Titolo: Wake in Fright
Regia: Ted Kotcheff
Anno: 1971
Paese: Australia
Giudizio: 5/5
John Grant, giovane insegnante
australiano di discendenza britannica, viene trasferito
nell'entroterra, in una comunità popolata quasi esclusivamente da
gente senza morale, primitiva e derelitta. Interessati più alla
macellazione dei canguri e alle depravazioni sessuali piuttosto che
all'educazione e alla decenza, i nuovi concittadini fanno precipitare
John in una profonda discesa verso la degenerazione personale.
Wake in Fright è diventato
istantaneamente un cult.
Un film enorme, maledetto, affascinante
quanto bizzarro.
Un'indagine sociologica su un male
sociale accettato e diventato presto un concetto di normalità.
Di nuovo un singolo individuo che viene
letteralmente schiacciato dagli eventi e dalla natura che gli sta
attorno.
"La storia di Wake In Fright,
un classico del cinema australiano che fu girato nel 1971 dal regista
di Rambo, concorse a Cannes per la Palma d’Oro ma fu a tal punto
odiato dal suo stesso paese che per 38 anni scomparve dalla
circolazione prima di essere ritrovato su un camion diretto al
macero, restaurato da Martin Scorsese".
"1971: l’Australia si
arrabattava per creare un patrimonio cinematografico nazionale, c’era
un forte desiderio di cinema patriottico da esportazione. Un film
girato da un canadese, scritto da un giamaicano e con due
protagonisti inglesi, che diffondeva un’immagine degli Australiani
così distopica, doveva necessariamente essere boicottato. E infatti
Wake In Fright, dopo un’ottima accoglienza a Cannes (in corsa per
la Palma d’Oro) e poi nelle sale francesi (dove restò per cinque
mesi di seguito) ed inglesi, promosso dalla critica di tutto il
mondo, fu un colossale flop in patria, anche a causa della pessima
promozione della United Artists. Durante una delle prime proiezioni
uno spettatore balzò in piedi urlando “Quelli non siamo noi!” e
Jack Thompson (Dick nel film) gli rispose “Siediti, amico. Si che
siamo noi!”. Anche in tv, dopo la prima messa in onda, scivolò
nelle programmazioni notturne. Il fallimento al botteghino lo
scaraventò in un oblio durato più di trent’anni. Il film,
letteralmente, scomparve, trasformandosi in introvabile oggetto di
culto, amatissimo da Nick Cave (“Il miglior film di sempre, e il
più terrificante, sull’Australia”)".
"Ted Kotcheff, prima delle
riprese, passò diverse settimane a studiare il comportamento della
gente, sopratutto nei pub. Intervistò l’editore di un giornale
locale, che gli aprì gli occhi su un dettaglio-chiave: nell’Outback
australiano ci sono tre uomini per ogni donna. “Dove sono i
bordelli?”, chiese Ted. “Non ci sono bordelli”. “E cosa fanno
per avere un contatto umano?”. “Fanno a botte”.
Durante le
riprese, una mattina il regista si accorse che tutti gli elettricisti
e gli operatori di camera avevano gli occhi pesti ed un bel mucchio
di lividi. Venne a sapere che la sera prima era scoppiata una rissa,
quando uno degli elettricisti aveva chiesto, al bar di un hotel, del
latte. Dopo la risposta del barman “Non serviamo checche” si
scatenò il finimondo.
Probabilmente, quindi, non è solo la
famigerata caccia ai canguri ad aver allontanato gli australiani dal
film. Forse la vera causa è l’omosessualità travestita da
cameratismo che aleggia per tutta l’opera, fino ad esplodere nello
stupro ai danni di John. Ted raccontò di essersi cimentato,
inevitabilmente, nel two-up, il doppio testa o croce che vediamo nel
film: lui, che all’epoca aveva l’aspetto di un hippie, fu tanto
fortunato da ripulire le tasche di tutti i presenti. Si sentì
costretto, per evitare che l’ostilità prendesse il sopravvento, ad
organizzare una grande festa durante la quale pagò da bere a più di
cento persone."
Un manifesto dunque di un paese. Un
film nichilista che come altre opere ha il pregio di dissacrare uno
spaccato di realtà, senza per questo dover essere emarginato e
distrutto.
Straordinarie le interpretazioni su cui
svetta quella dell'immenso Donal Pleasence.
Se vogliamo possiamo quasi definirla
una descrizione di alcuni "redneck" australiani anche se la
definizione non è propriamente esatta ma serve a fare da cornice.
Un film che narrativamente dura pochi
giorni, di un angoscia incredibile, una discesa nell'abisso di
contese e alcool, un viaggio nell'oblio e allo stesso tempo una
critica feroce contro lo sterminio dei canguri (a quanto pare ne
venivano massacrati di notte circa cento prima che si lottasse per
una legge che vietasse tale scempio).
E'una vergogna che sia ancora inedito
da noi.
Uno dei pochi film che riesce a trasmetterti
l'orrore legato all'abuso di alcool, lasciandoti dopo la visione, imprigionato in una sorta di delirio allo stesso tempo così profondamente vivo e realistico.