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venerdì 5 aprile 2013

Comandante e la cicogna

Titolo: Comandante e la cicogna
Regia: Silvio Soldini
Anno: 2012
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Leo è un idraulico che ogni giorno affronta l'impresa di crescere due figli adolescenti, Elia e Maddalena,dividendosi tra il lavoro con l'aiutante cinese Fiorenzo e le incombenze di casa ‐ dove il ricordo della moglie Teresa, stravagante e affettuosa, compare e scompare. Diana è un'artista sognatrice e squattrinata che ‐ in attesa della grande occasione della sua vita ‐ fatica a pagare l’affitto. Suo proprietario di casa è Amanzio, originale moralizzatore urbano che ha lasciato il lavoro per un nuovo stile di vita e che in una delle sue crociate conosce Elia, con il quale stringe una stramba amicizia. Leo e Diana s'incontrano da Malaffano, un avvocato strafottente e truffaldino.

Il comandante e la cicogna è l’esatta equazione di come è strutturato negli ultimi tempi la commedia del nostro cinema. Certo non pretenzioso, semplice, che non accenna nulla di nuovo se non mostrare storie qualsiasi e un pensiero alla base che induce lo spettatore a cercare di guardarsi dentro e galleggiare in una Torino mai così invasa dalle produzioni romane senza peraltro essere sfruttata a dovere.
Lo schema corale del film poi non serve, ed è assolutamente monotono e ripetitivo nel mettere in scena bozze di storie che poi si sa, andranno ad unirsi come pezzi di un puzzle in cui è la natura morta a farla da padrona.
Battiston ormai è impelagato in ruoli sempre eccentrici in cui rischia di rimanere imbrigliato.
La Rohrwacher recita parlando sottovoce con la sua solita faccia timida di chi non si spiega il segreto del suo successo. Mastrandrea non sembra neanche recitare vista la cifra spropositata di film che interpreta in cui ricicla sempre la stessa medesima parte. Il cast più giovane è uno stereotipo del nulla più totale.
Il tutto raccontato a metà tra una cartolina sbiadita e una colonna sonora che sembra voler ricordare Amelie. Un film che nella sua genuina missione di fare bene lanciando e seminando messaggi e buoni sentimenti a gogò dimentica l’elemento più importante ovvero la leggerezza su cui il regista sembra addormentarsi .
La scena più bella rimane comunque quella della figlia che scopre dopo aver fatto un pompino al ragazzo di essere finita su un sito porno.
Vedi almeno Soldini in tutte le sue buone parole ha centrato forse uno degli unici elementi di verità del film ovvero uno degli incubi della post-modernità di chi, ormai nauseato dalla tecnologia, non si rende neanche conto di essere al centro dell’obbiettivo, e quando ormai se ne accorge è troppo tardi.