Titolo: Blood quantum
Regia: Jeff Barnaby
Anno: 2019
Paese: Canada
Giudizio: 3/5
La riserva indiana di Red Crow è presa
d’assalto da un’improvvisa epidemia di zombi, che infetta uomini
e animali spingendoli a trasformarsi in esseri affamati, arrabbiati e
feroci. L’epidemia riguarda solo i bianchi, mentre i nativi
americani ne sono immuni. In poco tempo il morbo dilaga, e tocca allo
sceriffo Traylor, e alla sua famiglia, organizzare la resistenza per
poter dare un futuro al genere umano…
Al suo secondo film, Barnaby mezzo
nativo pure lui, firma un film apparentemente complesso che dopo
l'incidente scatenante diventa il classico zombie movie con l'unico
espediente in più che vede i nativi a non poter contrarre il virus.
L'inizio, tutto il primo atto, risulta
la parte migliore del film, dove tutto lascia presagire a qualcosa
che sta sconvolgendo gli equilibri come la bellissima scena dei
salmoni e del cane che tornano in vita. Da qui in avanti tra salti
temporali, si passa a sei mesi dopo, l'opera nonostante una crudeltà
di fondo e senza lesinare sulla violenza e sul gore, diventa
abbastanza prevedibile a parte la mattanza dei protagonisti che
muoiono male quasi tutti.
Più che un film politico o
socio-culturale, l'etnia da sempre defraudata e oppressa diventa
l'unica in grado di salvarsi per una non meglio precisata
caratteristica del dna, può dal canto suo essere interessante
trovando una variante originale, ma il film procede in un'unica
direzione e dopo ciò, la narrazione e le idee sembrano esaurirsi
velocemente fino ad un finale telefonato.
Alcune scene comunque rimangono
impresse, una su tutte quella dell'evirazione ai danni di Lysol da
una piccola lolita zombesca.