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domenica 20 novembre 2011

Pina 3d


Titolo: Pina 3d
Regia: Wim Wenders
Anno: 2011
Paese: Germania
Giudizio: 3/5

Pina è un film di Wim Wenders dedicato a Pina Bausch, una delle più importanti coreografe della Storia recente, nome di punta di quel teatro-danza che, a partire dagli anni Settanta, ha rivoluzionato la concezione della danza contemporanea. Il regista ci guida in un viaggio sensuale e di grande impatto visivo, seguendo gli artisti della leggendaria compagnia Tanztheater Wuppertal sulla scena e fuori, nella città di Wuppertal, il luogo che per trentacinque anni è stato la casa e il cuore della creatività di Pina Bausch.

Ho sempre amato e ammirato la Bausch, il suo cammino di ricerca, le sue coreografie e la sua filosofia di vita.
Wenders ultimante mi piace un po’ meno, un regista sempre interessante ma che negli ultimi anni sembra aver esaurito le cartucce per sfornare evidenti segnali di ottimo cinema.
Questa collaborazione ha purtroppo avuto la sterzata dopo la morte dell’artista e non trova a mio parere la soluzione finale nell’uso del 3D. Oltre alla tecnica che comunque è avvalorata solo in alcune scene precise, soffre di una povertà materiale e di una ripetuta scelta nel montaggio come nella costruzione della sceneggiatura di alternare quelle che alla fine appaiono come le stesse cose.
Troppe interviste, troppi punti di vista (spesso simili tra di loro) e alcune scelte anch’esse del montaggio che fanno sembrare alle volte il film, una sorta di video-clip.
Wenders non si voleva arrendere e ci ha provato lo stesso (per questo merita un incoraggiamento in più) ma non può lesinare una certa noiosa struttura di fondo del film che se anche trova dei passaggi illuminanti,
non si riesce bene a capire il confine tra fotografia e ripresa, tra fiction e teatro e tra interviste e la voce narrante della Bausch.
Pina 3d è tutto questo, quindi piacerà sicuramente ma non si potrà non notare alcune incongruenze che lo rendono un ibrido tra qualcosa di autobiografico e un documentario tra le parti centrali che hanno visto alcune tra le migliori coreografie di tutti i tempi.
Il messaggio di fondo che esprimo è questo: potevo comunque ammirare e guardare il lavoro dell’artista senza che ci fosse bisogno di un documentario che sviluppasse solo parzialmente alcuni momenti della sua poesia. La risposta è sì.