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martedì 17 gennaio 2017

Economie du Cople

Titolo: Economie du Cople
Regia: Joachim Lafosse
Anno: 2016
Paese: Francia
Festival TFF 34°
Sezione: Festa Mobile
Giudizio: 5/5

Per Marie e Boris è l'ora dei conti. In tutti i sensi. Dopo quindici anni di matrimonio e due bambine, decidono di mettere fine alla loro relazione, consumata da incomprensioni e recriminazioni. Marie non sopporta i comportamenti infantili del marito, Boris non perdona alla moglie di averlo lasciato. In attesa del divorzio e costretti alla coabitazione, Boris è disoccupato e non può permettersi un altro alloggio, lei detta le regole, lui le contraddice. L'irritazione è palpabile, la sfiducia pure. Arroccati sulle rispettive posizioni sembrano aver dimenticato il loro amore, il cui frutto è al centro della loro attenzione. Genitori di due gemelle che stemperano con intervalli ludici le tensioni, Marie e Boris condividono una proprietà su cui non riescono proprio a mettersi d'accordo. A chi appartiene la casa? A Marie che l'ha comprata o a Boris che l'ha rinnovata raddoppiandone il valore? La disputa è incessante, il dissidio incolmabile. Ma è fuori da quella 'loro' casa che Marie e Boris troveranno la risposta. Una possibile.

"Dopo l'amore aka After Love" (traduzione pessima) è l'ultimo film di Lafosse, regista belga già conosciuto al pubblico per diversi film tra cui spicca PROPRIETA'PRIVATA con la Huppert.
Economie du Cople è un film semplicemente perfetto. Poche location, ambientato per il 99% dei suoi 97’ dentro l’abitazione, una bellissima casa ristrutturata proprio da Boris, e un manipolo di attori e una storia attuale e scomoda, moderna e dannatamente contemporanea. Il dramma di un amore finito ma anche un dramma legato al concetto di dignità, i difficili rapporti sociali diversi e le differenze di ceto sociale che distruggono e imprimono quel senso di inadeguatezza minando quel residuo di speranza e sensibilità.
Un film manifesto su come ci si interroga, su come si cercano i propri spazi in qualcosa che da un momento all'altro non è più tuo. Un film che parla allo stesso tempo di speranza e di consumazione di corpi come a dire che quando finisce un amore, a volte rimane solo il sesso come lenitivo per le scottature date e ricevute.
Il settimo film del regista però non si limita a questo e fa un salto in più.
Sonda la vita da separati di Marie e Boris senza dimenticare il difficile compromesso con le due figlie e la divisione dei beni. L'istinto e l'indole di Boris poi lo portano più volte a commettere pazzie e plateali sceneggiate in presenza degli amici di entrambi (la scena della cena è straordinaria per intensità quanto dolorosissima per ciò che smuove). I dialoghi, le interpretazioni, gli stati d'animo entrano subito nell'animo dello spettatore che cerca continuamente di capire da quale parte stare empatizzando prima con una e poi con l'altro.
Ancora una volta il vero ostacolo è rappresentato dal denaro e dalle sofferenze finanziarie, la gestione delle cose materiali, la casa, le figlie, il frigo separato. Fragilità che in un attimo portano a discussioni, pianti, difficoltà, incomprensioni. L'opera ragiona e analizza proprio questo. Il risultato è spiazzante portando temi e riflessioni, ponendo dubbi facendo riflettere e infine l'elemento più doloroso ma importante da analizzare, soprattutto nei confronti di Boris; quanto può risultare difficile, se non impossibile, vivere in una casa prigione con una famiglia che non fa altro che controllarti e scuotere la testa.