Regia: Mario Gomes e Marco Ugolini
Anno: 2014
Paese: Italia/Germania
Festival: TFF 32°
Giudizio: 3/5
Un intenso ritrattoo di uno dei più influenti filosofi italiani, Paolo Virno, il cui pensiero emerge con lucida chiarezza sullo sfondo della società dei consumi, della precarietà post-fordista, della diaspora e della contaminazione culturale. Primo di una trilogia (seguiranno Bifo e Agamben) sull'"Italian Theory" che, dai margini dell'accademia, sta rivoluzionando il pensiero politico mondiale.
Mea Culpa non sapere assolutamente prima di questo documentario chi fosse la persona Paolo e poi il filosofo Virno. Un personaggio che mi ha colpito prima di tutto per la semplicità e la calma che lo contraddistinguono. In secondo punto la rassegnazione nel comprendere alcuni mali della società e soprattutto parlare delle sue esperienze e della sua instancabile e doverosa lotta politica che lo ha portato in carcere per diversi anni.
Scrittore, padre, giornalista, insegnante all'università, la personalità di Virno è così multisfaccettata da non credere di trovarsi di fronte ad un intellettuale cinico e poi anche un individualista metodologico. Forse nella seconda definizione possiamo trovare alcuni elementi che fanno parte della storia e della maturità di questo importante individuo, che non ha tempo e voglia di andare alle conferenze all'estero o a presentare i suoi libri in ogni parte del mondo ma che preferisce rimanere ad osservare un nascituro e studiarne le fasi di sviluppo e parlare al contempo di pedagogia.
Quello che colpisce è di nuovo la semplicità di un uomo che spiega ai registi come usare la moka, che chiede cortesemente di non apportare modifiche al pc e una curiosità a mettere faccia, coraggio nel consentire a due giovani registi di far parlare di sè.
Ad un tratto è Virno che chiede ai due ragazzi quale sia lo scopo di questo lavoro/documentario. I due ragazzi però non rispondono forse perchè non lo sanno o forse perchè non è mai facile rispondere ad una domanda del genere.
Anno: 2014
Paese: Italia/Germania
Festival: TFF 32°
Giudizio: 3/5
Un intenso ritrattoo di uno dei più influenti filosofi italiani, Paolo Virno, il cui pensiero emerge con lucida chiarezza sullo sfondo della società dei consumi, della precarietà post-fordista, della diaspora e della contaminazione culturale. Primo di una trilogia (seguiranno Bifo e Agamben) sull'"Italian Theory" che, dai margini dell'accademia, sta rivoluzionando il pensiero politico mondiale.
Mea Culpa non sapere assolutamente prima di questo documentario chi fosse la persona Paolo e poi il filosofo Virno. Un personaggio che mi ha colpito prima di tutto per la semplicità e la calma che lo contraddistinguono. In secondo punto la rassegnazione nel comprendere alcuni mali della società e soprattutto parlare delle sue esperienze e della sua instancabile e doverosa lotta politica che lo ha portato in carcere per diversi anni.
Scrittore, padre, giornalista, insegnante all'università, la personalità di Virno è così multisfaccettata da non credere di trovarsi di fronte ad un intellettuale cinico e poi anche un individualista metodologico. Forse nella seconda definizione possiamo trovare alcuni elementi che fanno parte della storia e della maturità di questo importante individuo, che non ha tempo e voglia di andare alle conferenze all'estero o a presentare i suoi libri in ogni parte del mondo ma che preferisce rimanere ad osservare un nascituro e studiarne le fasi di sviluppo e parlare al contempo di pedagogia.
Quello che colpisce è di nuovo la semplicità di un uomo che spiega ai registi come usare la moka, che chiede cortesemente di non apportare modifiche al pc e una curiosità a mettere faccia, coraggio nel consentire a due giovani registi di far parlare di sè.
Ad un tratto è Virno che chiede ai due ragazzi quale sia lo scopo di questo lavoro/documentario. I due ragazzi però non rispondono forse perchè non lo sanno o forse perchè non è mai facile rispondere ad una domanda del genere.
