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venerdì 3 febbraio 2012

Woman


Titolo: Woman
Regia: Lucy McKee
Anno: 2011
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Chris Cleek è un brillante avvocato, marito perfetto e padre di tre figli che abita nella più classica delle province americane, quella dei barbecue con i vicini e dei giardini curati, tanto per capirci. Ma Chris nasconde un lato oscuro che solo la sua famiglia conosce (e teme). Un giorno, durante una battuta di caccia in solitario, il signor Cleek cattura nel bosco adiacente alla sua villetta una donna selvaggia e la segrega nel capanno degli attrezzi. Con l’aiuto della moglie e dei tre figli cercherà di addomesticarla contro la sua volontà, ma ben presto la situazione degenera.

E’ strano quando in un horror il regista voglia uscirsene con un messaggio sociale sulla forza e la resistenza della donna a dispetto della natura marcia e la misoginia dell’uomo e come in questo caso della stessa struttura famigliare e di un figlio con evidenti turbe psichiche.
McKee ci riesce grazie allo script di Jack Ketchum, maestro dell’horror che spero rivedremo presto a prestare i suoi script per registi talentuosi come in questo caso.
 Tipico esempio di quelle che possono ancora essere le risorse dell’horror catturando la vera natura dell’uomo, la cattiveria in tutta la sua apparente normalità, nel senso che viene accettata e condivisa dagli altri membri della famiglia che subiscono le angherie di un patriarca che si crede una sorta di colonizzatore costretto a civilizzare una donna “selvaggia”.
L’uso del montaggio frenetico nella scena in cui il figlio tortura la vittima legata e costretta a subire abusi di tutti i tipi, torture, sofferenze e umiliazioni è davvero inquietante.
Lei, la donna con quello sguardo e quell’espressione di chi non concede di arrendersi e continua a resistere con una luce negli occhi come di colei che alla fine toccherà risistemare le sorti di una famiglia dimenticata e bifolca che immola la violenza come perfetta sintesi del maschilismo a cui si piega senza opporre resistenza. Proprio quest’ultima diventerà l’ancora di salvezza e l’unica reale possibilità di sopravvivenza.
La segregazione del femminile e la sua brutalizzazione da parte di un potere violento e senza senso viene inquadrato da McKee con instancabile bravura contando che dalla trama si nota come il soggetto sia stato abusato a oltranza, ma sappiamo bene che sta proprio qui il talento e la forza nonché la potenza visiva di un talento al suo secondo film.