l'armonia e le traiettorie convenzionali, Alexia nel suo girotondo infernale e assai grottesco arriva a uccidere senza esitazione (la scena nella villa è veramente assurda a tratti quasi comica) a ribellarsi, mordere, rendersi inizialmente una dea e poi un abominio, esibendo una fisicità ostentata senza pudori, in un film molto legato al concetto di famiglia, di creare legami, immergendo "padre" e "figlio/a" in un bagno di violenza malsano e allo stesso tempo romantico e rivelatore di certi aspetti dell’interiorità umana che altrimenti resterebbero nascosti.