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giovedì 17 gennaio 2013

John dies at the end

Titolo: John dies at the end
Regia: Don Cosciarelli
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

John e David sono due ragazzi disoccupati che non riescono a tenersi un lavoro. Grazie ad una sostanza chiamata "salsa di Soia" acquistano capacità sensoriali particolari, oltre il tempo e le dimensioni, ma alcuni che ritornano non sono più umani. Nel frattempo è in corso un'invasione silenziosa da un altro mondo che mette in pericolo l'intera umanità. La Terra ha bisogno di un eroe. Riusciranno i due ragazzi a fermare l'orrenda invasione? No. Non è possibile.

Che Cosciarelli sia completamente pazzo è risaputo ed è cosa buona e giusta. Un cult, un episodio dei MOH, e tanta tanta gavetta più una genuina voglia di apportare sempre nuova enfasi al genere sviluppando delle storie niente male e godendo di una certa capacità nella messa in scena. Allora partiamo dall’intro del film costellato di humor in ogni sua singola battuta scherzando sulla stessa sceneggiatura e strizzando l’occhio a L’ARMATA DELLE TENEBRE. Non è solo il fatto di vedere a un tratto un pomello che si trasforma in un cazzo a far subito capire l’immensità degli elementi che si alternano in questo film aumentando inverosimilmente e portando sullo schermo una delle sceneggiature più atipiche degli ultimi anni.
Oniricità al posto della cinematografia, simboli e scatole cinesi al posto di una solida struttura narrativa, misticismo e allucinazioni al posto della tipica struttura in tre atti.
Un film mooolto strano che verrà certamente amato o odiato. Io ho scelto la prima ovvero l’idea di farmi trasportare da questa nuova “salsa di soia” accettando tutta l’assenza di regole del film che in quest’ardua scommessa riesce ancora una volta a spiazzare completamente lo spettatore.
Complesso ed estenuante nella sua ricerca ipnotica e allucinata oltre che distorta, risulta molto più difficile soprattutto a una prima visione. Sembra assurdo ma la lucidità è il punto essenziale per godersi questa nuova accattivante e fuori dalle regole, opera tratta da qualcosa di ancora più assurdo scritta dallo stesso Wong (il cognome più diffuso al mondo). La presenza poi di Paul Giammatti anche se in un ruolo per certi versi molto difficile, più il mostro protagonista di uno degli episodi di FEAR IT SELF, più le convincenti interpretazioni dei due protagonisti risultano funzionali a dare ancora più enfasi alla pellicola.
Il portale verso un altrove alieno diventa quindi un vaso di pandora del fantastico e del fantascientifico, dello humor, del grottesco, della parodia (EYES WIDE SHUT), della bizzarria più sfrenata e anti-convenzionale…insomma il cinema nella sua forma non canonica costellata da plot oramai già visti in tutte le salse. Quella di soia allora diventa davvero necessaria…